sabato 26 dicembre 2015
Il nostro primo Natale senza Papà
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Dal 1960 è questo il primo Natale senza di te, Papà, e la tua assenza ha pesato tanto nonostante abbiamo cercato di non farlo apparire soprattutto a Mamma. Certamente ci hai benedetto da lassù e il tuo presepe è stato fatto, al solito posto, dove sotto il nostro braccio andavi ad inchinarti più volte al giorno per ammirare Giuseppe e Maria col Bambinello antico che per tutti noi è una reliquia che custodiamo gelosamente. Un bambinello antico che abbiamo portato in processione quando vivemo tutti insieme nella nostra casa a Piazza Cota e poi a Via delle Rose.
Il tentativo di imbavagliare la libertà di espressione sulla rete è concreto e costituisce una seria minaccia alle nostre libertà democratiche. Libertà di stampa significa libertà di comunicare al di là dei canoni tradizionali: ovvero l'informazione gestita dagli Editori di qualunque colore o parte politica. Solo la rete oggi garantisce libertà d'opinione...difendiamola!
Giornalista - Scrittore - Social Media Manager
Michele Del Gaudio su "Salute&Sanità"
Caro Enzo, è un libro interessantissimo, che si legge tutto di un fiato. Ci sono sentimenti, valori, cultura, storia, sociologia, psicologia, diritto, quella che ben definisci civiltà sanitaria. E' un quadro dettagliato, dipinto con semplicità e chiarezza, della nostra sanità, con le sue luci e le sue ombre, su cui brilla incontrastata la nobile figura del dottor Paolo Castellano. Spero che presto sia inaugurato il nuovo Ospedale Unico della Penisola Sorrentina e siano presidi efficienti ed efficaci le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità. Grazie, caro Enzo, per questa nuova opera che si aggiunge alle precedenti con umiltà e sostanza, Michi
PROLUNGAMENTO DELLA CIRCUM (da Castellammare a Sorrento)
L'esempio di un'attualità che parte da lontano!
Aspettano assettate mmieze 'e stelle,
'ncoppo 'o ceniche 'e nmille nuvolelle,
a scaveze, cu 'na cammica longa,
giuveve, viecchie e criature,
tutti leggiere, ch 'e facce cuntente,
cierte ch 'e sciallatelle e cierte senza,
cierte cu 'o cerchielle attuorno 'a capa,
culore d'oro, cu 'e capille bbianhce,
e femmene cu 'ddoie bracce poderose,
cu cierte cosce afora, spensierate,
guardanne curiosi 'ncoppa 'a terra
e aspèettano chi esce e saglie in cielo
pe dumandà si 'a vita è stata bbella,
come si fosse stata 'nu spettacolo,
'na partita d'o Napule ch 'a Roma,
'a gente esce a muntune e tutte e Sante
s'affollano a domandà: dicci comm'era.
Quaccuno ca nun corre tant' e lesta
respopnne cu 'na faccia disgustata:
Nun chievc 'a pena. E' stata 'na schifezza,
'na puchiarella! Nun glievene nu' sordo!
'na puchiarella propete preciso!
C'imme salvate sulo l'animella
e ghiamme 'annure 'nnanze 'a Provvidenza.
Curagge - rice San Pietro - 'a stumento
trasite into 'o ristoro Eternità:
cca nun ce stanno mbruoglie e delinguenti:
pe 'ne vedè qualcuno 'nta stagione
scinnimme co' pulmann int'o fierm:
se paga 'biglietto 'a riduzione
pe' comitive e per disoccupate,
tutto per conscessione e chillu cesso
Aspettano assettate mmieze 'e stelle,
'ncoppo 'o ceniche 'e nmille nuvolelle,
a scaveze, cu 'na cammica longa,
giuveve, viecchie e criature,
tutti leggiere, ch 'e facce cuntente,
cierte ch 'e sciallatelle e cierte senza,
cierte cu 'o cerchielle attuorno 'a capa,
culore d'oro, cu 'e capille bbianhce,
e femmene cu 'ddoie bracce poderose,
cu cierte cosce afora, spensierate,
guardanne curiosi 'ncoppa 'a terra
e aspèettano chi esce e saglie in cielo
pe dumandà si 'a vita è stata bbella,
come si fosse stata 'nu spettacolo,
'na partita d'o Napule ch 'a Roma,
'a gente esce a muntune e tutte e Sante
s'affollano a domandà: dicci comm'era.
Quaccuno ca nun corre tant' e lesta
respopnne cu 'na faccia disgustata:
Nun chievc 'a pena. E' stata 'na schifezza,
'na puchiarella! Nun glievene nu' sordo!
'na puchiarella propete preciso!
C'imme salvate sulo l'animella
e ghiamme 'annure 'nnanze 'a Provvidenza.
Curagge - rice San Pietro - 'a stumento
trasite into 'o ristoro Eternità:
cca nun ce stanno mbruoglie e delinguenti:
pe 'ne vedè qualcuno 'nta stagione
scinnimme co' pulmann int'o fierm:
se paga 'biglietto 'a riduzione
pe' comitive e per disoccupate,
tutto per conscessione e chillu cesso
ch'è la Vesuviana sulla Terra.
(1973) Paolo Califano
Al giovanotto Vincenzo Califano
21 marzo 1978
Carissimo Vincenzo,
Certo capirai o hai già capito che nella vita c'è moltissimo da fare (ad Adamo Dio comandò di coltivare e custodire) e dovremo moltiplicarci soprattutto per far bene un po' di bene.
Per il tuo 18° compleanno, ora che la legge ha anticipato il peso delle tue responsabilità politiche (cioè di tenuto a collaborare per il bene della polis) vorrei dondarti come quel vecchio della fiaba che lasciò ai suoi tre figli tre talismani:
1) una tovaglia che, a comando, s'imbrandiva in un attimo dei ogni ben di Dio;
2) un bastone da cui saltava fuori un invincibile esercito di cavalieri di ferro armati e pronti ad eseguire in un lampo ogni missione;
3) un mantello che, tenuto per le cocche, rendeva invisibili e trasportava lontano dovunque uno volesse giungere in pochi istanti.
Pensa e ripensa, ho pensato di regalarti una bibbia tutta per te: tra tutti i libri della terra è l'unico di cui potrai sempre fidarti. Essa è come una lettera di Dio all'uomo ed è una miniera di tesori per arricchire la mente ed il tuo cuore (dalla mente e dal cuore l'ardire e la forza del braccio, la velocità, la resistenza e la misura delle gambe!).
Ti auguro di poterla nella vita leggere, rileggere e meditare a fondo in mille modi cento e cento volte. In essa, come nella fiaba, ci sono ben più di tre talismani della felicità: la sua assidua lettura ti sarà tavola apparecchiata (e sorgente di ispirazione e forza per dirigere le tue capacità lavorative e soddisfare anche i tuoi bisogni materiali); ti sarà scudo contro tutti i pericoli dell'anima e del corpo; ti sarà infine mantello (quello della Madonna) che certo ti sottrarrà ad ogni insidia nemica ed in un momento ti porterà più lontano di quanto tu possa mai sognare.
Infine, riportandomi ancora a quanto ho su scritto della preghiera, tieni presente quanto ci ricordava Don Alfredo: che la preghiera, quando non siamo esauditi, o è fatta in stato di peccato (cattive azioni e cattivi propositi) o è basata su richiesta di cose che Dio sa essere per noi un male o è fatta male, cioè senza le dovute condizioni, senza umiltà, senza rassegnazione al volere di Dio, senza pazienza e senza costanza:
"oramus ed non accipimus
quia petimus aut mali, aut mala aut male".
Questa lettera si collega a quanto ti andavo già dicendo nel diario dei tuoi primi anni e puoi tenerla, busta compresa, come un segnalibro che accompagna i tuoi diari.
Tuo padre
Carissimo Vincenzo,
è il tuo 18°. Buona Primavera. Con mamma ti auguro buona primavera!
Nascesti nell'Italia democratica e oggi diventi maggiorenne di fronte alla legge in tempi difficilissimi per la democrazia, in tempi cioè in cui tutti i valori (la libertà soprattutto) sono in pericolo.
La libertà, scrisse qualcuno, è come l'aria, e forse più importante dell'aria: ci accorgiamo della sua importanza soprattutto quando essa comincia a mancare, quando qualcuno o qualcosa ce la comincia a sottrarre.
Per essa, dunque, per la libertà, si deve vivere, lavorare, lottare e, se necessario, a volte, perfino morire.
Essa è un dono di Dio, il dono di Dio all'uomo, fatto soltanto all'uomo.
Perciò occorre tener sempre presente, come una bussola, nell'ordine della scala dei valori (secondo i quali far le nostre scelte), il principio che noi siamo stati creati da Dio e per Dio, non Dio è stato creato da noi e per noi.
Ciò tenendo presente, coltiva con costanza e diligenza, la tua via interiore perchè sono le forze interne che alimentano, illuminano, dirigono, sorreggono, aumentano e moltiplicano quelle esterne; e non viceversa.
Spesso, ricordati, la salute dell'anima regge anche quella del corpo. La vita ci viene da Dio e da Dio è alimentata come dalle sorgenti un fiume. E come la corrente di un fiume va difesa da ogni inquinamento affinchè lungo il suo corso porti il bene alle terre che attraversa e riceva altro bene dai suoi affluenti.
Hai dunque, caro Vincenzo, una bella vita davanti e il mio desiderio è che tu, ispirandoti alla virtù, la sappia spendere bene: è questo il solo modo di conservare il tempo e le cose del tempo.
Infatti è vero che il tempo fugge rapido, specialmente se siamo molto occupati ed interessati, ma è anche vero che il tempo ben speso non passa del tutto, ma ci lascia sempre qualcosa di sè e noi ci sentiamo, di anno in anno, sempre più ricchi di vita, sempre meno poveri. Tutto passa, è vero, ma non del tutto: qualcosa rimane e pian piano si accumulano non solo ricordi, ma tesori di energie, di idee, di entusiasmi, di esperienza e soprattutto, di altre cose da fare con l'aiuto della Grazia di Dio.
Si, la Grazia di Dio, che è la cosa più preziosa di tutte, che bisogna meritare e conservare ed accrescere in quanto è più preziosa di ogni tesoro. Con essa noi viviamo della vita stessa di Dio per il quale tutto è presente, niente passa e niente muore, sia il passato sia il futuro. Molte cose vorrei farti capire ma spero che moltissime le capirai da te e che molte altre il Signore mi permetterà ancora di aiutarti a capire ed a fare (non le sole versioni dal greco!).Certo capirai o hai già capito che nella vita c'è moltissimo da fare (ad Adamo Dio comandò di coltivare e custodire) e dovremo moltiplicarci soprattutto per far bene un po' di bene.
Innanzitutto occorrerà, ricordati, metodo, ordine, tanta pazienza (come capacità di aspettare, di soffrire, di resistere), tanto coraggio, tanta bravura, tanta onestà e, soprattutto, tanto "aiuto di Dio". Ogni cosa va iniziata, portata avanti e fatta, con l'aiuto di Dio.
Ma chi è Dio? E' l'unico essere che ti ha amato prima che tu esistessi ("il primo amore" dice Dante), prima dei tuoi genitori, e che per sempre continuerà ad amarti e ad aiutarti, anche dove nessuno può capirti ed aiutarti. Dio perciò va cercato ed amato con tutte le nostre forze. Come? Attraverso la lettura (Sacre Scritture) e la contemplazione di cose lette, di cose viste ed osservate, di cose ascoltate, di cose pensate, di cose accadute) conoscerai sempre di più Dio e potrai amarlo veramente e di più.
Attraverso la preghiera potrai parlargli ed ascoltarlo. Attraverso la Vita Sacramentale (S.Messa, Confessione, Eucaristia) potrai avvicinarlo e nutriti fisicamente e spiritualmente della sua Grazia.
Attraverso gli studi e la professione (il tuo lavoro) potrai migliorarti e, mettendoti in grado di fare più bene intorno a te (il tuo prosimo!), testimoniandolo nella vita privata e sociale, rendergli onore e preavvertire, sin da quaggiù, in te stesso la felicità del Paradiso che ci aspetta con tutti i nostri cari.Per il tuo 18° compleanno, ora che la legge ha anticipato il peso delle tue responsabilità politiche (cioè di tenuto a collaborare per il bene della polis) vorrei dondarti come quel vecchio della fiaba che lasciò ai suoi tre figli tre talismani:
1) una tovaglia che, a comando, s'imbrandiva in un attimo dei ogni ben di Dio;
2) un bastone da cui saltava fuori un invincibile esercito di cavalieri di ferro armati e pronti ad eseguire in un lampo ogni missione;
3) un mantello che, tenuto per le cocche, rendeva invisibili e trasportava lontano dovunque uno volesse giungere in pochi istanti.
Pensa e ripensa, ho pensato di regalarti una bibbia tutta per te: tra tutti i libri della terra è l'unico di cui potrai sempre fidarti. Essa è come una lettera di Dio all'uomo ed è una miniera di tesori per arricchire la mente ed il tuo cuore (dalla mente e dal cuore l'ardire e la forza del braccio, la velocità, la resistenza e la misura delle gambe!).
Ti auguro di poterla nella vita leggere, rileggere e meditare a fondo in mille modi cento e cento volte. In essa, come nella fiaba, ci sono ben più di tre talismani della felicità: la sua assidua lettura ti sarà tavola apparecchiata (e sorgente di ispirazione e forza per dirigere le tue capacità lavorative e soddisfare anche i tuoi bisogni materiali); ti sarà scudo contro tutti i pericoli dell'anima e del corpo; ti sarà infine mantello (quello della Madonna) che certo ti sottrarrà ad ogni insidia nemica ed in un momento ti porterà più lontano di quanto tu possa mai sognare.
Infine, riportandomi ancora a quanto ho su scritto della preghiera, tieni presente quanto ci ricordava Don Alfredo: che la preghiera, quando non siamo esauditi, o è fatta in stato di peccato (cattive azioni e cattivi propositi) o è basata su richiesta di cose che Dio sa essere per noi un male o è fatta male, cioè senza le dovute condizioni, senza umiltà, senza rassegnazione al volere di Dio, senza pazienza e senza costanza:
"oramus ed non accipimus
quia petimus aut mali, aut mala aut male".
Questa lettera si collega a quanto ti andavo già dicendo nel diario dei tuoi primi anni e puoi tenerla, busta compresa, come un segnalibro che accompagna i tuoi diari.
Tuo padre
"Tiempe nire" ovverossia "die List der vernunft"
L'ha detto Brezzieffe: "Ho costruito
'na bbomba ca distrugge ttut 'o munno...
Ma bbasta d'ancasà chistu bbuttone..."
Reganne gli ha risposto: "Stai zitto:
chè tenco cento missili puntati
capaci di far morir
tutti li Russi
senza guastà 'na casa e 'nu triciclo...
'na bbomba ch'è custosa e conveniente.
capite? Che salva 'a rrobba e accira 'a ggente!"
"I' pozze" gli ribatte Brezzieffe
"pozze aizà il Pacifico e bbuttarlo
addosso all'Atlantico, e al contrario:
pozze spaccà l'America in ddoie parte
vutucannel sott'è 'nocppe, e pozze...
pozze girare il nord e il sud e farci
un nodo sul Canal di Panamà...
Pozze, si m'arrevote la cervella,
sparà tutte 'na vota centomila
testate missilistiche per testa...
pozze...nun m'arricorda che pozze...
ma si me vene a' mmente...
Ah, che ragge, Reganne i' te ficcasse
ddoie dete 'nganne e te sceppasse l'uocchie...
c'a falce a capa te tagliasse a felle,
e c'o martielle
'e ddete a una a una t'ammaccasse..."
"OK T'aspetto all'ultimo tramonto...
con due pistole al mio ranch e, se vuoi,
vengo da te senza pistole e a pugni
la faccia ti scazzotto e ti scotenno
'ste brutte sopracciglio 'e Satanasse..."
"Che dici, a stronoz! Se m'arrivi a tiro
coi missili impugnati a mo' di clava
ogni osso te lo voglio scricchiolare
per farci 'na polpetta di schifezza...
E nuie?
Nuie che discendimme dai Romani,
dagli Etruschi e dai greci e da Rinaldo,
comìesseri umani e cristiani,
nuei tutti a risentì cheste mminacce,
che facimme? Che dicimme?
Ci impressioniamo un poco e respunnimme:
"E ppienze...pienzece buone te e chist'ate...
penzateci nzieme e gghiate, pe' ppiacere,
iatela a ffa cchiù 'a llà chesti cacate...
(ogni tanto ci 'a vo'...sculate tanto).
Paolo Califano (1982)
'na bbomba ca distrugge ttut 'o munno...
Ma bbasta d'ancasà chistu bbuttone..."
Reganne gli ha risposto: "Stai zitto:
chè tenco cento missili puntati
capaci di far morir
tutti li Russi
senza guastà 'na casa e 'nu triciclo...
'na bbomba ch'è custosa e conveniente.
capite? Che salva 'a rrobba e accira 'a ggente!"
"I' pozze" gli ribatte Brezzieffe
"pozze aizà il Pacifico e bbuttarlo
addosso all'Atlantico, e al contrario:
pozze spaccà l'America in ddoie parte
vutucannel sott'è 'nocppe, e pozze...
pozze girare il nord e il sud e farci
un nodo sul Canal di Panamà...
Pozze, si m'arrevote la cervella,
sparà tutte 'na vota centomila
testate missilistiche per testa...
pozze...nun m'arricorda che pozze...
ma si me vene a' mmente...
Ah, che ragge, Reganne i' te ficcasse
ddoie dete 'nganne e te sceppasse l'uocchie...
c'a falce a capa te tagliasse a felle,
e c'o martielle
'e ddete a una a una t'ammaccasse..."
"OK T'aspetto all'ultimo tramonto...
con due pistole al mio ranch e, se vuoi,
vengo da te senza pistole e a pugni
la faccia ti scazzotto e ti scotenno
'ste brutte sopracciglio 'e Satanasse..."
"Che dici, a stronoz! Se m'arrivi a tiro
coi missili impugnati a mo' di clava
ogni osso te lo voglio scricchiolare
per farci 'na polpetta di schifezza...
E nuie?
Nuie che discendimme dai Romani,
dagli Etruschi e dai greci e da Rinaldo,
comìesseri umani e cristiani,
nuei tutti a risentì cheste mminacce,
che facimme? Che dicimme?
Ci impressioniamo un poco e respunnimme:
"E ppienze...pienzece buone te e chist'ate...
penzateci nzieme e gghiate, pe' ppiacere,
iatela a ffa cchiù 'a llà chesti cacate...
(ogni tanto ci 'a vo'...sculate tanto).
Paolo Califano (1982)
Riflettiamoci
"Il cambiamento è la legge della vita. Quelli che guardano solo al passato sono certi di perdere il futuro". JFK
Politici e Onorevoli
Stanno al potere
sui comodi scanni...
con grossi sederi,
gonfi e stragonfi...
di portafogli e foglietti.
Urlano o tacciono,
tanto è lo stesso:
chi soffre è il popolo...
cui non pensano...
neanche un pochino...
perchè nella testa
non hanno il cervello,
ma un carico enorme...
di merda fetente.
Paolo Califano
8 aprile 2004
sui comodi scanni...
con grossi sederi,
gonfi e stragonfi...
di portafogli e foglietti.
Urlano o tacciono,
tanto è lo stesso:
chi soffre è il popolo...
cui non pensano...
neanche un pochino...
perchè nella testa
non hanno il cervello,
ma un carico enorme...
di merda fetente.
Paolo Califano
8 aprile 2004
Dio c'è (1993)
C'era una volte un topone topaccio (un vero zoccolone) che tutte le sere si recava nella dispensa di un contadino e faceva scorpacciate di ottime caciotte.
Aspirando ad essere eletto re delle topaia, invitò tutto il popolo dei topi a visitare la dispensa di cui solo lui conosceva l'ubicazione (purchè lo votassero alle prossime elezioni).
Desiderosi ma preoccupati, gli invitati domandarono se era certo che il contadino non c'era e il topone assicurò:
"Il padrone non c'è".
Ma il padrone c'era, chiuse il buco per dov'erano entrati, li catturò e, in un secchio d'acqua, fece lor fare la fine dei topi.
Questa favola è stata scritta per tutti coloro che, pensando solo a rubare e a spassarsela, dicono in cuor loro: "Dio non c'è (e neppure Di Pietro)".
Aspirando ad essere eletto re delle topaia, invitò tutto il popolo dei topi a visitare la dispensa di cui solo lui conosceva l'ubicazione (purchè lo votassero alle prossime elezioni).
Desiderosi ma preoccupati, gli invitati domandarono se era certo che il contadino non c'era e il topone assicurò:
"Il padrone non c'è".
Ma il padrone c'era, chiuse il buco per dov'erano entrati, li catturò e, in un secchio d'acqua, fece lor fare la fine dei topi.
Questa favola è stata scritta per tutti coloro che, pensando solo a rubare e a spassarsela, dicono in cuor loro: "Dio non c'è (e neppure Di Pietro)".
Napule, bbrava ggente
In occasione del Ferragosto 2010, Papà mi ha chiesto di riproporre, in omaggio ai Napoletani, una sua poesia del marzo 1982.
Quann'ero 'nu studente e gghievo a Napule
pe' ffa ll'esame all'università
o allenarmi ad Olimpia, a via dei Mille,
quanta cose vedevo e quanta cose
sentevo cammenanne 'o Rettifilo,
attraversanne vicule e piazzette,
p'o Chiatamne e via Santa Lucia,
guardanne 'nfaccia a ggente ch'ancuntrave...
E tante, tame cose m'arricordo...
cierte nnennelle (mo so' mamm 'e figlie!)
che stevano davanti alla stazzione,
assettate pe' tterra, morte 'e friddr,
cu 'nu pacchette 'e sicarette 'mmane
a ddicere ch' vvoce piccerelle:
- sicarette...mericà...sicarette...-
'A vecchia d'a traversa Savarese
cu 'nu furnille 'e castagne a bbururoe
('e ccarezzave cu 'na mana fina):
- Ciente lire nu bellu cuppetielle,
vullente e prufumate - arravugliate
'nda crta d'o Matine 'e ll'atu iuorne...
'O bell'ommo cu' cinche o sei pullecenielle
allineati a piazza Garibaldi,
ch' e rutelle, 'a mazzarella e i piattini...
'A femmena assettata 'ncoppa 'a seggia
c'o caccavielle 'e fuoco sott 'e cosse,
fora 'a puteca: re faceva 'a capa
'a cummarella all'erta e re metteva
ferriette e pettenesse 'nd 'e capille...
Chillu ambulante fermo a mmont' a via
cu 'na valigia 'nterra 'o marciapiede:
munnava 'na melella a 'na figliola
e 'no 'ommo 'nda 'ma cchiesa ca ddurmeva
c'a seggia 'nda 'nnicchia senza o Santo...
'E viecchie fora 'a porta d'e puteche
iucavano 'o tressette 'n copp 'o scanne
vicin 'a cafettera d'o cafè...
'e garzuncielle 'n giro c'a guantiera
d'e tazzulelle sott' a carta zuca...
'e ggiuven 'e negozi 'a ret 'e vrite
all'erta a se mangià 'na marennella...
'O carrettine d'e panine frische
c'a recuttella e 'na fronna 'e limone...
'Nu turcu ca passava rittu rittu
c'o fezz e ch' e tappete 'ncopp 'e spalle...
E chi so po' scurdà chillu spazzine?
Lassan 'a scopa 'n copp 'o carrettine,
guardann 'a tutt 'e late accumpagnave
all'atu latu d'a via 'nu criature
cu 'na cartella cchiù pesante 'e isse...
e attuorno 'a caurar 'e bbror 'e purpe
'a ggente cu nu poch 'e uapparia
veneva a s'ancuntrà a porta Nulana
quanne faceva fridd ' a sta 'nd 'e ccase:
c'o bbicchierelle mmane e discuteva
c'a luce acetilena e s'accattava
chi nu poch 'e mussillo e chi 'na carta
'e scagliuozze o lupine o semmentelle,
chi n'atu panzarotto o n'ati dduie,
e chi tagliava e ppruieva alli amici
felluccelle 'e mellone alleramente...
Currevano 'e scugnizze appis 'o tramme
p'o corso Garibaldi e via Marina
tenennese abbracciate tali e quali
'e rnagitielle 'e mare 'n copp 'e scuoglie...
Ma proprio comme spine dint' 'o core
pe' sempre m'arricordo 'na nennella
assettata pe' terra, accasc ' scale,
sott' p passagg 'e piazza Garibaldi,
cu 'ddieci lire 'nda 0nu piattine.
- Signurì - me dicette - pe' piacere,
me dicite che or 'è? - Comme guardava
cu ll'uocchie nire 'nda faccella bbianca!
- So 'quasi 'e ttre... - le respunnietti
e, saglienne pe' chelli scale 'e gomma
verso 'o sole 'nfuocato 'e nda staggione,
nun sapevo che ffa: ievo carenne,
facevo 'na fatica a camminà,
senza manco 'o curagg 'e me vutà
come si avesse abbandunate a mmare
chella nennella viva 'nda nu fuosse!
Erano 'e tiempe bbelle d'o Cinquanta,
quanne passava ancora 'o Pazziariello
e 'o pianine p'e vvie ieva sunanne
"a luna rossa", "Va gghiucà 'o pallone",
"Tu vuò fa l'Americano" e
"Munastero 'e Santa Chiara".
Paolo Califano
Marzo 1982
Quann'ero 'nu studente e gghievo a Napule
pe' ffa ll'esame all'università
o allenarmi ad Olimpia, a via dei Mille,
quanta cose vedevo e quanta cose
sentevo cammenanne 'o Rettifilo,
attraversanne vicule e piazzette,
p'o Chiatamne e via Santa Lucia,
guardanne 'nfaccia a ggente ch'ancuntrave...
E tante, tame cose m'arricordo...
cierte nnennelle (mo so' mamm 'e figlie!)
che stevano davanti alla stazzione,
assettate pe' tterra, morte 'e friddr,
cu 'nu pacchette 'e sicarette 'mmane
a ddicere ch' vvoce piccerelle:
- sicarette...mericà...sicarette...-
'A vecchia d'a traversa Savarese
cu 'nu furnille 'e castagne a bbururoe
('e ccarezzave cu 'na mana fina):
- Ciente lire nu bellu cuppetielle,
vullente e prufumate - arravugliate
'nda crta d'o Matine 'e ll'atu iuorne...
'O bell'ommo cu' cinche o sei pullecenielle
allineati a piazza Garibaldi,
ch' e rutelle, 'a mazzarella e i piattini...
'A femmena assettata 'ncoppa 'a seggia
c'o caccavielle 'e fuoco sott 'e cosse,
fora 'a puteca: re faceva 'a capa
'a cummarella all'erta e re metteva
ferriette e pettenesse 'nd 'e capille...
Chillu ambulante fermo a mmont' a via
cu 'na valigia 'nterra 'o marciapiede:
munnava 'na melella a 'na figliola
e 'no 'ommo 'nda 'ma cchiesa ca ddurmeva
c'a seggia 'nda 'nnicchia senza o Santo...
'E viecchie fora 'a porta d'e puteche
iucavano 'o tressette 'n copp 'o scanne
vicin 'a cafettera d'o cafè...
'e garzuncielle 'n giro c'a guantiera
d'e tazzulelle sott' a carta zuca...
'e ggiuven 'e negozi 'a ret 'e vrite
all'erta a se mangià 'na marennella...
'O carrettine d'e panine frische
c'a recuttella e 'na fronna 'e limone...
'Nu turcu ca passava rittu rittu
c'o fezz e ch' e tappete 'ncopp 'e spalle...
E chi so po' scurdà chillu spazzine?
Lassan 'a scopa 'n copp 'o carrettine,
guardann 'a tutt 'e late accumpagnave
all'atu latu d'a via 'nu criature
cu 'na cartella cchiù pesante 'e isse...
e attuorno 'a caurar 'e bbror 'e purpe
'a ggente cu nu poch 'e uapparia
veneva a s'ancuntrà a porta Nulana
quanne faceva fridd ' a sta 'nd 'e ccase:
c'o bbicchierelle mmane e discuteva
c'a luce acetilena e s'accattava
chi nu poch 'e mussillo e chi 'na carta
'e scagliuozze o lupine o semmentelle,
chi n'atu panzarotto o n'ati dduie,
e chi tagliava e ppruieva alli amici
felluccelle 'e mellone alleramente...
Currevano 'e scugnizze appis 'o tramme
p'o corso Garibaldi e via Marina
tenennese abbracciate tali e quali
'e rnagitielle 'e mare 'n copp 'e scuoglie...
Ma proprio comme spine dint' 'o core
pe' sempre m'arricordo 'na nennella
assettata pe' terra, accasc ' scale,
sott' p passagg 'e piazza Garibaldi,
cu 'ddieci lire 'nda 0nu piattine.
- Signurì - me dicette - pe' piacere,
me dicite che or 'è? - Comme guardava
cu ll'uocchie nire 'nda faccella bbianca!
- So 'quasi 'e ttre... - le respunnietti
e, saglienne pe' chelli scale 'e gomma
verso 'o sole 'nfuocato 'e nda staggione,
nun sapevo che ffa: ievo carenne,
facevo 'na fatica a camminà,
senza manco 'o curagg 'e me vutà
come si avesse abbandunate a mmare
chella nennella viva 'nda nu fuosse!
Erano 'e tiempe bbelle d'o Cinquanta,
quanne passava ancora 'o Pazziariello
e 'o pianine p'e vvie ieva sunanne
"a luna rossa", "Va gghiucà 'o pallone",
"Tu vuò fa l'Americano" e
"Munastero 'e Santa Chiara".
Paolo Califano
Marzo 1982
E' 'na cosa che corre
Comme stai?
Tench nu poche ' freva.
E' na cosa che corre...
E fratate?
Tene 'e viscere arruvinate.
E sorete?
Se sente tutta rulure!
E' na cosa che corre...
Tu curre ampresse:
può darsi ch'acchiappe!
E' na parola:
na pozze arrivà.
Pazienza: c'imme arrangià.
Paolo Califano
(Natale 2006)
Tench nu poche ' freva.
E' na cosa che corre...
E fratate?
Tene 'e viscere arruvinate.
E sorete?
Se sente tutta rulure!
E' na cosa che corre...
Tu curre ampresse:
può darsi ch'acchiappe!
E' na parola:
na pozze arrivà.
Pazienza: c'imme arrangià.
Paolo Califano
(Natale 2006)
Presso la culla...
A volte guardo Vincenzo e penso:
guarda che m'è toccato: un angioletto
da custodire tra l'USA e l'URSS,
tra i ricconi, i pezzenti, i marziani,
gli africani, i cinesi e gli italiani,
tra infiniti pagani e cristiani
rinnegati 'moggrato a Roncisvalle.
Paolo Califano
(1960)
guarda che m'è toccato: un angioletto
da custodire tra l'USA e l'URSS,
tra i ricconi, i pezzenti, i marziani,
gli africani, i cinesi e gli italiani,
tra infiniti pagani e cristiani
rinnegati 'moggrato a Roncisvalle.
Paolo Califano
(1960)
Sul finire dell'agosto 1960
Dalla finestra socchiusa
sui libri un po' di luce dell'immenso agosto.
Nella stanza accanto Vincenzino
s'è addormentato dopo i capriccetti
tra la mamma e la nonna.
L'orologio
con sua celata fretta
ruba il tempo.
Mi senti come un vecchietto
qui dietro,
tra la finestra socchiusa
e l'estate diffusa
sulla mia briciola di vita.
Paolo Califano
(estate 1960)
sui libri un po' di luce dell'immenso agosto.
Nella stanza accanto Vincenzino
s'è addormentato dopo i capriccetti
tra la mamma e la nonna.
L'orologio
con sua celata fretta
ruba il tempo.
Mi senti come un vecchietto
qui dietro,
tra la finestra socchiusa
e l'estate diffusa
sulla mia briciola di vita.
Paolo Califano
(estate 1960)
Prublemi e raggiunamenti
Chi ho dicette ca l'ommo è n'animale
quasi perfettamente raggiunevole?
Nun me pare guardanne che succede
'ncoppa 'a faccia d'a terra tutt' e sbaglie
c'ha fatte l'omm 'a quann'accumunzaie
a cammenà cu' ggioia e meraviglia
d'o Padre assettato a riguardà,
d'o figlio che truvava nu fratello,
d'o Spirito che bbulava tuorno tuorno:
erano tiempe bbelle overamente!
Tiempe passate, rari ed introvabbili:
tiempe perfetti, loggici, del tutto
raggiunevoli e assaie fortunatissimi
fin' a quanne accuminciarono 'e sbagli
a' nnascere cchiù ruossi 'e piccerille,
a cchiovere ed a schiovere a bbizzeffe,
comme 'a rànnela e comme cannellini,
comme cunfiette ricce e sorde spicce,
mmiez' e vvie, ncopp'e ttegole, nt'e ccase,
'ncopp 'e bbriccell 'e mmiez' o semmenato,
'ncap 'a ggente ca ffuie e 'ncopp 'e bbrielle
tanta sbaglie, p' a fa breve, ca ggente
accumenzaie a penzà ca vveramente
era arrivato 'o tiempo e starià:
nascettero accussì scole e filosofi,
partiti e gabbinetti e llimità
gli effetti negativi degli sbagli
d'a ggente ca sraggiona e spenzierata
cuntinua a sbaglià cu sserietà.
E' che - disse un signore di Milano -
è che la gente non vuol ragionare! -
- Nuje - gli debbo rispondere per forza -
a Napole tenimme antiche assaje
prublemi speciali cu' ddoje bbi
c'arraggiunanne cu ddoja gi alla vota
n'è putimme purtà a 'na soluzione
senza sbaglià addizzione e suttrazzione!
Sulo 'o Signore 'o sape ca ce vota
'a capa, 'a cervella e a rivultella!
Paolo Califano
(01.09.82)
quasi perfettamente raggiunevole?
Nun me pare guardanne che succede
'ncoppa 'a faccia d'a terra tutt' e sbaglie
c'ha fatte l'omm 'a quann'accumunzaie
a cammenà cu' ggioia e meraviglia
d'o Padre assettato a riguardà,
d'o figlio che truvava nu fratello,
d'o Spirito che bbulava tuorno tuorno:
erano tiempe bbelle overamente!
Tiempe passate, rari ed introvabbili:
tiempe perfetti, loggici, del tutto
raggiunevoli e assaie fortunatissimi
fin' a quanne accuminciarono 'e sbagli
a' nnascere cchiù ruossi 'e piccerille,
a cchiovere ed a schiovere a bbizzeffe,
comme 'a rànnela e comme cannellini,
comme cunfiette ricce e sorde spicce,
mmiez' e vvie, ncopp'e ttegole, nt'e ccase,
'ncopp 'e bbriccell 'e mmiez' o semmenato,
'ncap 'a ggente ca ffuie e 'ncopp 'e bbrielle
tanta sbaglie, p' a fa breve, ca ggente
accumenzaie a penzà ca vveramente
era arrivato 'o tiempo e starià:
nascettero accussì scole e filosofi,
partiti e gabbinetti e llimità
gli effetti negativi degli sbagli
d'a ggente ca sraggiona e spenzierata
cuntinua a sbaglià cu sserietà.
E' che - disse un signore di Milano -
è che la gente non vuol ragionare! -
- Nuje - gli debbo rispondere per forza -
a Napole tenimme antiche assaje
prublemi speciali cu' ddoje bbi
c'arraggiunanne cu ddoja gi alla vota
n'è putimme purtà a 'na soluzione
senza sbaglià addizzione e suttrazzione!
Sulo 'o Signore 'o sape ca ce vota
'a capa, 'a cervella e a rivultella!
Paolo Califano
(01.09.82)
Il solito agnello (e il solito lupo)
Un agnello, stanco di ritirarsi all'ovile, al calar della sera si attardava a passeggiare nel bosco e si burlava del cane pastore che cercava di impedirgli di allontanarsi dal gregge.
Ed ecco che una sera incontrò il lupo che subito lo inseguì e lo azzannò alla gola. L'agnello belò, ma nessuno lo aiutò.
Questa favola è stata scritta per tutti coloro che, senza potersi difendere, si fanno beffa di quelli che con saggi consigli cercano di aiutarli.
Paolo Califano
(1993)
Ed ecco che una sera incontrò il lupo che subito lo inseguì e lo azzannò alla gola. L'agnello belò, ma nessuno lo aiutò.
Questa favola è stata scritta per tutti coloro che, senza potersi difendere, si fanno beffa di quelli che con saggi consigli cercano di aiutarli.
Paolo Califano
(1993)
'A cazziate 'ro conte Stracazze ('na puisia ch' cazze)
'A mugliera 'ro conte Stracazze
rint'a rraggia rumpette 'na tazza.
Ricette subbito 'o conte Stracazze:
"Che cazze! Si 'ppazze?
'e rotte 'na tazza
ch'era il vanto di tutta la razza"!
Respunnette 'a mugliera 'ro conte Stracazze:
"Quanno m'incazze
o 'nda casa o 'nda piazza
io allucche sempe ch 'e cazze:
statte zitte e nun rompere 'o cazze:
si pazze tu e tutta la razza
'e chillu cazze 'ro conte Stracazze!"
Respunnette 'o conte Stracazze:
"Quanne te sento m'allumme e m'incazze:
mo m'nnesco vado 'nda piazza:
parola 'ro conte Stracazze:
stasera o m'ncazze o m'ammazze!"
"Ammàzzate, ammazzete: pare 'nu pazze:
ma comme arrive 'nda piazze,
siente: accattame rurece tazze!"
Paolo Califano
1985
rint'a rraggia rumpette 'na tazza.
Ricette subbito 'o conte Stracazze:
"Che cazze! Si 'ppazze?
'e rotte 'na tazza
ch'era il vanto di tutta la razza"!
Respunnette 'a mugliera 'ro conte Stracazze:
"Quanno m'incazze
o 'nda casa o 'nda piazza
io allucche sempe ch 'e cazze:
statte zitte e nun rompere 'o cazze:
si pazze tu e tutta la razza
'e chillu cazze 'ro conte Stracazze!"
Respunnette 'o conte Stracazze:
"Quanne te sento m'allumme e m'incazze:
mo m'nnesco vado 'nda piazza:
parola 'ro conte Stracazze:
stasera o m'ncazze o m'ammazze!"
"Ammàzzate, ammazzete: pare 'nu pazze:
ma comme arrive 'nda piazze,
siente: accattame rurece tazze!"
Paolo Califano
1985
I leoni mangioni
Un leone aveva mangiato quasi tutti gli animali della foresta per cui, divenuto vecchio e incapace, dovette affidare la foresta ad uno dei suoi leoncelli più saggi che, insediato, ordinò a tutti i leoni di rispettare la selvaggina rimasta affinchè si potesse riprodurre come una volta.
I leoni però, non accettando i freni della legge, elessero re un altro leone dissipatore che, in poco tempo, ridusse gli abitanti della foresta soltanto a topi e insetti.
Ai leoni non restò che mangiarsi fra loro.
Questa favola è stata scritta per amministratori e amministrati intelligenti.
Paolo Califano
1993
I leoni però, non accettando i freni della legge, elessero re un altro leone dissipatore che, in poco tempo, ridusse gli abitanti della foresta soltanto a topi e insetti.
Ai leoni non restò che mangiarsi fra loro.
Questa favola è stata scritta per amministratori e amministrati intelligenti.
Paolo Califano
1993
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'Nt 'o ciardine 'ell'Europe...1981
Correva l'anno 1981 e mio padre Paolo, professore di lettere oggi ottantenne, scriveva questa poesia in quello che ha definito il "filone dei suoi scherzi in carottese".
'Nt 'o ciardine 'ell'Europe fa parte di una raccolta pubblicata nel 1997 a cura della ELM editore di Piano di Sorrento che pubblicherò in questo spazio affinchè ciascuno possa ricavarne un sorriso o una riflessione.
Ve la propongo per la sua straordinaria attualità e soprattutto perchè testimonia che l'uomo è artefice assoluto dei propri mali e commette sempre gli stessi errori. Purtroppo!
'O ciardine 'ell'Europe,
'o ssapite tutte quante,
è 'a penisola italiane,
chell'a fforma d'o stivale,
'nu stivale tutte stuorto,
tutte boffe, luonghe luongo,
comm'e portano 'e ffigliole
cu' nu passe 'e nu' surdate...
'Stu ciardine, bbell'assaie,
che schifezza è ddiventate...
'stu stivale mmiez'o mare
che spettacule avvilente!
Gli abitanti arrampecati
comm'e zzoccole ammassate
nun fann'ate ch'alluccà
e nient'ate sanne fa
ch'arrubbà, mangià e spurcà...
So' e cchiù bbrave a criticà,
a fà sciopero e ammazzaà...
vonno 'o poste e a pinzione,
vonn'è mmarche e 'a bbuonuscita,
vonn'o ppane e 'a libbertà:
i potenti 'e traffecà,
tutte ll'ate 'e s'assettà.
parlà a schiover 'e guardà
la Ti Vu e ppo 'e se cuccà!
Certo, Dante, ch'è severo,
le vuleva bbene assaie,
già 'a chiammave "puttanella"!
Nun dicite nunn'è overo:
Dant 'o ditte, overamente,
dint'a rragge, ma l'ha ditte!
Comm'è triste 'sta canzone
de l'Italia 'nta stazione,
cu nu treno ca nun parte,
cu 'na pena dint'o core,
tanta ggente sufferente,
tanta ggente strafuttente...
Iamm'a funnu chianu chianu...
San Gennà, dacce 'na mano!
Pe' salvà chistu stivale
ce vo' cchiù du 'nu scarpare:
ce vo' Die cu' tutt'e Sante,
ce vo' a legge che va 'nnante,
ce vo' ggente intelligente,
che lavore onestamente:
nun cappucce 'e P38
p'ascì 'a dint'a cchesti bbotte!
'O sapimme tutte quante:
chesta sorte se fa 'nnante:
ce lo dice Ericche Fromme:
o cagnamme 'sti mutande
o murimme tutte quante.
'Nt 'o ciardine 'ell'Europe fa parte di una raccolta pubblicata nel 1997 a cura della ELM editore di Piano di Sorrento che pubblicherò in questo spazio affinchè ciascuno possa ricavarne un sorriso o una riflessione.
Ve la propongo per la sua straordinaria attualità e soprattutto perchè testimonia che l'uomo è artefice assoluto dei propri mali e commette sempre gli stessi errori. Purtroppo!
'O ciardine 'ell'Europe,
'o ssapite tutte quante,
è 'a penisola italiane,
chell'a fforma d'o stivale,
'nu stivale tutte stuorto,
tutte boffe, luonghe luongo,
comm'e portano 'e ffigliole
cu' nu passe 'e nu' surdate...
'Stu ciardine, bbell'assaie,
che schifezza è ddiventate...
'stu stivale mmiez'o mare
che spettacule avvilente!
Gli abitanti arrampecati
comm'e zzoccole ammassate
nun fann'ate ch'alluccà
e nient'ate sanne fa
ch'arrubbà, mangià e spurcà...
So' e cchiù bbrave a criticà,
a fà sciopero e ammazzaà...
vonno 'o poste e a pinzione,
vonn'è mmarche e 'a bbuonuscita,
vonn'o ppane e 'a libbertà:
i potenti 'e traffecà,
tutte ll'ate 'e s'assettà.
parlà a schiover 'e guardà
la Ti Vu e ppo 'e se cuccà!
Certo, Dante, ch'è severo,
le vuleva bbene assaie,
già 'a chiammave "puttanella"!
Nun dicite nunn'è overo:
Dant 'o ditte, overamente,
dint'a rragge, ma l'ha ditte!
Comm'è triste 'sta canzone
de l'Italia 'nta stazione,
cu nu treno ca nun parte,
cu 'na pena dint'o core,
tanta ggente sufferente,
tanta ggente strafuttente...
Iamm'a funnu chianu chianu...
San Gennà, dacce 'na mano!
Pe' salvà chistu stivale
ce vo' cchiù du 'nu scarpare:
ce vo' Die cu' tutt'e Sante,
ce vo' a legge che va 'nnante,
ce vo' ggente intelligente,
che lavore onestamente:
nun cappucce 'e P38
p'ascì 'a dint'a cchesti bbotte!
'O sapimme tutte quante:
chesta sorte se fa 'nnante:
ce lo dice Ericche Fromme:
o cagnamme 'sti mutande
o murimme tutte quante.
Adesione alla manifestazione del 3 ottobre a Roma
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