Ho partecipato, come tanti stamattina, al sit in di protesta presso l'Ospedale di Sorrento degli ammalati di tumore che si sottopongono a terapia antiblastica presso il nosocomio sorrentino e che, in base a una disposizione del commissario straordinario dell'Asl Na3 Sud, dal 14 marzo 2016 dovrebbero trasferirsi a Gragnano per sottoporsi alla terapia. Questa mobilitazione, che ha coinvolto anche diversi Sindaci della Penisola Sorrentina, è nata per iniziativa di Marianna Insigne che è riuscita a portare al centro dell'attenzione e del dibattito questa nuova emergenza per salvaguardare il diritto di tante persone a una sanità più umana.
A lei, al suo coraggio e a tutti gli ammalati di cancro dedico la riflessione che segue, frutto delle sensazioni che ha suscitato in me questa iniziativa.
"Non bussa alla porta...Non chiede permesso…Però si accomoda e sceglie l’ambiente che maggiormente gli aggrada...Quello più consono a farlo stare comodo... Quello che gli facilita l’adattamento e l’insediamento. Una volta lì comincia ad allungare mani e piedi, a occupare spazi, a farsi una posizione. Sempre silenzioso, quasi sempre senza importunare il padrone di casa che neanche se ne accorge di questo ospite!
Ma lui c’è...Eccome che c’è… E si prende il suo… Lo spazio che giudica suo, quello migliore e che gli rende più confortevole la coabitazione… E non fa cerimonie: mangia…e come mangia. Si nutre di tutto quello che ha a disposizione perché il suo obiettivo è quello di crescere, di espandersi e di mettere radici in ogni angolo disponibile per diventare lui…il Padrone di casa. E quando alla fine ci riesce si toglie la maschera e si presenta: "Buon giorno… sono il Cancro e questa è diventata casa mia. Ora vediamo se riesco a prendermela tutta questa casa e a cacciarti via, perché io sono il cancro e ho una freccia in più nel mio arco".
Non c’è dimora che tenga: bambino, giovane, adulto o anziano. Tutti sempre indifesi rispetto all’invadenza di quest’ospite che neanche bussa alla porta, ma entra e fa i comodi suoi. Ci riesce grazie anche al padrone di casa che non sa, o non sospetta, di aver lasciato un uscio aperto permettendogli così di superare la soglia disattivando gli allarmi naturali che invece dovrebbero bloccarlo.
Lui, il Cancro, è in grado di superare anche quelli perché ha un solo obiettivo: diventare lui il padrone di questa casa che il corpo umano, sfiancarne le difese dando inizio a un assedio lungo, tormentato, per annientare la più strenua resistenza e vincere la partita.
Se solo riflettessimo per un momento che nessuna casa, nessun corpo possono considerarsi immuni da rischi e sconfitte, forse comprenderemmo meglio perché anche la solidarietà può essere una medicina".
Ma lui c’è...Eccome che c’è… E si prende il suo… Lo spazio che giudica suo, quello migliore e che gli rende più confortevole la coabitazione… E non fa cerimonie: mangia…e come mangia. Si nutre di tutto quello che ha a disposizione perché il suo obiettivo è quello di crescere, di espandersi e di mettere radici in ogni angolo disponibile per diventare lui…il Padrone di casa. E quando alla fine ci riesce si toglie la maschera e si presenta: "Buon giorno… sono il Cancro e questa è diventata casa mia. Ora vediamo se riesco a prendermela tutta questa casa e a cacciarti via, perché io sono il cancro e ho una freccia in più nel mio arco".
Non c’è dimora che tenga: bambino, giovane, adulto o anziano. Tutti sempre indifesi rispetto all’invadenza di quest’ospite che neanche bussa alla porta, ma entra e fa i comodi suoi. Ci riesce grazie anche al padrone di casa che non sa, o non sospetta, di aver lasciato un uscio aperto permettendogli così di superare la soglia disattivando gli allarmi naturali che invece dovrebbero bloccarlo.
Lui, il Cancro, è in grado di superare anche quelli perché ha un solo obiettivo: diventare lui il padrone di questa casa che il corpo umano, sfiancarne le difese dando inizio a un assedio lungo, tormentato, per annientare la più strenua resistenza e vincere la partita.
Se solo riflettessimo per un momento che nessuna casa, nessun corpo possono considerarsi immuni da rischi e sconfitte, forse comprenderemmo meglio perché anche la solidarietà può essere una medicina".
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