giovedì 29 settembre 2016

Tre mesi di dura Resistenza in difesa della Costituzione Repubblicana

Il tempo vola...In questo momento stiamo vivendo una stagione particolarmente critica sul piano politico-istituzionale nel nostro Paese. Quella economica è una conseguenza della malapolitica poichè mentre ovunque si cresce, soltanto in Italia non si va avanti... Piuttosto si fanno passi in dietro che rispondono all'esigenza della politica, di questa politica, di scoraggiare la partecipazione dei Cittadini alla vita pubblica impegnandoli nell'esercizio quotidiano della sopravvivenza, strategia utile per amministrare la cosa pubblica a uso e consumo delle elite di governo.

In questo caso del PD di Matteo Renzi che sta conducendo l'Italia in un baratro grazie a politiche economiche finalizzate al semplici acquisto del consenso all'occorrenza e all'inconsistenza di un'Opposizione incapace di contrastarne l'operato oltre che di un'informazione per la stragrande maggioranza genuflessa al cospetto del Premier e del suo entourage
In virtù di questa crisi democratica il primo dovere che sentiamo di assolvere è quello di assicurare spazi di sopravvivenza e agibilità alla libera stampa, unico strumento utile a contrastare l'informazione di regime che invade e pervadeormai tutti i media. 

Per questo dall'entrata sulla scena de "Il Fatto Quotidiano", prima diretto da Antonio Padellaro e poi da Marco Travaglio, chi ha a cuore le sorti del Paese e la libera informazione non può sottrarsi al compito di sostenere chi ne è interprete autentico sulla base, ovviamente, delle proprie disponibilità. Per questo ho scelto di diventare Socio Sostenitore del Club de Il Fatto che contrasta con informazione e argomentazioni appropriate la deriva autoritaria di un Governo illegittimo imposto al Paese da Renzi&Napolitano complici varie consorterie

Quando "La Repubblica" rappresentava il giornale-partito anti-berlusconiano, in tanti ci eravamo illusi di stare dalla parte della ragione. Invece stavamo dalla parte del torto, quella sbagliata perchè Repubblica e il PD non facevano altro che assecondare un progetto politico più perverso di quello berlusconiano e che oggi si sta materializzando con il Governo di Renzi. Doppiamente fregati, quindi, perchè abbiamo sostenuto un sistema il cui unico obiettivo non era istituire la giustizia sociale e sostenere lo sviluppo economico e produttivo dell'Italia, ma soltanto scavalcare Berlusconi per prenderne il posto.

Di questo rischio, ammettiamolo, in tanti non ce ne siamo accorti o, forse, è stato ben mascherato agli occhi dell'opinione pubblica. L'avvento del Movimento 5 Stelle, nemico numero uno di Renzi, di Repubblica e dintorni, rischia di rivelarsi insufficiente per contrastare questo progetto. Le colpe sono prevalentemente interne al Movimento stesso che non ha saputo compiere quel salto di qualità che si richiede a una classe dirigente che nutre ambizioni di diventare governo dell'Italia. La speranza è che riescano a superare la crisi materializzatasi a Roma dove l'unica attenuante alle loro colpe è la controffensiva rispetto a un sistema politico-criminale trasversale interessato unicamente a mettere fuori gioco la Raggi e i 5 Stelle per dimostrarne l'incapacità di governo e smorzarne agli occhi dell'opinione pubblica le ambizioni di governo nazionale. 

E che questo sistema operi alla perfezione lo dimostra l'incapacità della Raggi addirittura di mettere in campo una giunta qualificata e di controllare una burocrazia municipale asservita al sistema che la controlla a comando e anche a distanza! L'unica via d'uscita per bloccare questo processo è quella di far vincere il NO al Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016 animando una nuova Resistenza contro il nemico delle istituzioni repubblicane che le controlla e le vuole storpiare per acquisire il controllo assoluto sul Paese. NON glielo dobbiamo permettere in alcun modo perchè sappiamo che cosa ci ha garantito fino a oggi la Costituzione mentre la stragrande maggioranza degli Italiani ignora che cosa le riserva quella nuova scritta da Renzi-Boschi-Verdini.

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