venerdì 30 ottobre 2020

Intervista al Settimanale Agorà sull'esperienza covid

 Pubblicato sul settimanale AGORA' del 31 ottobre 2020 

Da ieri sera c'è il "coprifuoco" dalle 23 alle 5 essendo entrate in vigore le ordinanze governative e regionali che introducono norme più restrittive per cittadini e operatori commerciali nel tentativo di frenare i contagi di questa pesantissima seconda ondata di covid-19 che sta assediando il Paese e, più in generale, l'Europa mettendone a dura prova le capacità di reggerne l'urto sul piano sanitario e socio-economico.  Abbiamo incontrato il collega Vincenzo Califano, reduce da una lunga degenza ospedaliera a Boscotrecase all'Hospital Covid, per commentare con lui questi provvedimenti, ma soprattutto per farci raccontare la sua esperienza avendo contratto il covid agli inizi di settembre.   

Che cosa ne pensi delle nuove misure restrittive adottate dal Governo e in particolare dalla Regione Campania sulla mobilità, sulle scuole, sulle chiusure anticipate?
"Ovviamente a nessuno fa piacere di dover sottostare a queste regole che condizionano pesantemente la nostra quotidianità, la vita di relazione, il lavoro, ma al punto in cui siamo si tratta evidentemente dell'estremo tentativo per non ripiombare nel lockdown che abbiamo conosciuto nella primavera. Dobbiamo essere consapevoli della drammaticità della situazione che stiamo vivendo e che troppi "negazionisti" o pseudo tali si ostinano a rifiutare gettandola in politica e in polemiche senza senso! Qui l'unico sistema per non restare contagiati è quello di adottare i comportamenti utili a prevenire il rischio visto che il virus dilaga ben oltre i casi accertati. Abbiamo davanti ancora pochi giorni per cercare di contenerne la diffusione e io che vengo da un Centro che sta davvero in prima linea nella cura degli ammalati di covid vi posso confermare che ammalarsi seriamente è un'esperienza traumatizzante, da non augurare a nessuno perché la morte per soffocamento incombe in qualunque momento a causa della polmonite bilaterale che si manifesta rapidissimamente e in modo devastante come viene certificato dalla TAC. Da quel momento stai in mano solo a Dio, ai Medici e agli Infermieri che sono la sua "longa manus" per curarti e salvarti la vita".

Ci racconti come, secondo te, sei rimasto contagiato e che cosa è successo dopo? 

"Mi sono sempre attenuto al rispetto delle norme di prevenzione, mascherina e distanziamento, ma evidentemente non è stato sufficiente perché mi hanno spiegato che anche soggiornare in uno stesso ambiente per lungo tempo con qualcuno che è positivo non ti mettere al riparo dal rischio di contagio pur indossando la mascherina. Per questo i provvedimenti restrittivi riducono al massimo il numero di persone che possono stare insieme in uno stesso ambiente, anche a livello familiare, forse soprattutto a livello familiare visto che oggi è lì che si stanno sviluppando i focolai.  Un discorso che vale anche per le scuole, soprattutto per quello che avviene all'esterno, prima e dopo, sui mezzi di trasporto e nella permanenza extrascolastica con amici, familiari e altri contesti. La mia esperienza e la verifica sul campo mi hanno convinto che è tutta questione di sfortuna: se si resta contagiati da un'elevata carica virale, come è successo a me, non ci sono santi: ti devi ricoverare d'urgenza e sperare di superarla con le cure previste nei vari protocolli sanitari adottati dai diversi Ospedali ed Equipe mediche, tenendo presente che non esiste (almeno per noi comuni mortali) il farmaco risolutivo, nè per il momento il vaccino che, a mio avviso, resta ancora qualcosa tutta da divenire per poterlo assumere con sicurezza".

Com'è stato il "soggiorno forzato" all'Hospital Covid di Boscotrecase?

"Il momento più traumatizzante è senza dubbio quello in cui il personale del 118 ti preleva a casa con tutte le cautele del caso: sembra che arrivino degli extraterresti a rapirti e ti rinchiudono, legato, nella speciale barella anticontagio per il trasferimento. Sono momenti brutti davvero, anche perché non puoi salutare i tuoi familiari e ti eclissi letteralmente da loro senza più sapere se farai ritorno a casa oppure no! Questo è il pensiero che ti accompagna durante il viaggio e da quel momento non vedrai più un volto: solo medici e infermieri sigillati nelle loro tute (soffrono un caldo pazzesco), che indossano tre paia di guanti di lattice che gli complica tutte le attività che devono svolgere sui pazienti, con doppie e triple mascherine e visiere per ripararsi dal contagio. Nonostante tutto questo rischiano di restare contagiati come è avvenuto proprio da alcuni giorni a Boscotrecase proprio dopo che ne sono uscito. Il trattamento sanitario e umano che è stato riservato a noi pazienti per l'intera durata della degenza è stato straordinario sotto tutti i punti di vista, un'assoluta eccellenza che merita riconoscimenti per lo spirito di sacrificio e per l'impegno profuso in situazioni costantemente critiche, con turni massacranti ancora di più per come devono operare fronteggiando un via vai di ammalati di tutte le età che si susseguono a ritmi costanti fino a saturare tutti i posti disponibili, mentre se ne stanno attrezzando altri per cercare di accogliere nuovi ammalati. Insomma terapie H24 per tutti i ricoverati, esami di tutti i tipi, tamponi,  pulizia e sanificazioni costanti degli ambienti. La guarigione dev'essere certificata dai due tamponi negativi e si è visto che questo virus, nella seconda ondata, tarda a negativizzare con tutte le conseguenze pratiche e psicologiche legate all'attesa anche per i ritardi con cui vengono processati i tamponi dai centri preposti. Gli Ospedali dovrebbero farlo in proprio o avere una corsi preferenziale anche perché devono poter rassicurare il proprio personale in tempi stretti sul loro stato di salute. E invece non è così purtroppo!  Ho perso la voce per oltre 15 giorni e quasi totalmente il sonno come principali effetti legati al covid, oltre ovviamente al peso e al tono muscolare per cui devo fare una riabilitazione insieme fisica e respiratoria prima di tutti i controlli. Insomma non è uno scherzo e chi si ostina a sottovalutarlo espone  a seri rischi sè stesso e i propri cari". 

Ti auguriamo di rimetterti in forma al più presto e grazie per averci dato questa testimonianza 

"Grazie a voi che, come tantissimi altri, in tutto questo periodo mi avete testimoniato amicizia e partecipazione costantemente. Affetto e solidarietà mi sono venuti da parte di tantissimi amici, colleghi, amministratori comunali e anche da semplici conoscenti che si sono premurati di informarsi sul mio stato di salute. Sono stato inondato di messaggi e, appena ho potuto, anche di telefonate di persone che magari non sentivo da anni. E' stata una gioia sincera! Davvero grazie di cuore a tutti perché mi avete supportato psicologicamente in quello che è sicuramente è stato il match più impegnativo della mia vita e, grazie a Dio, posso raccontarlo. Un grazie speciale lo devo al mio medico di famiglia Federico Coppola, al dottor Pasquale Abete e al suo staff medico-infermieristico di Boscotrecase, al dottor Mariano Mollica dell'Ospedale Cotugno, al sindaco di Piano Vincenzo Iaccarino e a tanti altri medici amici che mi hanno confortato con le loro parole e le loro rassicurazioni, infine a chi ha dato una mano anche ai miei familiari nella quarantena domiciliare che hanno dovuto sostenere e che non è stata assolutamente uno scherzo. Grazie di cuore a tutti".

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