lunedì 16 agosto 2010

Una lettura che ci deve spingere a muoverci...per salvare il futuro!

Ci sono libri che meriterebbero di essere letti, anzi studiati, non soltanto da addetti ai lavori, ma da una pluralità di persone che hanno ruoli e responsabilità nel governo degli interessi pubblici e nello sviluppo del Paese e in particolare nell'educazione e nella formazione delle nuove generazioni. Mi riferisco al libro "Mafia Export" di Francesco Forgione, ex presidente della commissione parlamentare antimafia, pubblicato nel 2009 e che delinea le "politiche di internazionalizzazione planetaria" di 'ndrangheta, cosa nostra e camorra.
La lettura del volume ci consente di toccare con mano la complessità di fenomeni criminali che dall'Italia sono riusciti a colonizzare il mondo tirando le fila di business miliardari attraverso una rete minuziosa di organizzazioni, società, attività, persone, che ne fanno sicuramente delle holding superiori a qualsiasi altra grande azienda italiana.
Rappresentano loro il vero "made in Italy" e per rendersene conto basta osservare le mappe di diffusione e di presenza internazionali di tutte queste organizzazioni, graficamente proposte nel volume di Forgione, per rendersi conto che la vera e migliore politica di internazionalizzazione dell'Italia è senza ombra di dubbio quella legata al crimine organizzato che gestisce tutto, proprio tutto, e detta le proprie leggi sui mercati di tutto il mondo. Sicuramente leader lo siamo, in questo senso, nell'esportazione della cultura e dell'organizzazione criminale e nella capacità di contaminazione che sappiamo sviluppare rispetto alle più svariate realtà sociali, economiche, politiche e culturali. Peccato che questi libri, e soprattutto questi argomenti, restano confinati in ambiti spesso così ristretti da risolversi in "testimonianze" privilegio della conoscenza di pochi. Una conoscenza che invece dovrebbe diventare patrimonio collettivo, fosse soltanto per capire come gira per davvero il mondo sulle nostre teste.
Si tratta di una lettura difficile soprattutto perchè induce a riflettere e quindi a osservare il mondo che abbiamo intorno con un'ottica diversa da quella comune, inducendoci a sviluppare una reazione emotiva oltre che intellettuale per constatare: "Ma come siamo bravi a organizzare e gestire la mafiosità a livello mondiale!". E a chiederci: "Ma che cosa può fare fare ciascuno di noi per cercare di contrastare questo fenomeno?".
L'unico investimento possibile è di tipo culturale, cioè formativo: attraverso la conoscenza del tema e la discussione su di essa è infatti possibile sviluppare quegli anticorpi naturali che sono in grado di agire sulla lunga distanza per contrastare il fenomeno in tutte le sue forme e manifestazioni. Si ritorna perciò alla formazione, cioè alla scuola che necessariamente deve fornire un'istruzione globale e utile a sviluppare quella dose naturali di anticorpi di cui c'è bisogno per combattere collettivamente la cultura e l'impresa mafiosa. Diversamente resteranno sempre in pochi e saranno sempre i soliti a tentare di contrastare il crimine organizzato in un mondo sempre più ignorante e perciò insensibile nei riguardi di questa piaga che ogni giorno lo condiziona e l'ammazza senza che ne abbia vera consapevolezza.

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