La notizia è di quelle che trapelano nei momenti di massima disattenzione dell'opinione pubblica, ancora frastornata dalle festività natalizie e in gran parte inconsapevole di che cosa l'attende a partire da lunedì 9 gennaio quando si cominceranno a fare i conti reali con gli effetti della manovra di fine d'anno varata dal governo e significativamente denominata "Salva Italia". I giudici della Consulta, preposti a valutare l'ammissibilità dei quesiti referendari che sono stati sottoscritti da oltre un milione e duecentomila cittadini ansiosi di recuperare voce in capitolo in sede di elezioni politiche dopo l'esproprio di cui sono rimasti vittima con l'adozione del cosiddetto "porcellum", sarebbero orientati a pronunciare l'inammissibilità del quesito elettorale per non "compromettere l'azione del governo" e di conseguenza costringere il Parlamento a dotarsi in fretta e furia di una nuova legge elettorale.
Si tratterebbe praticamente del venir meno della funzione di suprema garanzia degli interessi del popolo da parte dell'organo costituzionalmente preposto a salvaguardia proprio di tali interessi dagli abusi e dalle ingerenze politiche e parlamentari. La classe politica italiana non vuole restituire il diritto ai cittadini di scegliersi i propri parlmentari col voto di preferenza che oggi potrebbe stravolgere la rappresentanza parlamentare e veder espulsi tanti personaggi che, per una ragione o per un'altra, continuano a ricoprire cariche e con esse i privilegi della casta. Si rischia di violentare la Costituzione e il diritto sovrano dei cittadini di abrogare una legge sbagliata per tutelare gli interessi della Casta. Tutto ciò è inammissibile, inconcepibile e ci proietta in un regime che di democratico ha soltanto la facciata. Se la Corte Costituzionale boccia il referendum sulla legge elettorale allora sarà inevitabile la degenerazione del confronto aggravato dalla situazione economica nazionale che rischia di mettere davvero in ginocchio il Paese. Attenzione quindi: o si recupera l'agibilità democratica e si intraprende un percorso di reale cambiamento, pur nei sacrifici, oppure si rischia la deriva democratica e la sollevazione di quella parte della Società che non è più disponibile a sopportare abusi e soprusi spacciati per governabilità e riforme. Forse qualcuno sta sottovalutando la criticità della situazione e gli effetti che si possono scatenare da qui a poco se non si restituisce al Paese il diritto di cittadinanza reale.
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