Penso che questa sia l'ultima fotografia che ho fatto con mio Padre, quasi forzandolo pur di conservare un suo ricordo attuale e di una vita vissuta come testimonianza di dedizione completa alla famiglia e al lavoro, cioè ai suoi allievi che, in tanti, ancora oggi lo ricordano e, quando li incontro, mi chiedono di portare il loro saluto al Professore. La malattia che, subdola e beffarda, l'ha colpito all'improvviso negli ultimi giorni di lavoro alla Scuola Media "G. Amalfi" a Piano di Sorrento, quando mancavano ormai solo pochi giorni alla conclsuione della lunga carriera di docente di lettere, l'ha privato della sua gioia più grande: la libertà.
Ne ha sacrificato per sempre l'autonomia, l'indipendenza, la voglia di passeggiare e di guardarsi intorno senza più doversi preoccupare del tempo che passa e dei quotidiani impegni scolastici vissuti al servizio dei ragazzi, i suoi studenti, e della famiglia: mia mamma Anna, mio fratello Salvator e le mie sorelle Teresa, Giuseppina e Silvana.
Tutti, oggi, con una nostra famiglia, ma tutti perennemente figli di genitori che ci hanno donato sè stessi dal primo giorno di vita per assicurarci tutto quanto avevamo bisogno per diventare uomini e donne animati dai loro stessi valori, che sono innanzitutto quelli cristiani, e principi che si fondano sull'onestà a prescindere da qualsiasi situazione! Anche nei momenti più difficili Papà ha invocato il Signore, la Madonna e i Santi affinchè si compisse la "loro volontà".
Quante volte non sono riuscito a condividerne lo spirito di "cristiana rassegnazione", senza accorgermi, o convincerni, che si trattava di fede e quindi di forza! La sua è stata una vera e propria "passione", durata oltre vent'anni. Un sacrificio insostenibile ed esasperante che mette alla prova al di là di ogni umana resistenza.
Perchè resistere inchiodato su una sedia per così tanto tempo conservando come unica libertà quella del pensiero vuol dire essere una persona straordinaria: "sia fatta la volontà di Dio"!
Quante volte Papà me l'ha sussurrato e ancora lo dice pur esausto per una sofferenza che ha superato ogni limite di umana sopportazione! Se oggi, quasi 55enne, posso ancora rivolgermi a Papà insieme ai miei fratelli, lo dobbiamo all'amore che ci unisce al di là delle umane debolezze e difficoltà, ma soprattutto allo strenuo sacrificio di nostra madre, Anna, il cui nome Papà pronuncia incessantemente durante le sue giornate di sofferenza, unico conforto per un'esistenza che stasera mi ha detto essere senza più speranza.
La speranza che ha coltivato durante questi lunghi, monotoni anni è stata quella di riacquistare la sua autonomia e con essa la sua libertà di uomo per poter essere quello che è sempre stato: una persona libera nel pensiero e nelle azioni di ogni giorno... senza padroni. Contava su questo dono ed ha pregato senza soste per gli altri oltre che per sè, richiamando noi pure a pregare nei momenti di crisi, di disagio, di afflizione...perchè solo la preghiera ci può consolare!
Tutto il resto per lui e per mia Madre non ha mai contato e il solo valore che ci hanno insegnato ad osservare è stato quello della strenua onestà da perseguire in ogni azione e con ogni pensiero! Onestà eretta a valore universale per poter essere uomini e donne cristiani doc, fornendone testimonianza nelle nostre relazioni quotidiane, dentro e fuori la famiglia, dando così un senso ai loro insegnamenti! Il successo dell'esperienza congiugale e genitoriale di mio Padre e mia Madre consiste nell'esser riusciti a preservare l'unità della famiglia senza generare quei mostri che oggi ne minano le fondamenta ovunque nel mondo. Per questo devo, anzi dobbiamo rispetto ai nostri Genitori che ci hanno insegnato a vivere in questo mondo difficile senza mai cedere a quelle lusinghe buone soltanto a far smarrire la strada. La nostra strada non l'abbiamo mai smarrita e potremo considerarci simili ai nostri Genitori se anche i nostri figli, come noi, sapranno seguire e far proprio questo esempio!
Restare figli significa poter continuare a rivolgerci a Papà e a Mamma conservando quel pizzico di gioventù che scompare quando si finisce di essere figli! Sono certo che Papà è ansioso, smanioso di poter correre libero dalle catene che l'hanno inchiodato alla sua seggiola e poterci guardare, soccorrere e benedire per tutti i giorni che ci restano da vivere!
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