Mirco Bindi |
Oggi Papà avrebbe compiuto 89 anni e l'anno scorso, di lunedì mattina del giorno 26 giugno, Mamma ci lasciava, due anni dopo Papà. Domani li ricorderemo con una celebrazione eucaristica alla Chiesa di Santa Teresa alle 18.30. A distanza di un anno dalla sua scomparsa non riesco ancora a rassegnarmi sulla sua fine e su come la medicina ha affrontato in modo superficiale la sua malattia lasciando un vuoto non solo di dolore, ma di dubbi e di rimorsi. Casualmente mi sono imbattuto sulla rete in un oncologo toscano, il prof. Mirco Bindi, e siamo entrati in contatto mentre lui soggiornava in Thailandia per presentare il suo libro dal titolo molto accattivante: "L'alimentazione nella prevenzione del Cancro".
Così ne abbiamo parlato a Piano di Sorrento in un salotto organizzato con l'Amministrazione Comunale che si è rivelata un'occasione per approfondire quelle conoscenze negate che, diversamente, permetterebbero a chiunque di affrontare in modo più appropriato questa malattia, evitando sofferenze e assicurando una migliore qualità della vita ai pazienti. Quello che avrei voluto fare per Mamma e di cui purtroppo si disinteressano i medici che curano i malati oncologici con pregiudizi che è difficile mettere in discussione. Un incontro, quello con Bindi, che credo sia stato voluto da Mamma per incentivarmi a cambiare registro nella mia vita quotidiana e ad aiutare gli altri ad affrontare con maggiore consapevolezza il problema-cancro. Il prof. Bindi ha voluto che gli scrivessi una presentazione per la seconda edizione del libro che è uscito in edicola da alcune settimane e mi è sembrato il modo più significativo per ricordare Mamma in questa ricorrenza.
Presentazione
"Ho scoperto di essere ancora in tempo per trasformare il mio corpo da un contenitore di rifiuti in una serra virtuosa e in salute.
Questo è fuor di dubbio merito del libro di Mirco Bindi che ho letto, ma soprattutto dell’Autore e del Medico che ho conosciuto con la curiosità di chi è “maturo” per recepire un input culturale idoneo a migliorare la salute e, Dio volendo, allungare anche la vita.
Semplicemente adottando uno stile alimentare più naturale, appropriato alla nostra specie umana. In fondo lo devo a mia Madre se ho sviluppato un livello di attenzione piuttosto elevato su questo argomento essendo stata Lei “improvvisamente” colpita dal cancro e per esso dolorosamente deceduta.
Stritolata dal male e da un sistema sanitario tradizionalmente refrattario a cogliere le novità non ortodosse, poco propenso a curare la persona piuttosto che l’ammalato ponendo il singolo caso al centro della riflessione e quindi di un approccio terapeutico personalizzato, mi ha affidata una mission cui oggi posso dare un contributo di giustizia!
Soddisfacendo innanzitutto il bisogno di conoscenza indispensabile per confrontarsi con gli addetti ai lavori. Essendo quindi in possesso degli strumenti utili a suscitare dubbi, a sollevare perplessità, ad affollarsi la testa di domande per cercare di ottenere le risposte da chi ha la responsabilità della cura.
Risposte che si potrebbero dare onestamente, come si legge nel libro di Bindi, soltanto smettendo il pregiudizio e ispirandosi ai principi ippocratici troppo spesso accantonati nell’esercizio quotidiano dell’arte medica.
La conoscenza rappresenta allora la strada maestra per combattere il cancro, chi lo provoca e anche chi lo cura, diventando medici di noi stessi soprattutto nella fase più delicata, quella della prevenzione che implica l’adozione di sani comportamenti, di corretti e coerenti stili di vita quotidiani.
Una rivoluzione culturale, ci spiega Bindi, dove ciascuno è in grado di elaborare un’osservazione critica del malcostume alimentare che ci condanna ad ammalarci di cancro.
Bindi accompagna il lettore in questo viaggio proponendogli una lettura diversa delle logiche che governano il gusto e il suo mercato, le tendenze e le speculazioni delle multinazionali agroalimentari e farmaceutiche, l’organizzazione del sistema sanitario per le quali il cancro è evidentemente un business.
Dal primo vagito all’esalazione dell’ultimo respiro non possiamo rinunciare a respirare e a nutrirci, cioè a compiere le due azioni vitali dalla cui qualità – dell’aria che respiriamo e del cibo che ingurgitiamo – dipenderà il livello della nostra salute e la durata stessa della nostra esistenza.
Provarlo a fare attivamente subendo il meno possibile, e in ogni caso criticamente, l’influsso del sistema in cui viviamo significa regalarci una chance di vita diversa, migliore e probabilmente anche più lunga. Rinunciarci pregiudizialmente è inconcepibile, soprattutto quando ci persuadiamo che prevenzione significa impedire al cancro di attecchire nel nostro organismo e che diagnosi precoce vuol dire entrare nel tunnel di un sistema infernale da cui possiamo avere la fortuna di uscire soltanto se abbiamo consapevolezza del problema-cancro e di quello che assolutamente non dobbiamo fare, fino a prova contraria, se vogliamo almeno sperare di farcela.
In questo senso il lavoro di Bindi è unico e coraggioso e come tale osteggiato perché in grado di emanciparci dalla dipendenza culturale, psicologica, sanitaria.
Certi incontri non avvengono a caso e il dolore mai sopito di un’esperienza terrificante per gli effetti che è in grado di produrre sulla persona ci ha permesso di intercettare questo “libretto” e il suo Autore col quale ci confronteremo dialetticamente, ma senza pregiudizi, con l’unico obiettivo di ammazzare il cancro prima che lui ammazzi noi!"
Questo è fuor di dubbio merito del libro di Mirco Bindi che ho letto, ma soprattutto dell’Autore e del Medico che ho conosciuto con la curiosità di chi è “maturo” per recepire un input culturale idoneo a migliorare la salute e, Dio volendo, allungare anche la vita.
Semplicemente adottando uno stile alimentare più naturale, appropriato alla nostra specie umana. In fondo lo devo a mia Madre se ho sviluppato un livello di attenzione piuttosto elevato su questo argomento essendo stata Lei “improvvisamente” colpita dal cancro e per esso dolorosamente deceduta.
Stritolata dal male e da un sistema sanitario tradizionalmente refrattario a cogliere le novità non ortodosse, poco propenso a curare la persona piuttosto che l’ammalato ponendo il singolo caso al centro della riflessione e quindi di un approccio terapeutico personalizzato, mi ha affidata una mission cui oggi posso dare un contributo di giustizia!
Soddisfacendo innanzitutto il bisogno di conoscenza indispensabile per confrontarsi con gli addetti ai lavori. Essendo quindi in possesso degli strumenti utili a suscitare dubbi, a sollevare perplessità, ad affollarsi la testa di domande per cercare di ottenere le risposte da chi ha la responsabilità della cura.
Risposte che si potrebbero dare onestamente, come si legge nel libro di Bindi, soltanto smettendo il pregiudizio e ispirandosi ai principi ippocratici troppo spesso accantonati nell’esercizio quotidiano dell’arte medica.
La conoscenza rappresenta allora la strada maestra per combattere il cancro, chi lo provoca e anche chi lo cura, diventando medici di noi stessi soprattutto nella fase più delicata, quella della prevenzione che implica l’adozione di sani comportamenti, di corretti e coerenti stili di vita quotidiani.
Una rivoluzione culturale, ci spiega Bindi, dove ciascuno è in grado di elaborare un’osservazione critica del malcostume alimentare che ci condanna ad ammalarci di cancro.
Bindi accompagna il lettore in questo viaggio proponendogli una lettura diversa delle logiche che governano il gusto e il suo mercato, le tendenze e le speculazioni delle multinazionali agroalimentari e farmaceutiche, l’organizzazione del sistema sanitario per le quali il cancro è evidentemente un business.
Dal primo vagito all’esalazione dell’ultimo respiro non possiamo rinunciare a respirare e a nutrirci, cioè a compiere le due azioni vitali dalla cui qualità – dell’aria che respiriamo e del cibo che ingurgitiamo – dipenderà il livello della nostra salute e la durata stessa della nostra esistenza.
Provarlo a fare attivamente subendo il meno possibile, e in ogni caso criticamente, l’influsso del sistema in cui viviamo significa regalarci una chance di vita diversa, migliore e probabilmente anche più lunga. Rinunciarci pregiudizialmente è inconcepibile, soprattutto quando ci persuadiamo che prevenzione significa impedire al cancro di attecchire nel nostro organismo e che diagnosi precoce vuol dire entrare nel tunnel di un sistema infernale da cui possiamo avere la fortuna di uscire soltanto se abbiamo consapevolezza del problema-cancro e di quello che assolutamente non dobbiamo fare, fino a prova contraria, se vogliamo almeno sperare di farcela.
In questo senso il lavoro di Bindi è unico e coraggioso e come tale osteggiato perché in grado di emanciparci dalla dipendenza culturale, psicologica, sanitaria.
Certi incontri non avvengono a caso e il dolore mai sopito di un’esperienza terrificante per gli effetti che è in grado di produrre sulla persona ci ha permesso di intercettare questo “libretto” e il suo Autore col quale ci confronteremo dialetticamente, ma senza pregiudizi, con l’unico obiettivo di ammazzare il cancro prima che lui ammazzi noi!"
Vincenzo Califano
(Mirco Bindi: "L'alimentazione nella prevenzione del Cancro" 2° edizione Maggio 2018 - Ed. Scribo)
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