A ferragosto ci sarebbe ben altro da pensare e soprattutto da fare, ma il cattivo tempo e soprattutto l'escalation del dibattito politico italiano non ci permettono di abbassare la soglia di attenzione su questioni scottanti e soprattutto dal cui esito dipendono le sorti del Paese e quindi di ciascuno di noi. Ci ha colpito, nel leggere la stampa questa mattina, l'intervento essenziale di Agostino Cordova, ex procuratore di Napoli e oggi consigliere in Cassazione, che ha spiegato in modo inequivocabile che l'attuale legge elettorale con la quale eleggiamo il Parlamento è palesemente incostituzionale perchè viola il principio dettato dagli articoli 56 e 58 della nostra Costituzione che prevedono l'elezione diretta dei Parlamentari e non già indiretta, cioè stabilita dai Partiti con l'ordine di candidature nelle liste, come avviene col Porcellum.
E mica è uno scherzo! Poichè la Costituzione è chiara appare altrettanto evidente che i Partiti abbianno fatto un "golpe" ai danni del corpo elettorale, cioè dei cittadini italiani, privandoli di un diritto sancito dalla legge costituzionale. Soprattutto l'hanno fatto tutti daccordo evidentemente suggestioanti dall'idea di poter far eleggere chi volessero e non già chi preferissero gli elettori tra i candidati dai partiti proposti al giudizio popolare.
Eppure, come dice Cordova, già nel 2006 aveva evidenziato l'anomalia che poteva essere rimossa con un qualsiasi ricorso presentato da un non eletto! Invece nessuno che abbia protestato su tutti i diversi fronti, segno che l'interesse a conservare una legge elettorale illegittima era ed è forte. Noi cittadini che siamo stati lesi in un nostro diritto e in una nostra fondamentale prerogativa, perchè dovremmo continuarer a tacere innanzi questo spettacolo mortificante messo in scena da tutti gli attori della politica italiana?
Anche noi possiamo sollevare l'incostituzionalità di una legge che ha leso i nostri diritti e quindi ci danneggia perchè Parlamento e Governo sono frutto di elezioni illegittime e, di conseguenza, anche la loro azione parlamentare e di governo.
Vi propongo l'articolo di Cordova, pubblicato su "Il Fatto Quotidiano" di oggi, per un diretto approfondimento della questione.
“Con un mio articolo del 2006, sulla Gazzetta del Sud (altri quotidiani non avevano inteso pubblicarlo) ritenni ingenuamente di rompere il generale silenzio sulla palese violazione della Costituzione nell’avere il legislatore l’anno precedente abolito nelle elezioni politiche il voto di preferenza: infatti gli art. 56 e 58 della Carta Costituzionale dettano la regola che i parlamentari debbano essere eletti dal popolo con suffragio universale e diretto.
Quindi gli eletti non devono essere designati dai partiti, i quali possono accettare o rifiutare la loro candidatura, ma non scavalcare la volontà popolare, escludendo dall’elezione – perché collocati in posti successivi a quelli acquisiti nelle circoscrizioni dalle rispettive liste – i candidati che sarebbero stati preferiti dagli elettori: infatti, vengono emarginati coloro che, ove si votasse col vecchio sistema, avrebbero conseguito più voti di quelli collocati ai primi posti di dette liste.
A parte tale aspetto sostanziale, resta quello formale ed assorbente che, costituendo una modifica del dettato costituzionale, la trasformazione del suffragio diretto in quello indiretto, essa poteva essere adottata solo con la legge costituzionale, e non ordinaria.
Ma tali aspetti sono rimasti significativamente ignorati, non essendo stato eccepiti da alcuno: solo ora taluno ha tirato fuori del tutto genericamente l’esigenza di una riforma del sistema elettorale.
Tanto premesso, quel che sarebbe interessante conoscere è perché i governi che si sono avvicendati dopo la modifica di cui sopra abbiano formato oggetto di attacchi ed iniziative di ogni genere da parte delle relative opposizioni di destra, di sinistra o altro, e perché nessuno abbia mai eccepito la nullità delle elezioni per l’anzidetta duplice inosservanza della Costituzione: e bastava che l’avesse fatto un qualsiasi candidato non eletto appartenente a qualsiasi partito per causare la nullità dei risultati elettorali.
Ignoro perché, in uno Stato definito di diritto e in un contesto di asperrimi e convulsi attacchi reciproci, ciò non sia avvenuto: ma mi limito a dare obiettivamente atto della situazione, essendo totalmente estraneo alla politica ed ai relativi meccanismi. Lascio quindi agli specialisti in deontologia politica la spiegazione del silenzio sui singolare aspetti sopra descritti".
sabato 14 agosto 2010
sabato 31 luglio 2010
Lotta per il potere nell'era berlusconiana...
Nel PDL si è consumato lo strappo finale. Il partito non-partito, nato sulle spoglie di Forza Italia e di Alleanza Nazionale per opera di Silvio Berlusconi e di Gianfranco Fini, è imploso espellendo quell'anima incapace di omologarsi al capo assoluto che ritiene di essere Berlusconi, non solo del partito, ma del Governo, del Parlamento, di tutti gli Organi Costituzionali, magistratura inclusa...Insomma del Paese intero! Perchè lo vogliono, a suo dire, gli italiani che l'avrebbero votato e rivotato. Capite che valore ha per certa gente il voto che in troppi sottovalutiamo? Ma su questo aspetto ci torneremo in seguito.
Il "divorzio politico" non è stato frutto di una scelta politica, ma la conseguenza della decisione del padre-padrone di espellere l'area ex An rea di non volersi omologare alla sua concezione del potere, del partito, del governo. Cacciati i dissidenti, presidente della Camera in testa, Berlusconi ora prepara la resa dei conti per distruggere l'avversario e i suoi fedelissimi, temendone agguati in sede parlamentare, per assicurarsi altre leggi ad personam che lo proteggano da qualche condanna.
La conferma che il PDL non è mai stato un partito scaturisce proprio da questo epilogo della contrapposizione Berlusconi-Fini, a prescindere dai temi su cui i due leader divergono e sui quali, dal nostro punto di vista, è superfluo discettare tanto è improponibile la visione e la cultura berlusconiana a chiunque sia dotato di un minimo di senso critico, di coscienza e di onestà. Ebbene, in una qualsiasi forza politica o partito la contrapposizione tra leader si sarebbe consumata in un consesso deomocratico quale per esempio un congresso straordinario. Ma come si fa un congresso se non ci sono iscritti, sedi di partito diverse dalle consorterie personali che peraltro occupano luoghi istituzionali? Chi mette in discussione una linea politica e le azioni di governo che ne scaturiscono - e questo è prassi demcoratica consolidata - deve trovare un luogo legittimo nel quale esplicare il dissenso e la proposta, come è sempre avvenuto nella storia del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi ad opere di tradizionali forze politiche.
Chi esce sconfitto da questo confronto legittimamente resta nel partito, magari per organizzare meglio la propria componente e area di pensiero con l'intento di accrescere i consensi attorno alla propria vision con l'obiettivo di assumere, in futuro, la guida del partito in un successivo congresso. La coabitazione non è assolutamente posta in discussione perchè i ragionamenti e gli atti che ne derivano si inquadrano perfettamente nell'ambito della stessa concezione - ideologia - di un partito. Il tramonto delle ideologie e l'assoluta assenza di idee ha invece portato all'aggregazione per bande di interessi destinate inevitabilmente a confliggere tra di loro allorquando un interesse prevalga o intenda prevalere sull'altro. Praticamente quello che avviene nelle cosche mafiose o camorristiche dove periodicamente qualcuno, sentendosi forte, pensa di far fuori il capo e alza la testa per impossessarsi del clan o per imporre la propria linea politica. Ma viene fatto fuori o riesce a far fuori l'avversario, fisicamente si intende!
Il gioco della politica formalmente non è ancora giunto a tanto, ma non è escluso che, di questo passo, ci si arrivi visti i metodi che si usano e la cultura che promana da questi contesti.
Fini non ha avuto chance democratiche: quindi fuori dal PDL, che a questo punto dovrebbe anch'esso cambiare nome essendo di fatto abortito il progetto che quest'acronimo presuntuoso e fasullo intendeva realizzare.
Questa prova di forza berlusconiana rappresenta la conferma della minaccia che egli rappresenta per le istituzioni, per la democrazia, per il Paese e per gli interessi generali perchè il suo clan è pronto a tutto, occupa stabilmente ogni angolo delle istituzioni che vengono usate in dispregio di qualsiasi regola e non ammettendosi opposizione si instaura di fatto una dittatura politica berlusconiana. Come avviene in questi casi la maggioranza dell'opinione pubblica nobn riesce a guardare oltre il proprio naso e spesso si identifica in questo modo di concepire la vita privata e pubblica per cui non è da meno rispetto al Premier... C'è bisogno che un'illuminata minoranza, le riserve della repubblica, decida di prendere il toro per le corna e di impedire lo sfascio istituzionale che prelude all'avvento dittatoriale.
Ma da parte di molti ancora si sottovaluta la delicatezza del momento...Forse perchè ci si sente complici...
giovedì 22 luglio 2010
"Un Paese in affanno tra povertà e corruzione"
Il Paese fatica tra errori, omissioni, tensioni e ritardi. E anche qualche refuso. La povertà aumenta, le famiglie non ce la fanno ad arrivare a fine mese, il calo demografico è drammatico. Siamo una media potenza in declino. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, avvisa che tra la gente serpeggia una preoccupazione "seria e pungente". Ha ragione. C'è una fascia di popolazione che ha ben poco da risparmiare. Obiettivamente, è in grande affanno.
I vescovi hanno proposto un' agenda di speranza per il Paese. Ma chi dà una mano su questo versante? Non certo la politica, prigioniera di sè stessa. Accecata da questioni più private che pubbliche. Che non sono prioritarie per chi fatica a vivere. Ma neanche la coesione del Paese è all'ordine del giorno, nonostante i ripetuti appelli del presidente Giorgio Napolitano. La mediazione, come arte della politica, è sparita dall'orizzonte. Si propongono, quasi ogni giorno, ricette magiche. Formule incomprensibili alla gente, che prende le distanze dalla politica. Il maggior partito, presto, sarà quello degli assenteisti. Il bene comune da amministrare nell'interesse di tutti, è considerato "patrimonio privato" dai politici. Da spartirsi tra i soci, che si sono impossessati dello Stato. Il bavaglio alla stampa (cui si tagliano anche le agevolazioni postali) e una magistratura "soggiogata" eviteranno il rischio di "mettere a nudo il re" e i suoi affari. C'è un problema di prospettive da indicare. E di coerenza personale da implementare. Invece, assistiamo a "comportamenti per lo più narcisistici, quando non addirittura adolescenziali": sono sempre parole del cardinale Angelo Bagnasco. E chi non ci sta è fuori. La selezione della classe polirica è al ribasso: meno si è coerenti (cioè, più si è servili) e più si scalano i gradini del potere. Complice una legge elettorale (da riformare quanto prima!), che lascia ai segretari di partito la scelta dei parlamentari. Così che nei Palazzi del potere s'aggirano "nani e ballerine". "L'affezione per la cosa pubblica", ha ricordato ancora Bagnasco in un'intervist all'Osservatore Romano, "sta scemando. E sempre più rarefatto è il consenso attorno al bene comune, privilegiando ciascuno beni di piccolo cabotaggio senza prospettiva alcuna". Parole pesantissime, fatte scivolare via subito.
Ecco perchè il vero problema, oggi, è la selezione della futura classe politica. Anche quella d'ispirazione cristiana, come aveva chiesto il Papa, un anno fa. La Chiesa è troppo appassionata del bene comune per disinteressarsi della politica. Ma quella "alta", che è la massima espressione di servizio e carità. Non certo quella partitica, che è solo "affare", avendo perso di vista l'etica.
Il filosofo Vito Mancuso ha citato, di recente, una frase di Aristotele: "Il vero uomo politico è colui che vuole rendere i cittadini uomini dabbene". Di sicuro. non lo è chi usa il potere per fini personali.
Questo è l'editoriale PrimoPiano che il settimanale Famiglia Cristiana N°30 del 25 luglio pubblica a pag. 3 e che merita un'attenta lettura e riflessione da parte della politica, ma anche del resto del mondo della comunicazione militante che non si riescono a leggere il malessere sociale ed economico della famiglia italiana diventato malessere politico e di cui il settimanale diretto da Antonio Sciortino si fa interprete con quest'articolo di straordinaria lucidità ed incisività.
C'è qualcosa che, nonostante tutto, sta cambiando nella società italiana ma di cui si stenta a prendere coscienza da parte di troppi col rischio di ritrovarsi in un Paese distonico e di non riuscire a comprenderne le ragioni, nonostante tutto!
venerdì 9 luglio 2010
Perchè non vediamo il "Nerone" che c'è in lui?
Oggi è la giornata del "bavaglio autoimposto" col quale il mondo dell'informazione intende denunciare, nella sua quasi totalità, i rischi connessi all'approvazione di questa legge-bavaglio per la quale effettivamente saranno introdotte norme molto restrittive e penalizzanti ai fini di un corretto e completo esercizio di informazione e quindi di critica che rappresenta l'anima della professione giornalistica.
Giornalisti nel mirino, ma anche Editori i quali sicuramente da questa legge fatta da un Premier Imprenditore e al momento anche titolare della delega alle attività produttive ricavano danni e limiti alla loro attività imprenditoriale sotto molteplici aspetti.
Per la Magistratura e per le Forze di Polizia le conseguenze sono altrettanto gravi perchè ne mortificano l'azione di contrasto al crimine organizzato (camorra, mafia, 'ndragheta, delinquenza comune) e al nuovo crimine organizzato rappresentato dalla politica-connection che ogni giorno e in ogni settore lucra ai danni del Paese che è ostaggio di un sistema politico corrotto e quindi incapace di dare le risposte alla gente in termini di azioni di governo, tutte subordinate alla salvaguardia degli interessi della lobby di potere trasversale che ormai occupa in modo stabile lo Stato. Sul fronte dell'opposizione parlamentare c'è ormai un vuoto quasi assoluto frutto di un'incapacità di organizzare una controffensiva sostenuta da idee forti e condivise, ma anche dai tanti errori che l'attuale opposizione ha commesso quando è stata al governo e quando altrettanto male ha operato non solo rispetto al mondo dell'informazione, ma in quasi tutti i campi.
Insomma un'Italia che non sa più indignarsi, incapace di difendersi dalla pervadenza ossessiva di un Capo del Governo che, forte delle proprie ricchezze, compra tutto e tutti.
In questa giornata di silenzio ovviamente non hanno scioperato le testate sotto controllo berlusconiano o di diretta proprietà. La scelta di questo silenzio non è stata la forma di protesta più efficace, ma forse era la sola che poteva far registrare un'adesione massiccia.
Abbiamo allora letto una testata del fronte "crumiro", quello che non aderisce allo sciopero per ragioni di bottega...LIBERO, il quotidiano diretto da Maurizio Belpiero, che ci ha tenuto a evidenziare che sulla questione delle intercettazioni bisogna assolutamente evitare che la vita privata degli indagati finisca in pasto all'opinione pubblica ed ha discettato sull'argomento per avvalorare la tesi dei sostenitori della legge-bavaglio.
Quello che invece mi ha colpito di più è l'articolo firmato da Giampaolo Pansa e intitolato: "Le radici dell'odio contro Berlusconi". Ebbene Pansa, giornalista e scrittore di cui ho sempre avuto stima e anche amicizia personale, mi sembra ormai preda di un revisionismo intellettuale pro-Berlusconi che non ha ragion d'essere per l'uomo e per il giornalista che è stato e che è Pansa il quale pure è riuscito, con i suoi romanzi storiografici, a rappresentare una lettura diversa dell'Italia fascista e del dopoguerra dando così un prezioso contributo all'affermazione della cosiddetta verità storica. Il troppo, peràòè troppo...Non ce lo vedo Pansa nei panni di un Bondi, di un Ferrara e di tutte quelle espressioni intellettuali di sinistra (con la buona pace di Daniele Capezzone che è semplicemente una figura di merda vivente per quello che dice e per come lo dice, non rendendo neanche un buon servizio al Padrone!) approdate alla corte del Premier-Caimano...
Non è possibile sostenere le 5 ragioni del presunto odio verso Berlusconi tutelandosi dietro il fatto di aver chiesto, qualche giorno prima, a Berlusconi e a Bossi di dimettersi...Con tutto il rispetto per l'amico Giampaolo, del suo invito Berlusconi se ne fa un baffo come dei centinaia di articoli che ha scritto in altre stagioni. Il problema vero è proprio invece la capacità di contaminazione che Berlusconi conferma di avere nei confronti di qualunque cosa e di qualunque persona. Sarà il fascino del potere, saranno i soldi con cui può comprare tutto, saranno le sempiterne virtù amatorie complice la meccanica di una "pompetta gonfia pene" (post intervento alla prostata), quest'uomo fa il bello e il brutto dell'Italia, ma soprattutto fa i porci comodi suoi delle istituzioni repubblicane e dello Stato in tutte le sue forme ed espressioni...
Questo non ci sta bene che lo faccia Berlusconi o che lo faccia chiunque altro, a prescindere dalla collocazione politica (?).
Quant'è brutta quest'Italia...Eppure Berlusconi ha prestato la propria voce allo spot di promozione televisiva del Ministero del Turismo (Brambilla) e nessuno grida allo scandalo? Ma vi sembra possibile che l'Italia e gli attori principali del turismo debbano affidare alla voce del Capo del Governo la promozione di luoghi e bellezze del nostro territorio? La megalomania assoluta di quest'uomo, assecondata in modo assolutamente acritico dalla corte, lo rende sempre più simile a Nerone...
Questo è il pericolo che anche il buon e vecchio Pansa mostra di non voler vedere...forse per ragione di pensione!
lunedì 31 maggio 2010
La nuova battaglia per affermare la "forza delle idee"!
Su "L'espresso" in edicola questa settimana il servizio di copertina è dedicato alla cosiddetta "legge-bavaglio" con gli interventi di Umberto Eco e Roberto Saviano. Sullo specifico argomento sono perfettamente daccordo con entrambi, quel che invece mi ha colpito e mi ha acceso una lampadina in testa stimolando questa riflessione è la seguente risposta alla domanda posta dal giornalista: "Quindi lei intende avere una posizione politica solo su alcuni temi?". Saviano risponde così: "Si, in questo senso io faccio politica, nel senso della battaglia delle idee. Mi sento fortuntato e privilegiato: ho uno spazio autonomo per farlo. In genere chi cerca la battaglia delle idee deve scontare il dazio se non la gogna della militanza di un partito, il che comporta doversi scontrare con minuzie amministrative, liste e grane organizzative...".
Ho compreso finalmente che cosa significa "inaffidabilità" nel lessico partitico, anche quello che ho vissuto direttamente nel corso della pluriennale esperienza politico-amministrativa dalla quale mi sono spontaneamente allontanato nel 2005 dimettendomi dalla carica di presidente del consiglio comunale di Piano di Sorrento (Na) dopo circa 23 anni di impegno pubblico.
A cinque anni di distanza c'è ancora qualcuno che si ostina a voler leggere in chiave politico-partitica alcune scelte e alcune iniziative che, per quanto mi riguarda, sono il coerento prosieguo, in altre forme, di una visione politica fondata per l'appunto sulla "battaglia delle idee" e che ho sviluppato in tutti i contesti nei quali ho operato per pubblico servizio.
Chi difende le idee con atti e comportamenti coerenti improntati al rispetto delle regole e degli interessi generali è sistematicamente considerato "inaffidabile" per il contesto politico-partitico, sia di destra sia e forse soprattutto di sinistra dove l'ipocrisia è sicuramente più forte e profonda!
Per questa gente, soprattutto per quelli che si ostinano a mascherarsi di fronte ai fallimenti della propria parte politica e spesso anche personali, è inconcepibile che qualcuno ritenga subalterni i partiti o le nuove formazioni politiche rispetto alle idee, quelle proprie e quelle altrui!
Ne scaturisce, per questa genete, che queste persone debbano restare ai margini della vita e dell'impegno politico, perchè non avendo termini e argomenti di negoziazione sono difficilmente trattabili e quindi condizionabili!
Questa è, a mio avviso, una delle ragioni del fallimento del centro-sinistra italiano a tutti i livelli. Per quanto mi riguarda l'ho sperimentato sul campo e sul territorio e posso dire, a ragion veduta, che esso costituisce una minaccia altrettanto grave per la tutela degli interessi generali come il malcostume di tanta parte del centro-destra.
Come porre rimedio a questo problema? Soltanto rafforzando queste idee e lavorando sul piano culturale per realizzare una sana contaminazione in grado di accrescere la forza delle idee, di queste idee!
Ho compreso finalmente che cosa significa "inaffidabilità" nel lessico partitico, anche quello che ho vissuto direttamente nel corso della pluriennale esperienza politico-amministrativa dalla quale mi sono spontaneamente allontanato nel 2005 dimettendomi dalla carica di presidente del consiglio comunale di Piano di Sorrento (Na) dopo circa 23 anni di impegno pubblico.
A cinque anni di distanza c'è ancora qualcuno che si ostina a voler leggere in chiave politico-partitica alcune scelte e alcune iniziative che, per quanto mi riguarda, sono il coerento prosieguo, in altre forme, di una visione politica fondata per l'appunto sulla "battaglia delle idee" e che ho sviluppato in tutti i contesti nei quali ho operato per pubblico servizio.
Chi difende le idee con atti e comportamenti coerenti improntati al rispetto delle regole e degli interessi generali è sistematicamente considerato "inaffidabile" per il contesto politico-partitico, sia di destra sia e forse soprattutto di sinistra dove l'ipocrisia è sicuramente più forte e profonda!
Per questa gente, soprattutto per quelli che si ostinano a mascherarsi di fronte ai fallimenti della propria parte politica e spesso anche personali, è inconcepibile che qualcuno ritenga subalterni i partiti o le nuove formazioni politiche rispetto alle idee, quelle proprie e quelle altrui!
Ne scaturisce, per questa genete, che queste persone debbano restare ai margini della vita e dell'impegno politico, perchè non avendo termini e argomenti di negoziazione sono difficilmente trattabili e quindi condizionabili!
Questa è, a mio avviso, una delle ragioni del fallimento del centro-sinistra italiano a tutti i livelli. Per quanto mi riguarda l'ho sperimentato sul campo e sul territorio e posso dire, a ragion veduta, che esso costituisce una minaccia altrettanto grave per la tutela degli interessi generali come il malcostume di tanta parte del centro-destra.
Come porre rimedio a questo problema? Soltanto rafforzando queste idee e lavorando sul piano culturale per realizzare una sana contaminazione in grado di accrescere la forza delle idee, di queste idee!
venerdì 21 maggio 2010
L'avventura con "L'Informatore Scolastico", la rivista della scuola italiana dal 1957
A cinquant'anni diventare direttore responsabile di un'antica rivista di informazione specialistica qual è "L'INFORMATORE SCOLASTICO" è una sfida che affrontiamo forti di una pluridecennale e variegata esperienza, umana e professionale, ma con la consapevolezza di dover lavorare molto rendendo però, nello stesso tempo, un servizio alla comunità. In particolare ai giovani, ai giovanissimi e a chi dall'Università guarda al mondo del lavoro... E' pur vero che allo stato questi giovani e giovanissimi non rappresentano il target di riferimento della rivista, ma ci auguriamo che possano diventarlo in futuro, soprattutto che possano ricavarne un beneficio indiretto grazie al nuovo protagonismo che vogliamo garantire alla scuola italiana e a tutti i suoi attori, docenti e studenti, a tutti i livelli dell'organizzazione scolastica. E' questa la prima e a mio avviso importante rivoluzione del nostro progetto che trasforma questo antico e nobile "contenitore" di informazioni a carattere istituzionale - normativa scolastica - in un luogo dove parlare di scuola, far parlare la scuola, dar voce a una comunità che forse, per numero e interessi coinvolti, è la più grande del Paese perchè riguarda milioni di famiglie, riguarda genitori e figli, dirigenti scolastici e docenti, personale non docente, Università e mondo della ricerca. Insomma tutte le persone e tutti i luoghi dove si studia, dove si sviluppa cultura e formazione, la è presente un pezzo di questa comunità che è in grado di contaminare ogni altra comunità o espressione e forza sociale, civile, culturale, economica e politica. Una comunità dalle straordinare potenzialità cui da sempre compete la funzione di "costruire" i cittadini adulti del futuro, le nuove classi dirigenti, i nuovi anelli della spina dorsale della Nazione, sul piano professionale, imprenditoriale, politico.
Per oltre vent'anni ho vissuto dall'interno anche il sistema politico-istituzionale e quello associativo-imprenditoriale e credo che sia quasi impossibile un rinnovamento dall'interno, cioè per autoconsapevolezza degli attori sulla necessità di cambiare...nell'interesse di tutti. Nella scuola, invece, è possibile educare e formare i cittadini-adulti del domani a quei valori di democrazia e pluralismo grazie ai quali si diventa e ci si sente cittadini dell'Europa e del Mondo e si hanno i titoli e le capacità per assumere responsabilità e per cambiare un sistema allo stato refratario al cambiamento. Per questo è nella scuola che può e che deve maturare un processo di cambiamento, che parta dall'istruzione che abbiamo scelto anche come titolo di copertina del primo numero del nuovo Informatore. Senza istruzione, senza cultura e senza formazione non ci sono prospettive per il futuro individuale e collettivo. L'istruzione, che significa conoscenza, emancipa l'individuo e le comunità, consente loro di comprendere e di valutare, cioè di scegliere. E questo è il principale timore di ogni dittatura, di ogni potere che si fonda sull'esclusione dei più dalla partecipazione. Ecco perchè è alla scuola e alle famiglie italiane che oggi spetta il compito più gravoso nella costruzione di una nuova Italia. Ecco perchè abbiamo scelto una formula editoriale e giornalistica che supporti questi attori nella loro impresa, riconoscendogli un protagonismo che significa capacità di farsi sentire ed ascoltare, di confrontarsi e di proporre, di analizzare e di criticare. Se la cultura, l'istruzione, la formazione restano ai margini del processo di crescita delle nuove generazioni allora non c'è futuro, nè può esserci perchè il futuro lo si costruisce innanzitutto con la conoscenza.
Mi auguro di riuscire a dare un piccolo, ma utile contributo, a questo progetto per l'Italia futura anche attraverso questo strumento che è aperto al contributo e alla collaborazione di chiunque abbia cuore le sorti del Paese e delle nuove e future generazioni per le quali intraprendiamo un percorso di "sostenibilità" con tutti i mezzi che abbiamo ancora a disposizione.
mercoledì 19 maggio 2010
Criminale è chi informa...non chi ruba! Lo ha deciso il Governo Berlusconi
Il Governo Berlusconi imbavaglia la stampa italiana, mortifica la libera informazione e fa un regalo gigantesco alla criminalità organizzata, camorra, mafia e ndragheta oltre a tutti i delinquenti abituali che hanno davvero il timore di essere intercettati e quindi scoperti nei loro loschi affari.
Ora il problema serio è che gli Italiani, al momento, non si rendono conto dei rischi che corre la democrazia per questi ed altri provvedimenti "spacciati" dal Governo per tutela della privacy o degli interessi dei cittadini.
Questo si chiama "Popolo della Libertà"!
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