Il sistema-Italia è messo a dura prova non tanto dal verificarsi (inevitabile) di una serie di casi di febbre da coronavirus tutto sommato insignificanti nel numero diagnosticato e nei decessi che ne sono conseguiti, piuttosto dall'allarmismo creato e alimentato da un altro sistema, quello politico-mediatico, evidentemente interessato a sfruttare una presunta emergenza sanitaria per trasformarla in opportunità politico-elettorale e far cadere il governo in carica presieduto dal prof. Giuseppe Conte. Il fuoco incrociato di Tv e Stampa in simbiosi con alcuni leader politici, ha letteralmente messo in crisi il Paese minandone l'immagine e compromettendone l'economia che ha subito una brusca frenata innanzitutto nel settore turistico e, a seguire, in tutti gli altri comparti a conferma che le criticità in una società globalizzata non sono mai circoscritte e producono danni a 360gradi.
Il primo e più urgente problema non è certamente quello di natura sanitaria, piuttosto quello di una comunicazione che, nella stragrande maggioranza dei casi, ha letteralmente smarrito il senso del proprio essere e in dispregio di qualunque deontologia ed etica si è asservita a logiche di parte provocando danni incalcolabili al Paese e alla sua stessa credibilità, circostanza altrettanto grave per gli interessi generali e di tenuta democratica delle istituzioni. Su questo aspetto l'Ordine dei Giornalisti, se ancora ha un senso e una funzione come istituzione professionale, ha l'obbligo di adottare seri provvedimenti di censura, e non solo, nei riguardi delle testate giornalistiche di qualunque genere, dei direttori responsabili e degli autori di articoli, servizi e programmi che in modo strumentale hanno concorso a rappresentare una situazione inveritiera del Paese arrecando danni incalcolabili all'Italia. Ciò in ossequio a una logica oltre che a un dovere di esercizio responsabile della professione il cui interlocutore privilegiato resta il cittadino, lettore o spettatore che sia, comunque il destinatario di un'informazione che dev'essere quanto più possibile obiettiva e asettica da interessi di parte. Se vogliamo salvare il giornalismo è necessario fare pulizia in casa nostra prima che davvero sia troppo tardi!
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