giovedì 22 luglio 2010

"Un Paese in affanno tra povertà e corruzione"

Il Paese fatica tra errori, omissioni, tensioni e ritardi. E anche qualche refuso. La povertà aumenta, le famiglie non ce la fanno ad arrivare a fine mese, il calo demografico è drammatico. Siamo una media potenza in declino. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, avvisa che tra la gente serpeggia una preoccupazione "seria e pungente". Ha ragione. C'è una fascia di popolazione che ha ben poco da risparmiare. Obiettivamente, è in grande affanno.
I vescovi hanno proposto un' agenda di speranza per il Paese. Ma chi dà una mano su questo versante? Non certo la politica, prigioniera di sè stessa. Accecata da questioni più private che pubbliche. Che non sono prioritarie per chi fatica a vivere. Ma neanche la coesione del Paese è all'ordine del giorno, nonostante i ripetuti appelli del presidente Giorgio Napolitano. La mediazione, come arte della politica, è sparita dall'orizzonte. Si propongono, quasi ogni giorno, ricette magiche. Formule incomprensibili alla gente, che prende le distanze dalla politica. Il maggior partito, presto, sarà quello degli assenteisti. Il bene comune da amministrare nell'interesse di tutti, è considerato "patrimonio privato" dai politici. Da spartirsi tra i soci, che si sono impossessati dello Stato. Il bavaglio alla stampa (cui si tagliano anche le agevolazioni postali) e una magistratura "soggiogata" eviteranno il rischio di "mettere a nudo il re" e i suoi affari. C'è un problema di prospettive da indicare. E di coerenza personale da implementare. Invece, assistiamo a "comportamenti per lo più narcisistici, quando non addirittura adolescenziali": sono sempre parole del cardinale Angelo Bagnasco. E chi non ci sta è fuori. La selezione della classe polirica è al ribasso: meno si è coerenti (cioè, più si è servili) e più si scalano i gradini del potere. Complice una legge elettorale (da riformare quanto prima!), che lascia ai segretari di partito la scelta dei parlamentari.  Così che nei Palazzi del potere s'aggirano "nani e ballerine". "L'affezione per la cosa pubblica", ha ricordato ancora Bagnasco in un'intervist all'Osservatore Romano, "sta scemando.  E sempre più rarefatto è il consenso attorno al bene comune, privilegiando ciascuno beni di piccolo cabotaggio senza prospettiva alcuna". Parole pesantissime, fatte scivolare via subito.
Ecco perchè il vero problema, oggi, è la selezione della futura classe politica. Anche quella d'ispirazione cristiana, come aveva chiesto il Papa, un anno fa. La Chiesa è troppo appassionata del bene comune per disinteressarsi della politica. Ma quella "alta", che è la massima espressione di servizio e carità. Non certo quella partitica, che è solo "affare", avendo perso di vista l'etica.
Il filosofo Vito Mancuso ha citato, di recente, una frase di Aristotele: "Il vero uomo politico è colui che vuole rendere i cittadini uomini dabbene". Di sicuro. non lo è chi usa il potere per fini personali.

Questo è l'editoriale PrimoPiano che il settimanale Famiglia Cristiana N°30 del 25 luglio pubblica a pag. 3 e che merita un'attenta lettura e riflessione da parte della politica, ma anche del resto del mondo della comunicazione militante che non si riescono a leggere il malessere sociale ed economico della famiglia italiana diventato malessere politico e di cui il settimanale diretto da Antonio Sciortino si fa interprete con quest'articolo di straordinaria lucidità ed incisività.

C'è qualcosa che, nonostante tutto, sta cambiando nella società italiana ma di cui si stenta a prendere coscienza da parte di troppi col rischio di ritrovarsi in un Paese distonico e di non riuscire a comprenderne le ragioni, nonostante tutto!

venerdì 9 luglio 2010

Perchè non vediamo il "Nerone" che c'è in lui?

Oggi è la giornata del "bavaglio autoimposto" col quale il mondo dell'informazione intende denunciare, nella sua quasi totalità, i rischi connessi all'approvazione di questa legge-bavaglio per la quale effettivamente saranno introdotte norme molto restrittive e penalizzanti ai fini di un corretto e completo esercizio di informazione e quindi di critica che rappresenta l'anima della professione giornalistica.
Giornalisti nel mirino, ma anche Editori i quali sicuramente da questa legge fatta da un Premier Imprenditore e al momento anche titolare della delega alle attività produttive ricavano danni e limiti alla loro attività imprenditoriale sotto molteplici aspetti.
Per la Magistratura e per le Forze di Polizia le conseguenze sono altrettanto gravi perchè ne mortificano l'azione di contrasto al crimine organizzato (camorra, mafia, 'ndragheta, delinquenza comune) e al nuovo crimine organizzato rappresentato dalla politica-connection che ogni giorno e in ogni settore lucra ai danni del Paese che è ostaggio di un sistema politico corrotto e quindi incapace di dare le risposte alla gente in termini di azioni di governo, tutte subordinate alla salvaguardia degli interessi della lobby di potere trasversale che ormai occupa in modo stabile lo Stato. Sul fronte dell'opposizione parlamentare c'è ormai un vuoto quasi assoluto frutto di un'incapacità di organizzare una controffensiva sostenuta da idee forti e condivise, ma anche dai tanti errori che l'attuale opposizione ha commesso quando è stata al governo e quando altrettanto male ha operato non solo rispetto al mondo dell'informazione, ma in quasi tutti i campi.
Insomma un'Italia che non sa più indignarsi, incapace di difendersi dalla pervadenza ossessiva di un Capo del Governo che, forte delle proprie ricchezze, compra tutto e tutti.
In questa giornata di silenzio ovviamente non hanno scioperato le testate sotto controllo berlusconiano o di diretta proprietà. La scelta di questo silenzio non è stata la forma di protesta più efficace, ma forse era la sola che poteva far registrare un'adesione massiccia.
Abbiamo allora letto una testata del fronte "crumiro", quello che non aderisce allo sciopero per ragioni di bottega...LIBERO, il quotidiano diretto da Maurizio Belpiero, che ci ha tenuto a evidenziare che sulla questione delle intercettazioni bisogna assolutamente evitare che la vita privata degli indagati finisca in pasto all'opinione pubblica ed ha discettato sull'argomento per avvalorare la tesi dei sostenitori della legge-bavaglio.
Quello che invece mi ha colpito di più è l'articolo firmato da Giampaolo Pansa e intitolato: "Le radici dell'odio contro Berlusconi". Ebbene Pansa, giornalista e scrittore di cui ho sempre avuto stima e anche amicizia personale, mi sembra ormai preda di un revisionismo intellettuale pro-Berlusconi che non ha ragion d'essere per l'uomo e per il giornalista che è stato e che è Pansa il quale pure è riuscito, con i suoi romanzi storiografici, a rappresentare una lettura diversa dell'Italia fascista e del dopoguerra dando così un prezioso contributo all'affermazione della cosiddetta verità storica. Il troppo, peràòè troppo...Non ce lo vedo Pansa nei panni di un Bondi, di un Ferrara e di tutte quelle espressioni intellettuali di sinistra (con la buona pace di Daniele Capezzone che è semplicemente una figura di merda vivente per quello che dice e per come lo dice, non rendendo neanche un buon servizio al Padrone!) approdate alla corte del Premier-Caimano...
Non è possibile sostenere le 5 ragioni del presunto odio verso Berlusconi tutelandosi dietro il fatto di aver chiesto, qualche giorno prima, a Berlusconi e a Bossi di dimettersi...Con tutto il rispetto per l'amico Giampaolo, del suo invito Berlusconi se ne fa un baffo come dei centinaia di articoli che ha scritto in altre stagioni. Il problema vero è proprio invece la capacità di contaminazione che Berlusconi conferma di avere nei confronti di qualunque cosa e di qualunque persona. Sarà il fascino del potere, saranno i soldi con cui può comprare tutto, saranno le sempiterne virtù amatorie complice la meccanica di una "pompetta gonfia pene" (post intervento alla prostata), quest'uomo fa il bello e il brutto dell'Italia, ma soprattutto fa i porci comodi suoi delle istituzioni repubblicane e dello Stato in tutte le sue forme ed espressioni...
Questo non ci sta bene che lo faccia Berlusconi o che lo faccia chiunque altro, a prescindere dalla collocazione politica (?).
Quant'è brutta quest'Italia...Eppure Berlusconi ha prestato la propria voce allo spot di promozione televisiva del Ministero del Turismo (Brambilla) e nessuno grida allo scandalo? Ma vi sembra possibile che l'Italia e gli attori principali del turismo debbano affidare alla voce del Capo del Governo la promozione di luoghi e bellezze del nostro territorio? La megalomania assoluta di quest'uomo, assecondata in modo assolutamente acritico dalla corte, lo rende sempre più simile a Nerone...
Questo è il pericolo che anche il buon e vecchio Pansa mostra di non voler vedere...forse per ragione di pensione!

lunedì 31 maggio 2010

La nuova battaglia per affermare la "forza delle idee"!

Su "L'espresso" in edicola questa settimana il servizio di copertina è dedicato alla cosiddetta "legge-bavaglio" con gli interventi di Umberto Eco e Roberto Saviano. Sullo specifico argomento sono perfettamente daccordo con entrambi, quel che invece mi ha colpito e mi ha acceso una lampadina in testa stimolando questa riflessione è la seguente risposta alla domanda posta dal giornalista: "Quindi lei intende avere una posizione politica solo su alcuni temi?". Saviano risponde così: "Si, in questo senso io faccio politica, nel senso della battaglia delle idee. Mi sento fortuntato e privilegiato: ho uno spazio autonomo per farlo. In genere chi cerca la battaglia delle idee deve scontare il dazio se non la gogna della militanza di un partito, il che comporta doversi scontrare con minuzie amministrative, liste e grane organizzative...".
Ho compreso finalmente che cosa significa "inaffidabilità" nel lessico partitico, anche quello che ho vissuto direttamente nel corso della pluriennale esperienza politico-amministrativa dalla quale mi sono spontaneamente allontanato nel 2005 dimettendomi dalla carica di presidente del consiglio comunale di Piano di Sorrento (Na) dopo circa 23 anni di impegno pubblico.
A cinque anni di distanza c'è ancora qualcuno che si ostina a voler leggere in chiave politico-partitica alcune scelte e alcune iniziative che, per quanto mi riguarda, sono il coerento prosieguo, in altre forme, di una visione politica fondata per l'appunto sulla "battaglia delle idee" e che ho sviluppato in tutti i contesti nei quali ho operato per pubblico servizio.
Chi difende le idee con atti e comportamenti coerenti improntati al rispetto delle regole e degli interessi generali è sistematicamente considerato "inaffidabile" per il contesto politico-partitico, sia di destra sia e forse soprattutto di sinistra dove l'ipocrisia è sicuramente più forte e profonda!
Per questa gente, soprattutto per quelli che si ostinano a mascherarsi di fronte ai fallimenti della propria parte politica e spesso anche personali, è inconcepibile che qualcuno ritenga subalterni i partiti o le nuove formazioni politiche rispetto alle idee, quelle proprie e quelle altrui! 
Ne scaturisce, per questa genete, che queste persone debbano restare ai margini della vita e dell'impegno politico, perchè non avendo termini e argomenti di negoziazione sono difficilmente trattabili e quindi condizionabili!
Questa è, a mio avviso, una delle ragioni del fallimento del centro-sinistra italiano a tutti i livelli. Per quanto mi riguarda l'ho sperimentato sul campo e sul territorio e posso dire, a ragion veduta, che esso costituisce una minaccia altrettanto grave per la tutela degli interessi generali come il malcostume di tanta parte del centro-destra.
Come porre rimedio a questo problema? Soltanto rafforzando queste idee e lavorando sul piano culturale per realizzare una sana contaminazione in grado di accrescere la forza delle idee, di queste idee!

venerdì 21 maggio 2010

L'avventura con "L'Informatore Scolastico", la rivista della scuola italiana dal 1957


A cinquant'anni diventare direttore responsabile di un'antica rivista di informazione specialistica qual è "L'INFORMATORE SCOLASTICO" è una sfida che affrontiamo forti di una pluridecennale e variegata esperienza, umana e professionale, ma con la consapevolezza di dover lavorare molto rendendo però, nello stesso tempo, un servizio alla comunità. In particolare ai giovani, ai giovanissimi e a chi dall'Università guarda al mondo del lavoro... E' pur vero che allo stato questi giovani e giovanissimi non rappresentano il target di riferimento della rivista, ma ci auguriamo che possano diventarlo in futuro, soprattutto che possano ricavarne un beneficio indiretto grazie al nuovo protagonismo che vogliamo garantire alla scuola italiana e a tutti i suoi attori, docenti e studenti, a tutti i livelli dell'organizzazione scolastica. E' questa la prima e a mio avviso importante rivoluzione del nostro progetto che trasforma questo antico e nobile "contenitore" di informazioni a carattere istituzionale - normativa scolastica - in un luogo dove parlare di scuola, far  parlare la scuola, dar voce a una comunità che forse, per numero e interessi coinvolti, è la più grande del Paese perchè riguarda milioni di famiglie, riguarda genitori e figli, dirigenti scolastici e docenti, personale non docente, Università e mondo della ricerca. Insomma tutte le persone e tutti i luoghi dove si studia, dove si sviluppa cultura e formazione, la è presente un pezzo di questa comunità che è in grado di contaminare ogni altra comunità o espressione e forza sociale, civile, culturale, economica e politica. Una comunità dalle straordinare potenzialità cui da sempre compete la funzione di "costruire" i cittadini adulti del futuro, le nuove classi dirigenti, i nuovi anelli della spina dorsale della Nazione, sul piano professionale, imprenditoriale, politico.
Per oltre vent'anni ho vissuto dall'interno anche il sistema politico-istituzionale e quello associativo-imprenditoriale e credo che sia quasi impossibile un rinnovamento dall'interno, cioè per autoconsapevolezza degli attori sulla necessità di cambiare...nell'interesse di tutti. Nella scuola, invece, è possibile educare e formare i cittadini-adulti del domani a quei valori di democraziapluralismo grazie ai quali si diventa e ci si sente cittadini dell'Europa e del Mondo e si hanno i titoli e le capacità per assumere responsabilità e per cambiare un sistema allo stato refratario al cambiamento. Per questo è nella scuola che può e che deve maturare un processo di cambiamento, che parta dall'istruzione che abbiamo scelto anche come titolo di copertina del primo numero del nuovo Informatore. Senza istruzione, senza cultura e senza formazione non ci sono prospettive per il futuro individuale e collettivo. L'istruzione, che significa conoscenza, emancipa l'individuo e le comunità, consente loro di comprendere e di valutare, cioè di scegliere. E questo è il principale timore di ogni dittatura, di ogni potere che si fonda sull'esclusione dei più dalla partecipazione. Ecco perchè è alla scuola e alle famiglie italiane che oggi spetta il compito più gravoso nella costruzione di una nuova Italia. Ecco perchè abbiamo scelto una formula editoriale e giornalistica che supporti questi attori nella loro impresa, riconoscendogli un protagonismo che significa capacità di farsi sentire ed ascoltare, di confrontarsi e di proporre, di analizzare e di criticare. Se la cultura, l'istruzione, la formazione restano ai margini del processo di crescita delle nuove generazioni allora non c'è futuro, nè può esserci perchè il futuro lo si costruisce innanzitutto con la conoscenza.
Mi auguro di riuscire a dare un piccolo, ma utile contributo, a questo progetto per l'Italia futura anche attraverso questo strumento che è aperto al contributo e alla collaborazione di chiunque abbia cuore le sorti del Paese e delle nuove e future generazioni per le quali intraprendiamo un percorso di "sostenibilità" con tutti i mezzi che abbiamo ancora a disposizione.

mercoledì 19 maggio 2010

Criminale è chi informa...non chi ruba! Lo ha deciso il Governo Berlusconi


Il Governo Berlusconi imbavaglia la stampa italiana, mortifica la libera informazione e fa un regalo gigantesco alla criminalità organizzata, camorra, mafia e ndragheta oltre a tutti i delinquenti abituali che hanno davvero il timore di essere intercettati e quindi scoperti nei loro loschi affari.
Ora il problema serio è che gli Italiani, al momento, non si rendono conto dei rischi che corre la democrazia per questi ed altri provvedimenti "spacciati" dal Governo per tutela della privacy o degli interessi dei cittadini.
Questo si chiama "Popolo della Libertà"!

sabato 24 aprile 2010

Scontro Berlusconi-Fini...La grande sfida e i soliti ladroni!

Lo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini in Direzione Nazionale del PDL sotto gli occhi delle telecamere non può essere liquidato nel centro-destra coi numeri della "sconfitta politica interna" del Presidente della Camera perchè quanto accaduto, nei contenuti e nelle forme, i problemi sollevati e la crudezza con la quale i due leader si sono rinfacciati accuse e responsabilità dovrebbero essere sufficienti a "risvegliare" gli assopiti e narcotizzati cittadini italiani.
Si sono confrotnate due personalità forti, due interpreti di visioni opposte della politica e del governo, due culture indisponibili a confondersi l'una nell'altra perchè inevitabilmente una delle due soccomberebbe!
Per di più si sono sentite dal Presidente Fini parole che nessun oppositore di Berlusconi ha mai pronunciato con tanta chiarezza e lucidità, tant'è che hanno provocato la reazione inconsulta del laeder massimo che col suo immediato intervento di replica a Fini ha dimostrato di essere a digiuno dei meccanismi essenziali della vera politica e di un capo partito: quello di saper ascoltare tutti, far svolgere il dibattito e affidare a una meditata riflessione conclusiva le risposte agli attacchi e alle accuse che gli sono state rivolte. Qui non abbiamo visto il politico-Berlusconi, ma l'uomo Berlusconi insofferente alle contraddizioni e alle opinioni opposte alle proprie, il Capo che si ritiene, evidentemente a ragione, il proprietario assoluto e indiscusso del partito, del pensiero e delle azioni di chi in esso e per esso opera per esclusiva sua suprema volontà. Tutto il resto non appartiene alla cultura politica e personale di Berlusconi che non ha l'equilibrio, la saggezza e quella dose di affidabilità che ne potrebbero fare un garante degli interessi nazionali.
Questo lo sa bene il suo entourgae, lo sanno bene le persone che gli ruotano attorno per coltivare rendite di posizione. E' stato semplicemente disgustoso assistere al dono che Berlusconi ieri ha fatto all'On. Ignazio La Russa di un SUV russo all'indomani di quanto accaduto.
Ha mandato un messaggio chiaro al suo popolo e al popolo italiano: io premio chi sta con me, chi è contro li distruggo! E questo è un uomo che può governare il Paese con la buona pace di fans che neanche sanno che cosa significa avere una così alta responsabilità?
Oggi Fini rappresenta il principale garante degli interessi nazionali dell'Italia e dobbiamo averne o prenderne piena coscienza. E' l'unico leader di partito in grado di contrapporsi elettoralmente a Berlusconi se nascesse la grande alleanza per salvare l'Italia, con Casini, Montezemolo e anche un PD che ha perso la rotta e che ha bisogno di reinventarsi. Senza escludere Di Pietro e quelle altre forze che intendono essere protagoniste di una "nuova resistenza" in nome della democrazia, del pluralismo, contro il malgoverno e le malversazioni perpetrate da affaristi vestiti da politici.
L'ultimo scandaloso episodio di malapolitica vede coinvolto il Ministro delle Attività Produttive Claudio Scajola che avrebbe acquistato un mega appartamento a Roma, alle spalle del Colosseo, da intestare alla figlia per la modica cifra di 1,5 milioni e mezzo di euro di cui 900 versatigli dall'arch. Zampolini . La Guardia di Finanza ha ricostruito l'intera operazione - ovviamente smentita dal Ministro - che riportiamo così come illustrata dalla stampa.
"...il prezzo d'acquisto della casa (600mila euro) è farlocco. I proprietari vendono infatti per 1 milione e mezzo e per non pagare le imposte per intero ottengono 900mila euro in nero. Il secondo problema - cruciale per l'incheista - è che quei 900mila euro di nero non escono dalle tasche dell'acquirente (Scajola), ma da quelle dell'architetto Zampolini. La Finanza, infatti, scopre e documenta un'ingenuità dei venditori. Chi normalmente chiede del nero sulla compravendita di appartamenti, pretende contanti. O, se non è possibile, provvede poi in qualche modo a occultare l'incasso degli assegni circolari che normalmente li sostituiscono per evitare che si psosa risalire a chi quegli assegni li ha versati e alle ragioni per cui l'ha fatto. Ebbene, i venditori della magnifica casa alle spalle del Colosseo, quel pagamento in nero non riescono o forse non ritengono di doverlo occultare. Perchè la Finanza scopre che il giorno stesso del rogito, in concomitanza del "pagamento" in chiaro di 600mila euro da parte di Scajola, i venditori mettono all'incasso assegni circolari per 900mila euro a loro intestati e tratti dai conti di Zampolini (circostanza questa per la quale le attnzioni della GdF si sono rivolte anche al notaio che firmò quell'atto)...".
Se non ci disgustano queste cose che altro aspettiamo?

venerdì 2 aprile 2010

E' nata "La Mia Penisola"...Uno spazio dove commento la politica locale!

Da quattro settimane è nelle edicole un nuovo settimanale di attualità e politica edito in Penisola Sorrentina per iniziativa di un giovane e dinamico imprenditore, Daniele Fiorile, e diretto da un altrettanto giovane e dinamico collega, Giuseppe Damiano: "La Mia Penisola".
Mi hanno chiesto una collaborazione per il commento dei fatti politici che ho apprezzato e accettato di fare per due ordini di motivi: primo perchè incoraggiare e sostenere una nuova iniziativa giornalistica col taglio editoriale che Damiano e Fiorile hanno scelto mi è sembrato giusto e quasi doveroso; secondo perchè sono slegati da interessi politici di parte e quindi intendono "ragionare liberamente" su uomini e amministrazioni.
A questo punto siam partiti e credo che i primi quattro numeri abbiano già confermato le impressioni e le aspettative iniziali, mie e dei lettori.
Vi propongo perciò, dopo un lungo silenzio su questo spazio, l'articolo che ho scritto su queste elezioni regionali in riferimento ai risultati di Marco Fiorentino e alla partita giocata da Pietro Sagristani.
"Il responso delle urne è stato impietoso per Marco Fiorentino, ex sindaco di Sorrento in predicato di assurgere al seggio regionale nella lista del PDL cui è approdato dopo una stagione di forti conflitti interni al partito sorrentino. A leggere il voto, comune per comune, si capisce perché Fiorentino ha “toppato” l’appuntamento decisivo della sua carriera politica: Sorrento l’ha tradito, non gli ha tributato quel consenso plebiscitario che sarebbe servito a fare la differenza e a portarlo a conquistare il seggio regionale piazzandosi nei magnifici 13 del centro-destra napoletano che siederanno nel consiglio regionale presieduto da Stefano Caldoro.
Con l’insuccesso alle regionali cala il sipario sul decennio e più di Fiorentino alla guida della Città del Tasso dove, dal 30 marzo, siede Giuseppe Cuomo. L’ex sindaco ha infatti racimolato poco più di ottomila voti, classificandosi al 18° posto nella lista regionale del PDL che, guidata dalla Ministra Mara Carfagna, ha fatto il pienone di seggi. Sorrento a Fiorentino ha espresso 2861 voti di preferenza, molto al di sotto delle sue aspettative visto che puntava a un risultato di almeno 4500-5000 voti indispensabili per coltivare sogni di gloria. Gli altri Comuni della Penisola hanno diversamente concorso a formare lo zoccolo duro, sul piano elettorale, di Fiorentino, ma a conti fatti non è servito. A Massalubrense sono stati in 1098 a votare per Fiorentino; 852 a Piano di Sorrento; 461 a Sant’Agnello; 355 a Meta; 445 a Vico Equense. Altri voti di preferenza li ha raccolti a Castellammare di Stabia (369), ad Acerra (216), a Ercolano (57), ad Afragola (62), ad Anacapri (47), a Bacoli (42), a Gragnano (299), a Pimonte (204). A seguire preferenze sparse più o meno omogeneamente sul territorio, ma insufficienti a trasformare Fiorentino in un consigliere regionale. Nel PDL sorrentino, per la verità, non si respira aria di sconfitta per la mancata elezione regionale di Fiorentino. Qualcuno azzarda un ragionamento: “…si è misurato ed ha fallito! Ora il Partito si libera della sua presenza perché alla prova decisiva, nonostante tutto, è venuto meno…”. In fondo la mancata elezione di Fiorentino alla regione fa tirare a tutti un sospiro di sollievo perché, diversamente, il suo peso sulla politica comunale sarebbe cresciuto ai danni di chi intende voltar definitivamente pagina rispetto alla sua gestione del Palazzo. Sprizza soddisfazione per il risultato elettorale regionale dell’UDC il consigliere provinciale Pietro Sagristani, da sempre acerrimo avversario di Fiorentino, il solo ad auspicare “coram populi” la bocciatura del sindaco di Sorrento. In effetti per Sagristani, che secondo attenti osservatori, non sembra mai sbagliare una mossa sul piano politico, si apre una stagione decisiva per il suo futuro politico. Sgomberato il campo da quella che poteva rivelarsi una presenza ingombrante (Fiorentino alla regione, ndr), per Sagristani si tratta di verificare a breve il rispetto degli accordi pre-elettorali tra UDC e PDL alla Provincia di Napoli dove si prepara il rimpasto dell’esecutivo presieduto da Luigi Cesaro. Sagristani dovrebbe essere promosso subito in giunta provinciale e ottenere anche la delega di vice presidente in base agli accordi sottoscritti con l’On. Ciriaco De Mita di cui Sagristani è un pupillo.
Se quella di Fiorentino è stata una delusione, per Flora Beneduce, primario ospedaliero a Vico Equense e risultata la 2° dei non eletti, il responso delle urne assomiglia ancora di più a una beffa. Potrebbe tornare nel grande giro in caso di dimissioni o di sopraggiunte incompatibilità con incarichi assessoriali da parte di consiglieri neo letti, ma Caldoro sembra intenzionato a nominare in giunta solo i consiglieri regionali eletti, mettendo praticamente fine al mercato del consenso inaugurato da Antonio Bassolino.
Abortite tutte le altre candidature – dal PD ai Radicali e all’Udeur – la Regione per la Penisola Sorrentina resta un miraggio e il neo sindaco Cuomo con gli altri colleghi della Penisola dovrà prodigarsi per consolidare alleanze con i nuovi vertici regionali al fine di veder rappresentate nel governo regionale le istanze di una realtà peninsulare da troppi anni incapace di fare sistema, anche sul piano elettorale, per aggiudicarsi ruoli di responsabilità nei centri di governo e di comando. L’ultima speranza di assurgere a ruoli istituzionali di primo piano è unanimemente riposta in Pietro Sagristani, stando anche il clamoroso fallimento delle politiche elettorali dell’IDV di Nello Di Nardo e Antonio Palagiano, che da questo momento dovrà mettersi al lavoro per non mancare l’appuntamento con le prossime elezioni politiche che, a dispetto delle previsioni, potrebbero anche essere dietro l’angolo.