Le rivelazioni di Gaspare Spatuzza, superkiller della mafia, sui presunti rapporti con Berlusconi e Dell'Utri si stanno trasformando nell'ennesimo processo mediatico dove la ricerca della verità, che dovrebbe stare a cuore dei diretti interessanti innazitutto e quindi dell'opinione pubblica, finisce col passare in secondo piano e diventare quasi irrilevante per le implicazioni che ne derivano sulla società e sul Paese.
Eppure le accuse del pentito siciliano sul Premier sono sciocchezze rispetto a quanto dichiarato anni or sono da una Lega e da un Bossi scatenati nei confronti di Berlusconi. Si tratta delle stesse accuse, forse anche più gravi e circostanziate, che oggi Spatuzza rivolge al duo Dell'Utri-Berlusconi e a nessun giornalista o giudice salta in mente di "convocare" i vertici della Lega, Bossi in testa, per chiedergli conto di queste accuse?
Inoltre si ascoltano e si amplificano "luoghi comuni" contando sulla grande ignoranza e non conoscenza di storia, fatti, persone, circostanze.
A questo punto Spatuzza stesso potrebbe chiamare in causa i vertici leghisti a conferma delle proprie accuse visto che 11 anni fa campeggiavano su tutti i giornali e nei comizi di Bossi&Co e nessuno, nè Berlusconi nè dell'Utri, hanno sporto denunce.
Allora leggiamo:
Il 27 ottobre 1998 usciva questo articolo su "La Padania", organo di stampa ufficiale della Lega Nord, firmato da Matteo Mauri.
"A Palermo hanno preso un meneghino per rappresentare i loro interessi. La verità è che se cade Berlusconi cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi.” Bossi rincara la dose dal Congresso federale della Lega: “il capo di Forza Italia parla meneghino ma nel cuore è palermitano”. «La Fininvest è nata da Cosa Nostra».
Lo tengono in piedi perché rappresenta i loro interessi al Nord, è il loro “figlio di buona donna”.
La guerra è aperta da tempo. Ma ora entra in campo l’artiglieria pesante. E se alle accuse di mafia che da tempo Bossi lancia contro Berlusconi, il Cavaliere risponde col silenzio, adesso il Senatur ha deciso di alzare il tiro. «Tanto per essere chiari, per far capire alla gente», replica ad un congressista che aveva criticato la «politica dell’insulto» del segretario leghista. L’attacco di Umberto Bossi a Silvio Berlusconi è durissimo. Il segretario della Lega Nord nel corso del suo intervento al Congresso straordinario del Carroccio, ha più volte dato del “mafioso” a Berlusconi. Da tempo il leader leghista, durante gli innumerevoli comizi, aveva indicato nel Cavaliere «l’uomo di Cosa Nostra». Al congresso, la tesi è diventata ufficiale. «L’uomo di Cosa Nostra» viene citato decine e decine di volte. E con lui tutte le aziende che fanno capo al leader di Forza Italia. L’anomalia italiana è lì: se ne devono convincere in primo luogo tutti i delegati, poi l’opinione pubblica.
«La Fininvest – ha affermato Bossi – ha qualcosa come trentotto holding, di cui sedici occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano (la Banca Rasini, l’origine delle fortune di Berlusconi, è stata definita da Michele Sindona "la banca della mafia". Sindona viene ucciso nel 1986 - ndr). E a Palermo hanno preso un meneghino per rappresentare i loro interessi. La verità è che se cade Berlusconi cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi». Se l’ex-Capo dello Stato Francesco Cossiga negli ultimi due giorni è andato giù durissimo nei confronti del Cavaliere, Bossi non è certo stato da meno. Anzi, ha alzato il tiro, entrando anche nei dettagli, quando ha parlato della Banca Rasini, delle holding occultate, della nascita della prima tv berlusconiana, del partito degli azzurri. «Un palermitano – ha affermato Bossi – è a capo di Forza Italia. Perché Forza Italia è stata creata da Marcello Dell’Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord».
Eppoi ancora, come in un crescendo: «Palermo ha in mano le televisioni, è in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord»; «Silvio è uomo della P2, cioè del progetto Italia»; «La Banca Rasini è la banca di Cosa Nostra a Milano»; «Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì»; «Berlusconi parla meneghino ma nel cuore è un palermitano».«L’uomo di Cosa Nostra»: Bossi, nelle tre ore d’intervento, ha indicato spesso il disegno dietro il palco in cui era raffigurato alle spalle di Berlusconi, un sicario siculo con lupara e coppola. Dopo aver ricordato i molti «giovani del Nord morti per droga», Bossi ha aggiunto: «Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che “pecunia non olet”.
C’è denaro buono che ha odore di sudore, e c’è denaro che ha odore di mafia (guarda un po’, la stessa cosa che disse Travaglio, ma Travaglio fu denunciato da Berlusconi, non divenne suo alleato di Governo - ndr). Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Ecco il punto».
Il nostro intento è di capire, cercare di capire oggi, con gli elementi che abbiamo in mano, che cosa è successo nel nostro Paese e soprattutto che cosa può ancora succedere in un clima politico così teso.
E' evidente che si sta giocando anche una guerra tra "clan politici", interno alle stesse famiglie (il centro-destra da un lato e il centro-sinistra dall'alto) e se le pistole, i fucili, le bombe non compaiono in scena esse prendono altre forme. La mafia è il convitato eccellente di queste guerre e presenta il conto a chi è venuto meno ai patti, agli accordi, a chi ha tradito e che forse pensa pure di sbarazzarsene arrestando tutti i mafiosi in circolazione. Come capitò ad Andreotti stando alle sentenze giudiziarie dei suoi processi.
E' una resa dei conti che dobbiamo mettere, appunto, in conto perchè Buscetta, il primo pentito di mafia che parlò al giudice Falcone, all'epoca gli disse che sui rapporti mafia-politica era difficile e pericoloso fare dichiarazioni e rivelazioni. Molti politici, anche mafiosi, sono stati ammazzati per esser venuti meno ai patti o aver tradito i Capi di Cosa Nostra. Uccidere non significa solo togliere la vita...significa anche scoprire le carte segrete di un accordo!
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