lunedì 9 novembre 2009

Sul crocifisso sono daccordo con Marco Travaglio, ma Scalfarotto (PD) dice no!

Il giornalista-scrittore Marco Travaglio è quello che, meglio di ogni altro nel tambureggiar dei cannoni fino alla squallida esibizione della Santanchè in televisione, ha espresso un'opinione suffragata da un serio ed ampio ragionamento sull'opportunità di non rimuovere dalla scuole e quindi da ogni altro luogo il crocifisso.
Su "Il fatto quotidiano" del 5 novembre ha scritto un editoriale dal titolo: "Ma io difendo quella croce" di cui riproponiamo i passi salienti.
"...Se dobbiamo difendere il crocifisso come , tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare).
Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. E' da duemila anni uno sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L'immagine vivente di libertà e di umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all'ingiustizia, ma soprattutto di laicità ("date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio") e gratuità ("Padre perdona loro perchè non sanno quello che fanno"). Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all'asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai mussulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l'ideologia più pagana della storia, il nazismo - l'ha ricordato Antonio Socci - a scatenare la guerra ai crocifissi. E'significativo che oggi nessun politico nè la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo. Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni ottanta scrisse: "Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E' l'immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente...Perchè mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli.
A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola". Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi e nessuno - ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia - si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso.
Ma, all'uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo. Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l'8 per mille, a batter cassa pe rle scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween e le manca il tempo per quell'uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali".
E veniamo al battesimo politico del neo vice segretario nazionale del PD, Ivan Scalfarotto, che sull'argomento ha dichiarato: "...I crocifissi? Via dalla scuole e via soprattutto dai tribunali. la giustizia si amministra in nome del popolo italiano e deve essere uguale per tutti. Anche per i non cristiani".
Si metta daccordo con il suo segretario Pierluigi Bersani che appena qualche giorno fa aveva detto esattamente il contrario e cioè che il crocifisso deve rimanere nelle scuole...
Insomma questa "politica nuova" del PD comincia male, a nostro avviso, su argomenti delicati...E certe "promozioni politiche", come quelle di Scalfarotto, a nostro avviso sono discutibili perchè destinate solanto ad animare contraddizioni, ad accrescerne l'inaffidabilità rispetto a un elettorato che, sicuramente stressato da Berlusconi&Co, non riesce a guardare con fiducia a quest'area democratica ambigua, senza veder pregiudicati alcuni valori il cui recupero è essenziale per voltar pagina nel nostro Paese e guardare con più serenità al futuro.

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