venerdì 2 ottobre 2009

A Roma per dire no alle norme del lodo-Alfano contro la libertà di stampa!

Sono quasi mezzo milione coloro che hanno sottoscritto l'appello dei tre giuristi in difesa della libertà di stampa che porterà in piazza a Roma centinaia di migliaia di persone, associazioni, sindacati per manifestare contro Berlusconi e contro il suo Governo. E' stata "Repubblica" a mobilitare queste masse e in corso d'opera la manifestazione ha finito col perdere l'originale significato perchè il Presidente Berlusconi ha querelato Repubblica e l'Unità innescando un meccanismo perverso i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Se si parla di libertà di stampa a rischio nel nostro Paese è perchè nel lodo-Alfano sono contenute precise norme che penalizzano severamente il libero esercizio dell'attività giornalistica oltre a mettere praticamente "fuori legge" i blogger che sicuramente animano l'espressione più autentica della libera informazione in Italia e nel mondo, un fenomeno incontrollabile per il potere politico e i cui effetti, alla lunga, possono risultare devastanti per qualunque potere.
Per questo nasce la manifestazione, per questo si protesta e si invoca il cambiamento di una legge sulla cui legittimità costituzionale tra qualche giorno dovrà esprimersi la Suprema Corte.
Una sentenza in grado di innescare un vero e proprio cortocircuito politico-istituzionale perchè lascerebbe privo di immunità l'attuale Capo del Governo sulla cui testa pendono procedimenti giudiziari molto seri. Tutto il resto è passato e passa in secondo piano e questo sicuramente non fa bene alla causa di chi effettivamente sta difendendo il proprio diritto a fare il giornalista e ad informare, ma anche semplicemente di tutelare il proprio spazio di libera opinione e di critica, sale per ogni democrazia.
Le querele a Repubblica e all'Unità da parte di Berlusconi rappresentano l'escalation di un fenomeno che ormai oppone il Governo, non solo il suo Capo, a un sistema di informazione non asservito o non controllabile.
Anzicchè argomentare, anche in modo forte e polemico, esponendo tesi e smontando quelle altrui con fatti, si sceglie la strada del soffocare quelle fonti considerate avverse, siano esse programmi televisivi di approfondimento e di indagine, siano testate giornalistiche schierate politicamente.
Insomma si tratta di un vero e proprio braccio di ferro tra poteri forti dove il cittadino gioca un ruolo di comparsa, funzionale all'audience dell'una o dell'altra parte, comunque strumentale.
A Roma si manifesta, a mio avviso, per dire no a tutte queste palesi violazioni delle libertà democratiche imposte con la legge-Alfano e per sollecitare il Parlamento a varare una norma che salvaguardi il diritto di libero esercizio dell'informazione dal potere che, ricorrendo alla giustizia civile, intende mettere a tacere quelle che giudica le "voci contro" avanzando istanze risarcitorie di centinaia e centinaia di migliaia di euro ed in pratica intimidendo gli operatori della comunicazione.
Tutto ciò è gravissimo perchè la pubblica opinione non ha percezione diretta di che cosa ciò significhi per le libertà individuali e collettive faticosamente conquistate e a durissimo prezzo e che devono essere salvagaurdate non solo da Berlusconi, ma da chiunque abbia interesse a ridurre gli spazi di autonomia e libertà di ciascuno di noi.
La rete rappresenta per i poteri forti, per coloro che temono il libero esercizio della critica e dell'opinione, una minaccia pericolosa e incontrollabile: perciò le norme del lodo-Alfano devono essere riviste e abolite, per non privarci delle nostre libertà che vanno sì esercitate con senso di responsabilità, ma che non possono trovare limiti assurdi così come oggi avviene.
Per questo protestiamo e proponiamo l'adozione di una normativa diversa e sicuramente l'esempio del Presidente della Camera Gianfranco Fini che ha rinunciato alle prerogative immunitarie del lodo-Alfano per rispondere in Tribunale alla querela di un Magistrato - Woodcock -  ha assunto un significato molto forte, tant'è che s'è meritato il ritiro della querela da parte del Magistrato che i nquesto modo ha voluto testimoniare rispetto per l'autonoma e responsabile scelta fatta da Fini. Oggi in Italia c'è bisogno di un po' di distensione e di gesta nobili se vogliamo recuperare una dimensione di comunità e vogliamo imparare a difenderci dai veri pericoli e dalle troppe minacce che incombono su di noi e ci ammazzano ogni giorno senza che spesso abbiamo gli strumenti per difenderci.

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