mercoledì 30 dicembre 2009

Auguri a Lorenzo Piras affinchè vinca questa dura prova cui è stato chiamato dal destino!

Per la prima volta dopo tanti anni domani non saluteremo l'anno vecchio e non brinderemo all'anno nuovo insieme all'amico e collega Lorenzo Piras nella storica tipografia "La Moderna" in via delle Rose.
Un appuntamento, quello delle 18.30 del 31 dicembre di ogni anno, nato quasi per caso ma assurto al rango di un vero e proprio rito, semplice ma carico di significati: innanzitutto quello della semplicità e della bontà di spirito dei padroni di casa, Lorenzo e di sua moglie Dora, che ha sanamente contaminato una schiera di amici sempre più numerosa ed entusiasta.
La saracinesca de "La Moderna" resterà perciò chiusa questo 31 dicembre 2009, come lo è da una decina di giorni a questa parte...Questa assenza diventa tanto più rumorosa da renderci per la prima volta veramente consapevoli del significato e del valore di questo gesto - il brindisi - e del suo contorno fatto di strette di mano, di abbracci e sorrisi, di auguri e di in bocca al lupo per l'anno che bussa alle porte!
In questi ultimi anni il sindaco di Piano, Giovanni Ruggiero, si è unito alla folta compagnia...Il brindisi ha così acquisito anche un tocco di istituzionalità, meritato e ancora più gradito perchè non richiesto, frutto soltanto di una forte sensibilità del primo cittadino che ha saputo riconoscere a Piras e al suo entourage quel ruolo di anima critica della comunità locale, sale prezioso per la partecipazione democratica del cittadino alla vita delle istituzioni locali.
Oggi preghiamo il Signore affincè Lorenzo riesca a vincerla questa difficile prova e possa al più presto rialzare quella saracinesca di via delle rose che rappresenta una luce nella notte del pensiero in un mondo sempre più restio a ragionare e a capire.
In tutti questi anni abbiamo potuto non solo conoscere, ma apprezzare la ruvidità caratteriale dell'amico Lorenzo la cui strenua lealtà e amicizia rappresentano qualità non più reperibili sul mercato delle moderne relazioni umane. Il nostro brindisi è perciò un auspicio affinchè Egli possa recuperare quella condizione di salute che gli consenta di continuare a dare tanto a tutti noi e a chiunque, vestito di umiltà, ne sappia apprezzare la straordinaria carica umana, morale e spirituale...
Si, anche spirituale...Perchè soltanto in un animo aperto, disponibile, scevro da pregiudizi pur nell'intransigenza morale più assoluta si realizzano le condizioni ideali per dare accoglienza in sè agli altri.

mercoledì 23 dicembre 2009

A proposito dell'aggressione a Berlusconi....

La politica invoca e predica un clima di pace, nei fatti fomenta odio e contrapposizione con le parole, con le dichiarazioni e con gli annunci dove il peggio che c'è in Italia si arroga il diritto di affermare le proprie verità come assolute! Insomma, stiamo vivendo una stagione difficile assai e ogni "mente pensante", cioè non asservita al regime e capace ancora di riflettere, vive il disagio e con esso la preoccupazione che si stiano perdendo "libertà" ritenute acquisite, inviolabili!
L'aggressione, o presunta tale, al Premier Silvio Berlusconi ha dato fiato al partito della repressione delle libertà democratiche il quale è da tempo al lavoro per costringere la libertà di espressione e di opinione dopo aver violato quella della partecipazione.
Se proviamo a ragionare senza pregiudizi su quanto è accaduto due settimane fa a Milano i conti non tornano...per troppe ragioni. Eppure neanche chi si oppone a Berlusconi osa dichiarare che forse l'episodio delittuoso di cui è rimasto vittima il Presidente del Consiglio nasconde un'altra verità, inconfessabile perchè metterebbe il Paese in ginocchio.
Io che da giovane ho fatto il pugile e so bene quali possono essere gli effetti di una rottura del setto nasale a seguito di contusione (o cazzotto), non posso credere che l'incidente di cui è rimasto vittima il Presidente non gli abbia provocato l'emorragia irrefrenabile che è caratteristica di questi episodi.
Se ci aggiungiamo i denti rotti e le altre ferite del viso che non sanguinavano, come dimostrano tanti documenti reperibili liberamente su internet è più che legittimo chiedersi se non si sia trattato di un'abile messa in scena utile a far uscire Berlusconi dall'angolo (altro termine preso in prestito dal gergo pugilistico!) in un momento troppo critico per il concentrarsi di inchieste e di accuse. Se il solo ipotizzare questo scenario per molti, i più forse, è uno scandalo allora dobbiamo convincerci che gran parte del lavoro volto ad annientare le sensibilità individuali è andato a buon fine. La gente ha portato il cervello all'ammasso e sceglie di convivere con una realtà mistificata piuttsto che con la verità che abbiamo stto gli occhi...ma che non vediamo!
Noi ci auguriamo sempre che Berlusconi davvero sia stato vittima di un'aggressione da parte di un pazzo...ci auguriamo sempre che le accuse dei mafiosi siano destituite di fondamento...ci auguriamo sempre che la lotta politica contro di lui sia il frutto dei un strategia complottistica del centro-sinistra che non sa rassegnarsi ad accettarlo come capo assoluto e induscusso del Paese!.
Noi ci auguriamo che Berlusconi sia l'interprete autentico dell'italianità...in modo da poter sostenere che tutto quanto di opposto o di diverso offra il nostro panorama italiano sia soltanto frutto del pregiudizio e del contrasto.
E soprattutto lasciateci liberi, noi cittadini, di pensare e dichiarare quello che più ci piace e confà alla nostra identità. Diversamente non ci saranno....vinti!

lunedì 7 dicembre 2009

Mafia e Politica, vogliamo capirne qualcosa di più al di là delle solite polemiche!

Le rivelazioni di Gaspare Spatuzza, superkiller della mafia, sui presunti rapporti con Berlusconi e Dell'Utri si stanno trasformando nell'ennesimo processo mediatico dove la ricerca della verità, che dovrebbe stare a cuore dei diretti interessanti innazitutto e quindi dell'opinione pubblica, finisce col passare in secondo piano e diventare quasi irrilevante per le implicazioni che ne derivano sulla società e sul Paese.
Eppure le accuse del pentito siciliano sul Premier sono sciocchezze rispetto a quanto dichiarato anni or sono da una Lega e da un Bossi scatenati nei confronti di Berlusconi. Si tratta delle stesse accuse, forse anche più gravi e circostanziate, che oggi Spatuzza rivolge al duo Dell'Utri-Berlusconi e a nessun giornalista o giudice salta in mente di "convocare" i vertici della Lega, Bossi in testa, per chiedergli conto di queste accuse?
Inoltre si ascoltano e si amplificano "luoghi comuni" contando sulla grande ignoranza e non conoscenza di storia, fatti, persone, circostanze.
A questo punto Spatuzza stesso potrebbe chiamare in causa i vertici leghisti a conferma delle proprie accuse visto che 11 anni fa campeggiavano su tutti i giornali e nei comizi di Bossi&Co e nessuno, nè Berlusconi nè dell'Utri, hanno sporto denunce.
Allora leggiamo:
Il 27 ottobre 1998 usciva questo articolo su "La Padania", organo di stampa ufficiale della Lega Nord, firmato da Matteo Mauri.
"A Palermo hanno preso un meneghino per rappresentare i loro interessi. La verità è che se cade Berlusconi cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi.” Bossi rincara la dose dal Congresso federale della Lega: “il capo di Forza Italia parla meneghino ma nel cuore è palermitano”. «La Fininvest è nata da Cosa Nostra».
Lo tengono in piedi perché rappresenta i loro interessi al Nord, è il loro “figlio di buona donna”.
La guerra è aperta da tempo. Ma ora entra in campo l’artiglieria pesante. E se alle accuse di mafia che da tempo Bossi lancia contro Berlusconi, il Cavaliere risponde col silenzio, adesso il Senatur ha deciso di alzare il tiro. «Tanto per essere chiari, per far capire alla gente», replica ad un congressista che aveva criticato la «politica dell’insulto» del segretario leghista. L’attacco di Umberto Bossi a Silvio Berlusconi è durissimo. Il segretario della Lega Nord nel corso del suo intervento al Congresso straordinario del Carroccio, ha più volte dato del “mafioso” a Berlusconi. Da tempo il leader leghista, durante gli innumerevoli comizi, aveva indicato nel Cavaliere «l’uomo di Cosa Nostra». Al congresso, la tesi è diventata ufficiale. «L’uomo di Cosa Nostra» viene citato decine e decine di volte. E con lui tutte le aziende che fanno capo al leader di Forza Italia. L’anomalia italiana è lì: se ne devono convincere in primo luogo tutti i delegati, poi l’opinione pubblica.
«La Fininvest – ha affermato Bossi – ha qualcosa come trentotto holding, di cui sedici occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano (la Banca Rasini, l’origine delle fortune di Berlusconi, è stata definita da Michele Sindona "la banca della mafia". Sindona viene ucciso nel 1986 - ndr). E a Palermo hanno preso un meneghino per rappresentare i loro interessi. La verità è che se cade Berlusconi cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi». Se l’ex-Capo dello Stato Francesco Cossiga negli ultimi due giorni è andato giù durissimo nei confronti del Cavaliere, Bossi non è certo stato da meno. Anzi, ha alzato il tiro, entrando anche nei dettagli, quando ha parlato della Banca Rasini, delle holding occultate, della nascita della prima tv berlusconiana, del partito degli azzurri. «Un palermitano – ha affermato Bossi – è a capo di Forza Italia. Perché Forza Italia è stata creata da Marcello Dell’Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord».
Eppoi ancora, come in un crescendo: «Palermo ha in mano le televisioni, è in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord»; «Silvio è uomo della P2, cioè del progetto Italia»; «La Banca Rasini è la banca di Cosa Nostra a Milano»; «Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì»; «Berlusconi parla meneghino ma nel cuore è un palermitano».«L’uomo di Cosa Nostra»: Bossi, nelle tre ore d’intervento, ha indicato spesso il disegno dietro il palco in cui era raffigurato alle spalle di Berlusconi, un sicario siculo con lupara e coppola. Dopo aver ricordato i molti «giovani del Nord morti per droga», Bossi ha aggiunto: «Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che “pecunia non olet”.
C’è denaro buono che ha odore di sudore, e c’è denaro che ha odore di mafia (guarda un po’, la stessa cosa che disse Travaglio, ma Travaglio fu denunciato da Berlusconi, non divenne suo alleato di Governo - ndr). Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Ecco il punto».

Il nostro intento è di capire, cercare di capire oggi, con gli elementi che abbiamo in mano, che cosa è successo nel nostro Paese e soprattutto che cosa può ancora succedere in un clima politico così teso.
E' evidente che si sta giocando anche una guerra tra "clan politici", interno alle stesse famiglie (il centro-destra da un lato e il centro-sinistra dall'alto) e se le pistole, i fucili, le bombe non compaiono in scena esse prendono altre forme. La mafia è il convitato eccellente di queste guerre e presenta il conto a chi è venuto meno ai patti, agli accordi, a chi ha tradito e che forse pensa pure di sbarazzarsene arrestando tutti i mafiosi in circolazione. Come capitò ad Andreotti stando alle sentenze giudiziarie dei suoi processi.
E' una resa dei conti che dobbiamo mettere, appunto, in conto perchè Buscetta, il primo pentito di mafia che parlò al giudice Falcone, all'epoca gli disse che sui rapporti mafia-politica era difficile e pericoloso fare dichiarazioni e rivelazioni. Molti politici, anche mafiosi, sono stati ammazzati per esser venuti meno ai patti o aver tradito i Capi di Cosa Nostra. Uccidere non significa solo togliere la vita...significa anche scoprire le carte segrete di un accordo!


sabato 5 dicembre 2009

Occorre creare un "soggetto collettivo"

Il prof. Giuseppe De Rita, presidente del Censis, nel presentare il “Rapporto 2009 sulla situazione sociale dell’Italia" ha pronunciato alcune parole magiche che, soffocate dalla quotidiana verbosità e rissosità della politica, sono passate inosservate. Invece rappresentano l’unica chiave di lettura per chi intende costruire daccapo il presente e soprattutto il futuro di quello che una volta era denominato il Belpaese.
Bisogna costruire un “soggetto collettivo” perché senza essere e senza fare comunità, dal nostro condominio alla città, non possiamo recuperare quella dimensione essenziale a restituirci forza, valore, spirito propositivo e capacità di cambiare nell’interesse generale.
Essere soggetto collettivo significa lavorare insieme, vivere insieme, affrontare insieme difficoltà e uscire insieme dalla crisi. Invece la “soggettività” esasperata ci ha portato a una conflittualità permanente, all’uno contro tutti e al tutti contro ognuno…Così stiamo sacrificando noi stessi e stiamo morendo, come individui, come società…appunto come comunità.
Siamo capaci di invertire una rotta che ci può condurre solo alla morte sociale e civica, quindi politica, culturale ed economica fino a quella estrema, cioè fisica?
Il fatto stesso che qualcuno ci sa proporre la ricetta giusta per cambiare percorso, significa che conserviamo una forza reattiva, gli anticorpi, per combattere e soprattutto sconfiggere il male.
Occorre però adoperarsi perché oltre alla difesa nell’emergenza sappiamo adottare quei comportamenti idonei ad affermare questo modo nuovo di vivere i società, cioè in comunità.
E’ l’unica speranza che ci resta se non vogliamo soccombere in quest’Italia incapace di riscoprire quella spina dorsale che serve a reagire e a recuperare spazi di libertà che oggi abbiamo perduti.

mercoledì 25 novembre 2009

La normalizzazione di Berlusconi...le mafie che dominano la scena e un Paese che langue e delinque!

Alla fine Paolo Ruffini è stato silurato alla guida di RAI 3 e stupisce che il presidente Paolo Garimberti, adducendo motivazioni inconcludenti, abbia votato in favore della nomina di Di Bella. E' dura mantenere la barra a dritta!
Qui non si tratta di scegliere tra professionisti, piuttsto di non assecondare i "desiderata" del Capo del Governo che intende normalizzare l'informazione, narcotizzzare il Paese, esercitare un controllo assoluto sull'informazione, annullare la giustizia dopo aver svuotato le coscienze della cultura della legalità grazie alla quale un Paese può essere considerato tale e non una repubblica delle banane dove a comandarla sono le bande di affaristi e ladroni. Il suo è un progetto folle, quasi eversivo e ci dispiace doverlo rilevare...
Perchè Berlusconi sta portanto l'Italia allo sfascio?
E' questo l'interrogativo cui cerchiamo una risposta e stupisce che ampie fette dell'opinione pubblica non sembrano ancora accorgersi della gravità della situazione.
Le rivelazioni dei pentiti di mafia ormai sistematicamente tirano pesantemente in ballo il Premier, Parlamentari a  lui vicinissimi fino al Presidente del Senato Renato Schifani: e non parliamo della politica campana! Ma che vogliono questi pentiti e perchè stanno vuotando il sacco con le loro verità che, ci auguriamo, non siano la verità, perchè altrimenti l'Italia sarebbe letteralmente in mano alla Mafia, alla Camorra, alla Ndrangheta...
Genti illuminate non sottovalutiamo tutto ciò perchè, è chiaro, qualcosa deve essersi rotto in questo speciale equilibrio di rapporti e affari che intercorre tra pezzi dello Stato e le Mafie che, senza scrupoli, fanno la parte più sporca del lavoro rispetto a quello dei colletti bianchi. Ci sono verità che non vogliamo ascoltare perchè comportano l'assunzione di responsabilità e di decisioni, ci sono contraddizioni laceranti, ci sono morti e traditi che reclamano onore, rispetto, vendetta!
Le camorre vestano tanti panni e sono nelle istituzioni locali come ha evidenziato il Governatore della Banca d'Italia...Il guaio è che il Paese sembra aver perduto la capacità di indignarsi e delinque senza accorgersene, assumendo comportamenti mafiosi nella quotidianità. Questo è il vero danno che hanno prodotto e dal quale non sarà facile riprendersi!

martedì 17 novembre 2009

"ino"...il suffisso di cui liberarsi in Campania!

C'è un suffisso, "ino", di cui dobbiamo liberarci se vogliamo davvero promuovere la rinascita della Regione Campania: è il suffisso comune a Bassolino e Cosentino, ciascuno dei quali ha colpe e responsabilità tali - omettiamo i meriti che eventualmente pure possono vantare - da richiedersi una conversione a 180 gradi se vogliamo nutrire la speranza di una rinascita civile, sociale, culturale ed economica indispensabile per recuperare un protagonismo vero sugli scenari nazionali ed internazionali ad una delle più belle regioni d'Italia.
Questo suffisso ha condizionato e rischia ancora di condizionare la vita di questa Regione per cui i Partiti possono partire propria da questa "banale considerazione" per far largo a nomi e volti nuovi della politica regionale, magari senza incarichi parlamentari che sembrano più funzionali ad assicurare un "ombrello protettivo sul piano giudiziario in via preventiva" anzicchè costituire prestigio per l'Istituzione.
Nessuno in questi giorni ha risposto a un interrogativo che ritengo sia molto preoccupante per il futuro della Campania e di Napoli: il passaggio alle province, dal 2010, delle competenze in materia di rifiuti che potrebbe essere una delle ragioni per le quali occorre costruire un asse strategico tra regione, province ed enti locali.
Allo stato dell'arte nessuno degli "ino" sulla scena è in grado di dare garanzie, anzi!
Oggi discontinuità significa pure non utilizzare le primarie nel centro-sinistra per garantire continuità al sistema del Governatore! I timori espressi dall'On. De Luca da Salerno in questo senso sono comprensibili ed anche legittimi.
La Campania è alla vigilia della sfida conclusiva, quella più importante per restare in carreggiata! Se non cambiano uomini, idee e ambiti di riferimento siamo destinati a soccombere, senza prova d'appello perchè queste le si può consentire a chi ha almeno mostrato buon senso, non al popolo bue, di centro-sinsitra e di centro-destra che sia!

venerdì 13 novembre 2009

Meglio legiferare sull'esclusiva immunità del Premier...E in Campania occorre discontinuità rispetto a tutto!

E' stata una settimana di fuoco sul fronte giudiziario per le note vicende che hanno coinvolto l'On. Nicola Cosentino ed altri esponenti di primo piano del centro-destra nell'ambito di inchieste sui rapporti tra politica e clan dei casalesi. Sulla testa di Cosentino pende una richiesta di arresto presso la Giunta delle Autorizzazioni a Procedere della Camera dei Deputati, il dibattito si è infuocato e nuove proposte di legge sono state confezionate dai legali del Premier Silvio Berlusconi per "riformare" la giustizia.
Nasce così il "processo breve": praticamente se nello spazio di due anni il giudice non pronuncia la sentnza il processo salta.
Praticamente un'immunità generalizzata sulla quale si stanno registrando, per fortuna, le prese di distanza da un variegato mondo politico, ma non solo, che comprende lo stravolgimento delle regole democratiche che deriverebbe dall'introduzione di una siffatta norma.
Ormai è chiaro a tutti che il Premier è alle prese con un vero e proprio braccio di ferro con i giudici che si occupano dei suoi casi e teme il loro verdetto che, oltre ai problemi obiettivi che comporta, renderebbero impossibile la sua permanenza alla guida del governo.
Domanda: ma si può sfasciare ulteriormente l'Italia pur di assecondare un interesse personale del Presidente del Consiglio? A qiesto punto non resta meglio da fare che varare una legge ad hoc per renderlo immune dagli effetti di queste sentenze - se dovessero essere per lui negative - a patto però che abbandoni la vita pubblica e consenta al Paese di rimettersi in corsa uscendo dall'impasse in cui versa ormai da troppo tempo. Qui non si tratta di favorire una aprte a discapito dell'altra: si tratta piuttosto di prendere atto della situazione, di scongiurare un ulteriore forzatura del sistema democratico pur di assecondare gli interessi del Premier e creare le condizioni affinchè l'Italia non diventi per davvero una "repubblica delle banane".
Dopodichè il centro-destra sarà libero di scegliere un proprio leader, di presentarsi al Paese con un programma nuovo dove non venga tutto monopolizzato dagli interessi di uno solo. Idem per il centro-sinistra che potrebbe confrontarsi sui programmi puttosto che animare i "soliti siparietti" grazie ai quali riesce a far mancare i numeri in Parlamento pur di non votare a favore della mozione contro il sottosegretario Cosentino.
Si badi bene che qui si cerca soltanto di guardare a quello che è l'interesse generale del Paese, non quello di una o dell'altra o più parti del sistema politico italiano.
E veniamo al caso-Cosentino. Il sottosegretario all'economia e coordinatore del PDL campano sostiene di aver incassato la solidarietà di Berlusconi (mal comune mezzo gaudio) e di aver ottenuto il via libera per la candidatura alla presidenza della Regione Campania.
Non è vero, perchè se Berlusconi gli ha suggerito di tener duro per rappresentare nell'opinione pubblica un'immagine vincente e di perseguitato politico, dall'altro gli ha pure detto che la sua è un'incandidabilità oggettiva...A meno che non decida di voler sentir scattare le manette ai propri polsi ancor prima di insediarsi alla guida della Regione, perdendo quell'immunità grazie alla quale i politici sono "diversi dagli altri cittadini"!
Non siamo noi a doverci esprimere sulla colpevolezza o meno di Cosentino, ma certamente non vogliamo ritrovarci con un possibile presidente di regione che, eventualmente eletto dal popolo sovrano, riterrebbe per questo di essere al di sopra della legge, come fa Berlusconi.
In Campania il centro-sinistra ha governato male, forse malissimo soprattutto perchè si è mostrato incapace di una gestione democratica e trasparente, ma soprattutto è stato coinvolto in lungo e in largo in inchieste della Magistratura serie che ne hanno minato la credibilità.
La crisi del centro-destra però non può diventare l'alibi dietro cui nascondere la profonda esigenza di cambiamento che proviene dalla base, stanca del modo di governare la cosa pubblica da parte di un ceto politico particolarissimo sotto tutti i punti di vista.
Per questo il centro-destra ha bisogno di candidare persone credibili, pulite, all'altezza della sfida cui sono chiamate...Non è possibile che dopo Rastrelli in Campania non ci sono più persone perbene in quest'area politica per cui è il momento di uno scatto d'orgoglio per recuperare un prtoagonismo altrimenti irrimediabilmente perduto.