Per la prima volta dopo tanti anni domani non saluteremo l'anno vecchio e non brinderemo all'anno nuovo insieme all'amico e collega Lorenzo Piras nella storica tipografia "La Moderna" in via delle Rose.
Un appuntamento, quello delle 18.30 del 31 dicembre di ogni anno, nato quasi per caso ma assurto al rango di un vero e proprio rito, semplice ma carico di significati: innanzitutto quello della semplicità e della bontà di spirito dei padroni di casa, Lorenzo e di sua moglie Dora, che ha sanamente contaminato una schiera di amici sempre più numerosa ed entusiasta.
La saracinesca de "La Moderna" resterà perciò chiusa questo 31 dicembre 2009, come lo è da una decina di giorni a questa parte...Questa assenza diventa tanto più rumorosa da renderci per la prima volta veramente consapevoli del significato e del valore di questo gesto - il brindisi - e del suo contorno fatto di strette di mano, di abbracci e sorrisi, di auguri e di in bocca al lupo per l'anno che bussa alle porte!
In questi ultimi anni il sindaco di Piano, Giovanni Ruggiero, si è unito alla folta compagnia...Il brindisi ha così acquisito anche un tocco di istituzionalità, meritato e ancora più gradito perchè non richiesto, frutto soltanto di una forte sensibilità del primo cittadino che ha saputo riconoscere a Piras e al suo entourage quel ruolo di anima critica della comunità locale, sale prezioso per la partecipazione democratica del cittadino alla vita delle istituzioni locali.
Oggi preghiamo il Signore affincè Lorenzo riesca a vincerla questa difficile prova e possa al più presto rialzare quella saracinesca di via delle rose che rappresenta una luce nella notte del pensiero in un mondo sempre più restio a ragionare e a capire.
In tutti questi anni abbiamo potuto non solo conoscere, ma apprezzare la ruvidità caratteriale dell'amico Lorenzo la cui strenua lealtà e amicizia rappresentano qualità non più reperibili sul mercato delle moderne relazioni umane. Il nostro brindisi è perciò un auspicio affinchè Egli possa recuperare quella condizione di salute che gli consenta di continuare a dare tanto a tutti noi e a chiunque, vestito di umiltà, ne sappia apprezzare la straordinaria carica umana, morale e spirituale...
Si, anche spirituale...Perchè soltanto in un animo aperto, disponibile, scevro da pregiudizi pur nell'intransigenza morale più assoluta si realizzano le condizioni ideali per dare accoglienza in sè agli altri.
mercoledì 30 dicembre 2009
mercoledì 23 dicembre 2009
A proposito dell'aggressione a Berlusconi....
La politica invoca e predica un clima di pace, nei fatti fomenta odio e contrapposizione con le parole, con le dichiarazioni e con gli annunci dove il peggio che c'è in Italia si arroga il diritto di affermare le proprie verità come assolute! Insomma, stiamo vivendo una stagione difficile assai e ogni "mente pensante", cioè non asservita al regime e capace ancora di riflettere, vive il disagio e con esso la preoccupazione che si stiano perdendo "libertà" ritenute acquisite, inviolabili!
L'aggressione, o presunta tale, al Premier Silvio Berlusconi ha dato fiato al partito della repressione delle libertà democratiche il quale è da tempo al lavoro per costringere la libertà di espressione e di opinione dopo aver violato quella della partecipazione.
Se proviamo a ragionare senza pregiudizi su quanto è accaduto due settimane fa a Milano i conti non tornano...per troppe ragioni. Eppure neanche chi si oppone a Berlusconi osa dichiarare che forse l'episodio delittuoso di cui è rimasto vittima il Presidente del Consiglio nasconde un'altra verità, inconfessabile perchè metterebbe il Paese in ginocchio.
Io che da giovane ho fatto il pugile e so bene quali possono essere gli effetti di una rottura del setto nasale a seguito di contusione (o cazzotto), non posso credere che l'incidente di cui è rimasto vittima il Presidente non gli abbia provocato l'emorragia irrefrenabile che è caratteristica di questi episodi.
Se ci aggiungiamo i denti rotti e le altre ferite del viso che non sanguinavano, come dimostrano tanti documenti reperibili liberamente su internet è più che legittimo chiedersi se non si sia trattato di un'abile messa in scena utile a far uscire Berlusconi dall'angolo (altro termine preso in prestito dal gergo pugilistico!) in un momento troppo critico per il concentrarsi di inchieste e di accuse. Se il solo ipotizzare questo scenario per molti, i più forse, è uno scandalo allora dobbiamo convincerci che gran parte del lavoro volto ad annientare le sensibilità individuali è andato a buon fine. La gente ha portato il cervello all'ammasso e sceglie di convivere con una realtà mistificata piuttsto che con la verità che abbiamo stto gli occhi...ma che non vediamo!
Noi ci auguriamo sempre che Berlusconi davvero sia stato vittima di un'aggressione da parte di un pazzo...ci auguriamo sempre che le accuse dei mafiosi siano destituite di fondamento...ci auguriamo sempre che la lotta politica contro di lui sia il frutto dei un strategia complottistica del centro-sinistra che non sa rassegnarsi ad accettarlo come capo assoluto e induscusso del Paese!.
Noi ci auguriamo che Berlusconi sia l'interprete autentico dell'italianità...in modo da poter sostenere che tutto quanto di opposto o di diverso offra il nostro panorama italiano sia soltanto frutto del pregiudizio e del contrasto.
E soprattutto lasciateci liberi, noi cittadini, di pensare e dichiarare quello che più ci piace e confà alla nostra identità. Diversamente non ci saranno....vinti!
L'aggressione, o presunta tale, al Premier Silvio Berlusconi ha dato fiato al partito della repressione delle libertà democratiche il quale è da tempo al lavoro per costringere la libertà di espressione e di opinione dopo aver violato quella della partecipazione.
Se proviamo a ragionare senza pregiudizi su quanto è accaduto due settimane fa a Milano i conti non tornano...per troppe ragioni. Eppure neanche chi si oppone a Berlusconi osa dichiarare che forse l'episodio delittuoso di cui è rimasto vittima il Presidente del Consiglio nasconde un'altra verità, inconfessabile perchè metterebbe il Paese in ginocchio.
Io che da giovane ho fatto il pugile e so bene quali possono essere gli effetti di una rottura del setto nasale a seguito di contusione (o cazzotto), non posso credere che l'incidente di cui è rimasto vittima il Presidente non gli abbia provocato l'emorragia irrefrenabile che è caratteristica di questi episodi.
Se ci aggiungiamo i denti rotti e le altre ferite del viso che non sanguinavano, come dimostrano tanti documenti reperibili liberamente su internet è più che legittimo chiedersi se non si sia trattato di un'abile messa in scena utile a far uscire Berlusconi dall'angolo (altro termine preso in prestito dal gergo pugilistico!) in un momento troppo critico per il concentrarsi di inchieste e di accuse. Se il solo ipotizzare questo scenario per molti, i più forse, è uno scandalo allora dobbiamo convincerci che gran parte del lavoro volto ad annientare le sensibilità individuali è andato a buon fine. La gente ha portato il cervello all'ammasso e sceglie di convivere con una realtà mistificata piuttsto che con la verità che abbiamo stto gli occhi...ma che non vediamo!
Noi ci auguriamo sempre che Berlusconi davvero sia stato vittima di un'aggressione da parte di un pazzo...ci auguriamo sempre che le accuse dei mafiosi siano destituite di fondamento...ci auguriamo sempre che la lotta politica contro di lui sia il frutto dei un strategia complottistica del centro-sinistra che non sa rassegnarsi ad accettarlo come capo assoluto e induscusso del Paese!.
Noi ci auguriamo che Berlusconi sia l'interprete autentico dell'italianità...in modo da poter sostenere che tutto quanto di opposto o di diverso offra il nostro panorama italiano sia soltanto frutto del pregiudizio e del contrasto.
E soprattutto lasciateci liberi, noi cittadini, di pensare e dichiarare quello che più ci piace e confà alla nostra identità. Diversamente non ci saranno....vinti!
lunedì 7 dicembre 2009
Mafia e Politica, vogliamo capirne qualcosa di più al di là delle solite polemiche!
Le rivelazioni di Gaspare Spatuzza, superkiller della mafia, sui presunti rapporti con Berlusconi e Dell'Utri si stanno trasformando nell'ennesimo processo mediatico dove la ricerca della verità, che dovrebbe stare a cuore dei diretti interessanti innazitutto e quindi dell'opinione pubblica, finisce col passare in secondo piano e diventare quasi irrilevante per le implicazioni che ne derivano sulla società e sul Paese.
Eppure le accuse del pentito siciliano sul Premier sono sciocchezze rispetto a quanto dichiarato anni or sono da una Lega e da un Bossi scatenati nei confronti di Berlusconi. Si tratta delle stesse accuse, forse anche più gravi e circostanziate, che oggi Spatuzza rivolge al duo Dell'Utri-Berlusconi e a nessun giornalista o giudice salta in mente di "convocare" i vertici della Lega, Bossi in testa, per chiedergli conto di queste accuse?
Inoltre si ascoltano e si amplificano "luoghi comuni" contando sulla grande ignoranza e non conoscenza di storia, fatti, persone, circostanze.
A questo punto Spatuzza stesso potrebbe chiamare in causa i vertici leghisti a conferma delle proprie accuse visto che 11 anni fa campeggiavano su tutti i giornali e nei comizi di Bossi&Co e nessuno, nè Berlusconi nè dell'Utri, hanno sporto denunce.
Allora leggiamo:
Il 27 ottobre 1998 usciva questo articolo su "La Padania", organo di stampa ufficiale della Lega Nord, firmato da Matteo Mauri.
"A Palermo hanno preso un meneghino per rappresentare i loro interessi. La verità è che se cade Berlusconi cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi.” Bossi rincara la dose dal Congresso federale della Lega: “il capo di Forza Italia parla meneghino ma nel cuore è palermitano”. «La Fininvest è nata da Cosa Nostra».
Lo tengono in piedi perché rappresenta i loro interessi al Nord, è il loro “figlio di buona donna”.
La guerra è aperta da tempo. Ma ora entra in campo l’artiglieria pesante. E se alle accuse di mafia che da tempo Bossi lancia contro Berlusconi, il Cavaliere risponde col silenzio, adesso il Senatur ha deciso di alzare il tiro. «Tanto per essere chiari, per far capire alla gente», replica ad un congressista che aveva criticato la «politica dell’insulto» del segretario leghista. L’attacco di Umberto Bossi a Silvio Berlusconi è durissimo. Il segretario della Lega Nord nel corso del suo intervento al Congresso straordinario del Carroccio, ha più volte dato del “mafioso” a Berlusconi. Da tempo il leader leghista, durante gli innumerevoli comizi, aveva indicato nel Cavaliere «l’uomo di Cosa Nostra». Al congresso, la tesi è diventata ufficiale. «L’uomo di Cosa Nostra» viene citato decine e decine di volte. E con lui tutte le aziende che fanno capo al leader di Forza Italia. L’anomalia italiana è lì: se ne devono convincere in primo luogo tutti i delegati, poi l’opinione pubblica.
«La Fininvest – ha affermato Bossi – ha qualcosa come trentotto holding, di cui sedici occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano (la Banca Rasini, l’origine delle fortune di Berlusconi, è stata definita da Michele Sindona "la banca della mafia". Sindona viene ucciso nel 1986 - ndr). E a Palermo hanno preso un meneghino per rappresentare i loro interessi. La verità è che se cade Berlusconi cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi». Se l’ex-Capo dello Stato Francesco Cossiga negli ultimi due giorni è andato giù durissimo nei confronti del Cavaliere, Bossi non è certo stato da meno. Anzi, ha alzato il tiro, entrando anche nei dettagli, quando ha parlato della Banca Rasini, delle holding occultate, della nascita della prima tv berlusconiana, del partito degli azzurri. «Un palermitano – ha affermato Bossi – è a capo di Forza Italia. Perché Forza Italia è stata creata da Marcello Dell’Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord».
Eppoi ancora, come in un crescendo: «Palermo ha in mano le televisioni, è in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord»; «Silvio è uomo della P2, cioè del progetto Italia»; «La Banca Rasini è la banca di Cosa Nostra a Milano»; «Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì»; «Berlusconi parla meneghino ma nel cuore è un palermitano».«L’uomo di Cosa Nostra»: Bossi, nelle tre ore d’intervento, ha indicato spesso il disegno dietro il palco in cui era raffigurato alle spalle di Berlusconi, un sicario siculo con lupara e coppola. Dopo aver ricordato i molti «giovani del Nord morti per droga», Bossi ha aggiunto: «Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che “pecunia non olet”.
C’è denaro buono che ha odore di sudore, e c’è denaro che ha odore di mafia (guarda un po’, la stessa cosa che disse Travaglio, ma Travaglio fu denunciato da Berlusconi, non divenne suo alleato di Governo - ndr). Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Ecco il punto».
Il nostro intento è di capire, cercare di capire oggi, con gli elementi che abbiamo in mano, che cosa è successo nel nostro Paese e soprattutto che cosa può ancora succedere in un clima politico così teso.
E' evidente che si sta giocando anche una guerra tra "clan politici", interno alle stesse famiglie (il centro-destra da un lato e il centro-sinistra dall'alto) e se le pistole, i fucili, le bombe non compaiono in scena esse prendono altre forme. La mafia è il convitato eccellente di queste guerre e presenta il conto a chi è venuto meno ai patti, agli accordi, a chi ha tradito e che forse pensa pure di sbarazzarsene arrestando tutti i mafiosi in circolazione. Come capitò ad Andreotti stando alle sentenze giudiziarie dei suoi processi.
E' una resa dei conti che dobbiamo mettere, appunto, in conto perchè Buscetta, il primo pentito di mafia che parlò al giudice Falcone, all'epoca gli disse che sui rapporti mafia-politica era difficile e pericoloso fare dichiarazioni e rivelazioni. Molti politici, anche mafiosi, sono stati ammazzati per esser venuti meno ai patti o aver tradito i Capi di Cosa Nostra. Uccidere non significa solo togliere la vita...significa anche scoprire le carte segrete di un accordo!
sabato 5 dicembre 2009
Occorre creare un "soggetto collettivo"
Il prof. Giuseppe De Rita, presidente del Censis, nel presentare il “Rapporto 2009 sulla situazione sociale dell’Italia" ha pronunciato alcune parole magiche che, soffocate dalla quotidiana verbosità e rissosità della politica, sono passate inosservate. Invece rappresentano l’unica chiave di lettura per chi intende costruire daccapo il presente e soprattutto il futuro di quello che una volta era denominato il Belpaese.
Bisogna costruire un “soggetto collettivo” perché senza essere e senza fare comunità, dal nostro condominio alla città, non possiamo recuperare quella dimensione essenziale a restituirci forza, valore, spirito propositivo e capacità di cambiare nell’interesse generale.
Essere soggetto collettivo significa lavorare insieme, vivere insieme, affrontare insieme difficoltà e uscire insieme dalla crisi. Invece la “soggettività” esasperata ci ha portato a una conflittualità permanente, all’uno contro tutti e al tutti contro ognuno…Così stiamo sacrificando noi stessi e stiamo morendo, come individui, come società…appunto come comunità.
Siamo capaci di invertire una rotta che ci può condurre solo alla morte sociale e civica, quindi politica, culturale ed economica fino a quella estrema, cioè fisica?
Il fatto stesso che qualcuno ci sa proporre la ricetta giusta per cambiare percorso, significa che conserviamo una forza reattiva, gli anticorpi, per combattere e soprattutto sconfiggere il male.
Occorre però adoperarsi perché oltre alla difesa nell’emergenza sappiamo adottare quei comportamenti idonei ad affermare questo modo nuovo di vivere i società, cioè in comunità.
E’ l’unica speranza che ci resta se non vogliamo soccombere in quest’Italia incapace di riscoprire quella spina dorsale che serve a reagire e a recuperare spazi di libertà che oggi abbiamo perduti.
mercoledì 25 novembre 2009
La normalizzazione di Berlusconi...le mafie che dominano la scena e un Paese che langue e delinque!
Alla fine Paolo Ruffini è stato silurato alla guida di RAI 3 e stupisce che il presidente Paolo Garimberti, adducendo motivazioni inconcludenti, abbia votato in favore della nomina di Di Bella. E' dura mantenere la barra a dritta!
Qui non si tratta di scegliere tra professionisti, piuttsto di non assecondare i "desiderata" del Capo del Governo che intende normalizzare l'informazione, narcotizzzare il Paese, esercitare un controllo assoluto sull'informazione, annullare la giustizia dopo aver svuotato le coscienze della cultura della legalità grazie alla quale un Paese può essere considerato tale e non una repubblica delle banane dove a comandarla sono le bande di affaristi e ladroni. Il suo è un progetto folle, quasi eversivo e ci dispiace doverlo rilevare...
Perchè Berlusconi sta portanto l'Italia allo sfascio?
E' questo l'interrogativo cui cerchiamo una risposta e stupisce che ampie fette dell'opinione pubblica non sembrano ancora accorgersi della gravità della situazione.
Le rivelazioni dei pentiti di mafia ormai sistematicamente tirano pesantemente in ballo il Premier, Parlamentari a lui vicinissimi fino al Presidente del Senato Renato Schifani: e non parliamo della politica campana! Ma che vogliono questi pentiti e perchè stanno vuotando il sacco con le loro verità che, ci auguriamo, non siano la verità, perchè altrimenti l'Italia sarebbe letteralmente in mano alla Mafia, alla Camorra, alla Ndrangheta...
Genti illuminate non sottovalutiamo tutto ciò perchè, è chiaro, qualcosa deve essersi rotto in questo speciale equilibrio di rapporti e affari che intercorre tra pezzi dello Stato e le Mafie che, senza scrupoli, fanno la parte più sporca del lavoro rispetto a quello dei colletti bianchi. Ci sono verità che non vogliamo ascoltare perchè comportano l'assunzione di responsabilità e di decisioni, ci sono contraddizioni laceranti, ci sono morti e traditi che reclamano onore, rispetto, vendetta!
Le camorre vestano tanti panni e sono nelle istituzioni locali come ha evidenziato il Governatore della Banca d'Italia...Il guaio è che il Paese sembra aver perduto la capacità di indignarsi e delinque senza accorgersene, assumendo comportamenti mafiosi nella quotidianità. Questo è il vero danno che hanno prodotto e dal quale non sarà facile riprendersi!
martedì 17 novembre 2009
"ino"...il suffisso di cui liberarsi in Campania!
C'è un suffisso, "ino", di cui dobbiamo liberarci se vogliamo davvero promuovere la rinascita della Regione Campania: è il suffisso comune a Bassolino e Cosentino, ciascuno dei quali ha colpe e responsabilità tali - omettiamo i meriti che eventualmente pure possono vantare - da richiedersi una conversione a 180 gradi se vogliamo nutrire la speranza di una rinascita civile, sociale, culturale ed economica indispensabile per recuperare un protagonismo vero sugli scenari nazionali ed internazionali ad una delle più belle regioni d'Italia.
Questo suffisso ha condizionato e rischia ancora di condizionare la vita di questa Regione per cui i Partiti possono partire propria da questa "banale considerazione" per far largo a nomi e volti nuovi della politica regionale, magari senza incarichi parlamentari che sembrano più funzionali ad assicurare un "ombrello protettivo sul piano giudiziario in via preventiva" anzicchè costituire prestigio per l'Istituzione.
Nessuno in questi giorni ha risposto a un interrogativo che ritengo sia molto preoccupante per il futuro della Campania e di Napoli: il passaggio alle province, dal 2010, delle competenze in materia di rifiuti che potrebbe essere una delle ragioni per le quali occorre costruire un asse strategico tra regione, province ed enti locali.
Allo stato dell'arte nessuno degli "ino" sulla scena è in grado di dare garanzie, anzi!
Oggi discontinuità significa pure non utilizzare le primarie nel centro-sinistra per garantire continuità al sistema del Governatore! I timori espressi dall'On. De Luca da Salerno in questo senso sono comprensibili ed anche legittimi.
La Campania è alla vigilia della sfida conclusiva, quella più importante per restare in carreggiata! Se non cambiano uomini, idee e ambiti di riferimento siamo destinati a soccombere, senza prova d'appello perchè queste le si può consentire a chi ha almeno mostrato buon senso, non al popolo bue, di centro-sinsitra e di centro-destra che sia!
venerdì 13 novembre 2009
Meglio legiferare sull'esclusiva immunità del Premier...E in Campania occorre discontinuità rispetto a tutto!
E' stata una settimana di fuoco sul fronte giudiziario per le note vicende che hanno coinvolto l'On. Nicola Cosentino ed altri esponenti di primo piano del centro-destra nell'ambito di inchieste sui rapporti tra politica e clan dei casalesi. Sulla testa di Cosentino pende una richiesta di arresto presso la Giunta delle Autorizzazioni a Procedere della Camera dei Deputati, il dibattito si è infuocato e nuove proposte di legge sono state confezionate dai legali del Premier Silvio Berlusconi per "riformare" la giustizia.
Nasce così il "processo breve": praticamente se nello spazio di due anni il giudice non pronuncia la sentnza il processo salta.
Praticamente un'immunità generalizzata sulla quale si stanno registrando, per fortuna, le prese di distanza da un variegato mondo politico, ma non solo, che comprende lo stravolgimento delle regole democratiche che deriverebbe dall'introduzione di una siffatta norma.
Ormai è chiaro a tutti che il Premier è alle prese con un vero e proprio braccio di ferro con i giudici che si occupano dei suoi casi e teme il loro verdetto che, oltre ai problemi obiettivi che comporta, renderebbero impossibile la sua permanenza alla guida del governo.
Domanda: ma si può sfasciare ulteriormente l'Italia pur di assecondare un interesse personale del Presidente del Consiglio? A qiesto punto non resta meglio da fare che varare una legge ad hoc per renderlo immune dagli effetti di queste sentenze - se dovessero essere per lui negative - a patto però che abbandoni la vita pubblica e consenta al Paese di rimettersi in corsa uscendo dall'impasse in cui versa ormai da troppo tempo. Qui non si tratta di favorire una aprte a discapito dell'altra: si tratta piuttosto di prendere atto della situazione, di scongiurare un ulteriore forzatura del sistema democratico pur di assecondare gli interessi del Premier e creare le condizioni affinchè l'Italia non diventi per davvero una "repubblica delle banane".
Dopodichè il centro-destra sarà libero di scegliere un proprio leader, di presentarsi al Paese con un programma nuovo dove non venga tutto monopolizzato dagli interessi di uno solo. Idem per il centro-sinistra che potrebbe confrontarsi sui programmi puttosto che animare i "soliti siparietti" grazie ai quali riesce a far mancare i numeri in Parlamento pur di non votare a favore della mozione contro il sottosegretario Cosentino.
Si badi bene che qui si cerca soltanto di guardare a quello che è l'interesse generale del Paese, non quello di una o dell'altra o più parti del sistema politico italiano.
E veniamo al caso-Cosentino. Il sottosegretario all'economia e coordinatore del PDL campano sostiene di aver incassato la solidarietà di Berlusconi (mal comune mezzo gaudio) e di aver ottenuto il via libera per la candidatura alla presidenza della Regione Campania.
Non è vero, perchè se Berlusconi gli ha suggerito di tener duro per rappresentare nell'opinione pubblica un'immagine vincente e di perseguitato politico, dall'altro gli ha pure detto che la sua è un'incandidabilità oggettiva...A meno che non decida di voler sentir scattare le manette ai propri polsi ancor prima di insediarsi alla guida della Regione, perdendo quell'immunità grazie alla quale i politici sono "diversi dagli altri cittadini"!
Non siamo noi a doverci esprimere sulla colpevolezza o meno di Cosentino, ma certamente non vogliamo ritrovarci con un possibile presidente di regione che, eventualmente eletto dal popolo sovrano, riterrebbe per questo di essere al di sopra della legge, come fa Berlusconi.
In Campania il centro-sinistra ha governato male, forse malissimo soprattutto perchè si è mostrato incapace di una gestione democratica e trasparente, ma soprattutto è stato coinvolto in lungo e in largo in inchieste della Magistratura serie che ne hanno minato la credibilità.
La crisi del centro-destra però non può diventare l'alibi dietro cui nascondere la profonda esigenza di cambiamento che proviene dalla base, stanca del modo di governare la cosa pubblica da parte di un ceto politico particolarissimo sotto tutti i punti di vista.
Per questo il centro-destra ha bisogno di candidare persone credibili, pulite, all'altezza della sfida cui sono chiamate...Non è possibile che dopo Rastrelli in Campania non ci sono più persone perbene in quest'area politica per cui è il momento di uno scatto d'orgoglio per recuperare un prtoagonismo altrimenti irrimediabilmente perduto.
lunedì 9 novembre 2009
Sul crocifisso sono daccordo con Marco Travaglio, ma Scalfarotto (PD) dice no!
Il giornalista-scrittore Marco Travaglio è quello che, meglio di ogni altro nel tambureggiar dei cannoni fino alla squallida esibizione della Santanchè in televisione, ha espresso un'opinione suffragata da un serio ed ampio ragionamento sull'opportunità di non rimuovere dalla scuole e quindi da ogni altro luogo il crocifisso.
Su "Il fatto quotidiano" del 5 novembre ha scritto un editoriale dal titolo: "Ma io difendo quella croce" di cui riproponiamo i passi salienti.
"...Se dobbiamo difendere il crocifisso come , tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare).
Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. E' da duemila anni uno sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L'immagine vivente di libertà e di umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all'ingiustizia, ma soprattutto di laicità ("date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio") e gratuità ("Padre perdona loro perchè non sanno quello che fanno"). Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all'asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai mussulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l'ideologia più pagana della storia, il nazismo - l'ha ricordato Antonio Socci - a scatenare la guerra ai crocifissi. E'significativo che oggi nessun politico nè la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo. Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni ottanta scrisse: "Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E' l'immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente...Perchè mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli.
A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola". Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi e nessuno - ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia - si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso.
Ma, all'uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo. Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l'8 per mille, a batter cassa pe rle scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween e le manca il tempo per quell'uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali".
E veniamo al battesimo politico del neo vice segretario nazionale del PD, Ivan Scalfarotto, che sull'argomento ha dichiarato: "...I crocifissi? Via dalla scuole e via soprattutto dai tribunali. la giustizia si amministra in nome del popolo italiano e deve essere uguale per tutti. Anche per i non cristiani".
Si metta daccordo con il suo segretario Pierluigi Bersani che appena qualche giorno fa aveva detto esattamente il contrario e cioè che il crocifisso deve rimanere nelle scuole...
Insomma questa "politica nuova" del PD comincia male, a nostro avviso, su argomenti delicati...E certe "promozioni politiche", come quelle di Scalfarotto, a nostro avviso sono discutibili perchè destinate solanto ad animare contraddizioni, ad accrescerne l'inaffidabilità rispetto a un elettorato che, sicuramente stressato da Berlusconi&Co, non riesce a guardare con fiducia a quest'area democratica ambigua, senza veder pregiudicati alcuni valori il cui recupero è essenziale per voltar pagina nel nostro Paese e guardare con più serenità al futuro.
sabato 24 ottobre 2009
Mala tempora currunt...
Dopo le escort di Berlusconi è la volta dei trans di Marrazzo. Insomma con tutti gli impegni e con tutte le responsabilità di governo che dicono di avere (centrale e regionale), questi uomini politici hanno tutto il tempo per coltivare le proprie passioni e per soddisfare le proprie voglie erotiche, sborsando pure fior di quattrini a quanto pare.
Se Berlusconi dichiara, e perchè non credergli, di non aver mai pagato una escort per le sue prestazioni (evidentemente lo facevano altri per lui), quello che più stupisce è che uno come Marrazzo possa spendere per un incontro con un trans brasiliano addirittura 3000 euro che i suoi ricattatori hanno visti in bella mostra sul comodino e li hanno rubati insieme ad altri 2000 che Marrazzo aveva nel portafogli custodito nei pantaloni che, al momento dell'irruzione, non indossava e non solo quelli.
Ma con quanto contante in tasca gira Marrazzo presidente della Regione Lazio?
Da dove proviene tutto questo denaro e per fare che cosa, oltre che per pagare prestazioni sessuali?
Sono interrogativi legittimi, almeno credo, che meritano una risposta perchè si tratta di una disponibilità corrente quantomeno insolita...e fermiamoci qua!
Ormai su gusti e orientamenti sessuali è vietato esprimere opinioni: di fatto abbiamo sancito che ognuno è assolutamente libero di fare sesso con chi gli pare, di soddisfare con chiunque i propri istinti ed esprimere come crede la propria affettività: quindi uomini con donne e viceversa; uomini con uomini; donne con donne; uomini e donne con i trans e tutte le altre molteplici varianti presenti sul mercato.
Varianti che però non finiscono qui, perchè questa libertà presto finirà con l'includere anche la pedofilia che, storia insegna, è amore antico e nobile...
Non escludiamo la zoofilia, perchè qualche politico ce lo potremmo presto ritrovare alle prese con qualche gallina, pecora, cane o cavallo e tutti a gridare: ognuno in privato può fare quel che vuole!
Se questi sono i nostri moderni princìpi e queste le nuove regole che la politica afferma e che la società italiana pretenda vengano rispettate, va da sè che le stesse regole valgono per tutti i cittadini...italiani e non, inclusi gli extracomunitari.
Oppure dobbiamo rivolgerci alla Suprema Corte per veder ristabilito il principio che anche dinnanzi alle tendenze sessuali non c'è un "primus super pares"? Quindi diamoci dentro e senza inibizioni a tutte le nostre più sfrenate passioni e tendenze....E vai!
Ogni società esprime al governo del proprio Paese chi sente più prossimo, chi ritiene sia in grado di soddisfare al meglio le proprie aspettative e si muova in tal senso.
Quindi un governo, a tutti i livelli, immagine del Paese reale. Se questo è il nostro Paese reale allora bisogna chiedersi che cosa c'è dietro l'angolo, quali sorprese ci attendono ancora.
Il pentito di mafia che dichiara agli atti di un processo che Berlusconi e Dell'Utri erano i riferimenti politici istituzionali di Cosa Nostra dal 1994 e che hanno soddisfatto le aspettative delle famiglie dovrebbe farci inorridire e pretendere spiegazioni, non chiacchiere! Invece la notizia passa in secondo e terzo piano, offuscata dalla storia dal transessuale brasiliano di Marrazzo...
E ancor ci stiamo a chiedere quale fine farà l'Italia se non si ferma la giostra e qualcuno, più di uno per la verità, non si decide a scendere?
A furia di abituarci a tutto stiamo perdendo il senso della realtà e da lunedì il trans ce lo ritroveremo pure nella casa del Grande Fratello che per 100giorni delizierà le platee televisive italiane, più o meno giovani e giovanissime completando così l'opera di annichilimento cerebrale e di orientamento dei gusti e delle tendenze e delle pubbliche e private virtù.
Se poi all'Isola dei Famosi ci volevano mandare pure il bandito Mesina il circolo si chiude.
E allora ci sono proprio tutti e se vanno in Tv e nei reality mica sono tutti cattivi? Anzi vedi che son pure simpatici e interessanti!
Se Marrazzo va col trans e nella casa c'è un trans che male c'è a provare l'esperienza, sotto gli occhi del GF che rende tutto legittimo e familiare?
Berlusconi ha sdoganato le escort, professione sempre più ambita e produttiva in termini di reddito...Marrazzo ci ha pensato coi trans dimostrando, portafogli alla mano, che è un vizietto che costa caro ed è quindi redditizio...
Insomma i "nostri amici" stanno pensando ai mestieri del futuro per le presenti e future generazioni, fatto salvo che restino sempre loro ai posti di comando per guadagnare anche quello che occorre a pagarle queste prestazioni!
giovedì 22 ottobre 2009
Regole etiche in politica ed economia, la questione morale...secondo Giovanni Sartori
Gli scandali che si susseguono a ritmo incontrollabile in ogni angolo del Paese meritano una rfilessione più illuminata. Vi propongo questo intervento di Giovanni Sartori, pubblicato sul Corriere della Sera il 13 agosto 2005.
Sappiamo da Machiavelli in poi che la politica è diversa dalla morale. Secoli dopo si è stabilito che anche l’economia è diversa dalla morale. Ma la distinzione tra etica, politica ed economia distingue tra sfere di azione, tra campi di attività. In concreto, e a monte di queste differenziazioni, esiste la singola persona umana che non è trina ma soltanto una, e che può variamente essere una persona morale, amorale o immorale.
E quando si dibatte la «questione morale» è di questo che si dibatte, è da qui che si deve partire. Le persone morali sono tali in tutto: anche in politica e anche in economia. Le persone amorali non promuovono il bene ma nemmeno si dedicano al male, anche perché sono fermate, nel malfare, da freni interiorizzati. Invece le persone immorali ridono dei cretini che credono nei valori e non sono fermate da nulla (o soltanto dal pericolo di finire in prigione). Per i primi non è vero che il fine giustifica i mezzi. Per i secondi il fine può giustificare qualche mezzo scorretto, ma non tutti. Per le persone immorali il fine di fare soldi o di conquistare potere giustifica qualsiasi mezzo: non c’è scrupolo, non c’è «coscienza » che li fermi.
Mio padre era un industriale il cui stabilimento venne distrutto dal passaggio della guerra nel 1944.
Lui si incaponì nel tentativo di ricostruirlo per non lasciare i suoi operai — circa 400, che conosceva uno per uno — sul lastrico. Quel tentativo non poteva riuscire e difatti fallì. È che mio padre era una persona perbene, e io lo rispetto per questo. Ma è di tutta evidenza che per i vari Ricucci, Gnutti e Fiorani mio padre era soltanto un fesso. E ai loro occhi lo sono sicuramente anche io, visto che anche io cerco di essere una persona perbene. Tanto le persone perbene quanto le persone «permale » esistono sempre e ovunque. Ma la crisi dell’etica che contraddistingue il nostro tempo ne ha modificato le distribuzioni. I perbene diminuiscono, i «permali» crescono. Inoltre i perbene restano a terra, i «permali» salgono e comandano. Infine sta sempre più dilagando un intreccio perverso tra economia e politica.
E la questione morale è la denunzia di questo andazzo.
Ma perché scoppia ora? E perché la questione morale è più grave in Italia che altrove? Scoppia ora, rispondo, perché tardi è meglio che mai; e scoppia ora perché i neo-pescecani di assalto del capitalismo speculativo sono finalmente stati scoperchiati. Finora i vari Ricucci, Fiorani e Gnutti l’avevano fatta franca; ma ora sono indagati per insider trading, aggiottaggio, falso in bilancio, falso in prospetto, abuso di ufficio, e altro ancora. Aggiungi l’aggravante che su tutto questo andazzo aleggia l’ombra lunga e sempre sospetta di Berlusconi. Il cattivo esempio e il contagio vengono da lui. Come scrive Ilvo Diamanti su Repubblica, con il berlusconismo non c’è più «scandalo che riesca a scandalizzare», ed «è dilagato un profondo disincanto. La convinzione che tutto è lecito. Basta non farsi scoprire. L’evasione fiscale... il ricorso alle relazioni informali e amicali. In ogni campo, in ogni occasione. Il senso cinico ha avvolto e logorato il senso civico». Il che ci lascia con «un Paese soffocato dal sottobosco, con la città cinica retta dalla tribù dei più furbi».
Non si potrebbe dire meglio. Il nostro è ormai un Paese sporco, molto sporco.
Sono un moralista? Sì, ma non perché faccio confusione tra etica e politica; lo sono in quanto sostengo che deve esistere una moralità politica e, alla stessa stregua, una moralità economica; e che in tutti i settori della vita associata devono esistere regole che le persone perbene rispettano. Appunto, le persone perbene.
Giovanni Sartori
mercoledì 21 ottobre 2009
Da Grasso a Grossi, il faccendiere plurimiliardario milanese....
Oggi sfogliare un giornale ha richiesto uno sforzo incredibile perché non si contavano gli episodi di malcostume e di malgoverno accertati dalla Magistratura. E non era ancora scoppiato il caso-Mastella, la vergogna campana che ci condanna senza appello come una regione incapace di reagire e di dire no alla delinquenza organizzata in forma mafiosa o politica: tanto sono la stessa cosa per gli effetti che producono sulla società.
Ma non voglio parlare della Campania, piuttosto di un imprenditore milanese, plurimiliardario e sconosciuto al 99% degli italiani, finito in manette insieme a un politico locale col quale trafficava in tangenti e fondi neri.
Si chiama Giuseppe Grossi e il nome non dice niente, tranne che negli ambienti collusi e in quelli di Cielle dove il Grossi è un’autorità. Il Corriere della Sera ci ha parlato di lui come del “re delle bonifiche lombarde”.
Vive nell’est milanese dove possiede, nei pressi della sua villa, alcuni capannoni oltre a un eliporto con tanto di elicottero personale.
In uno di questi capannoni Grossi ospita una collezione di motoscafi Riva; in un secondo capannone conserva gelosamente una collezione di auto e moto d’epoca italiane fino al 1970 tra cui: 20 Ferrari, svariate Lamborghini, Fiat Balilla e Moto Guzzi.
Ha un dipendente, un meccanico, il cui lavoro quotidiano consiste soltanto nell’accendere e nello spegnere i motori del suo straordinario parco auto-moto.
“Green Holding” è la sua società che ne controlla molte altre, evidentemente un sistema di scatole cinesi che gli ha sin qui consentito di fare affari e soprattutto di nascondere denari che non si capisce bene da che cosa siano prodotti oltre che dal malaffare ai danni della pubblica amministrazione.
Tra le sue svariate proprietà immobiliari spicca un castello, Palazzo Visconti in provincia di Bergamo, che risalirebbe addirittura all’innominato dei Promessi Sposi.
La sua corsa spasmodica alla ricchezza è finita ieri mattina – almeno così si spera – con le manette ai polsi e con l’accusa di aver accumulato fondi neri, non si sa bene per fare cosa e per pagare chi…
Uno scandalo, perché questo signore è sicuramente un plurievasore otlre che un imbroglione, eppure trattava con tutti: politici, imprenditori, associazioni religiose e pseudo tali, forse anche il crimine organizzato perché di questi affari la mala non ne fa fare a chiunque e...soprattutto di tali dimensioni! Sono state anche accertate spese per 6 milioni e 400mila euro in acquisto di orologi da collezione che non si sa bene a chi siano finiti!
Questa è l’Italia ladrona, l’Italia che ci sta ammazzando e che si sta distruggendo irrimediabilmente, nell’indifferenza dei più che continuano a pensare a Berlusconi e alle sue pseudo-traversie giudiziarie. Intanto sta affogando, per esempio, la RAI, la Tv di Stato senza programmi, senza visione strategica per il futuro, in calo vertiginoso di pubblicità e quindi prossima al fallimento, con migliaia di dipendenti che finalmente si accorgeranno che a furia di fare i servi sciocchi del padrone di turno, ed oggi n particolare di Berlusconi, alla fine il posto di lavoro seriamente rischiano di perderlo.
Questa è la nostra Italia, quella che vorremmo competitiva e apprezzata nel mondo per il made in Italy, come dichiarava la Biagiotti ieri a Ballarò, un’Italia che invece è incapace di reagire perché assuefatta a un gioco subdolo che offusca ogni capacità di critica.
E non è che sul fronte opposto si stia meglio. Il centro-sinistra continua nella sceneggiata estemporanea delle primarie, mentre l’Italia cade a pezzi, la gente perde il posto di lavoro, le famiglie non hanno soldi e soprattutto non hanno speranza nel futuro, mentre viene sancito ldal Parlamento la fine di una professione, quella dell'insegnante, perchè l'unico docente deve restare la Tv del Capo.
E i Sindacati nicchiano!
Questa non è l’Italia che vogliamo e dobbiamo trovare la forza, ma soprattutto il coraggio per reagire, per difenderci da questa orda barbarica che sta assassinando il nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli.
Loro se ne fregano di noi, ci utilizzando e noi, sciocchi, cadiamo nel loro gioco e ci schieriamo…
Il Ministro Alfano, quello del lodo sciocco (del primus super pares) per il quale dovrebbe solo dimettersi dopo la sonora bocciatura della Suprema Corte – e con lui gli avvocati del Premier – subito ha disposto di perseguire chi su facebook ha fatto la goliardata di creare un gruppo denominato: “Uccidiamo Berlusconi”.
Si è riunito addirittua il Comitato per la Massima Sicurezza, per proteggere il Premier e per perseguire duramente quei buontemponi, quei ragazzi che con tanto di volto e di dichiarazioni hanno pensato di manifestare solo il loro disagio, la loro sofferenza, la loro voglia di dire basta a un Paese che da mattina a sera ormai parla solo ed esclusivamente di Berlusconi.
Credetemi, davvero non se ne può più perchè ci chiudono gli occhi sul mondo e sul futuro.
Quando il troppo è troppo la reazione è scontata e pericolosa, per tutti, non solo per Berlusconi!
Ma non voglio parlare della Campania, piuttosto di un imprenditore milanese, plurimiliardario e sconosciuto al 99% degli italiani, finito in manette insieme a un politico locale col quale trafficava in tangenti e fondi neri.
Si chiama Giuseppe Grossi e il nome non dice niente, tranne che negli ambienti collusi e in quelli di Cielle dove il Grossi è un’autorità. Il Corriere della Sera ci ha parlato di lui come del “re delle bonifiche lombarde”.
Vive nell’est milanese dove possiede, nei pressi della sua villa, alcuni capannoni oltre a un eliporto con tanto di elicottero personale.
In uno di questi capannoni Grossi ospita una collezione di motoscafi Riva; in un secondo capannone conserva gelosamente una collezione di auto e moto d’epoca italiane fino al 1970 tra cui: 20 Ferrari, svariate Lamborghini, Fiat Balilla e Moto Guzzi.
Ha un dipendente, un meccanico, il cui lavoro quotidiano consiste soltanto nell’accendere e nello spegnere i motori del suo straordinario parco auto-moto.
“Green Holding” è la sua società che ne controlla molte altre, evidentemente un sistema di scatole cinesi che gli ha sin qui consentito di fare affari e soprattutto di nascondere denari che non si capisce bene da che cosa siano prodotti oltre che dal malaffare ai danni della pubblica amministrazione.
Tra le sue svariate proprietà immobiliari spicca un castello, Palazzo Visconti in provincia di Bergamo, che risalirebbe addirittura all’innominato dei Promessi Sposi.
La sua corsa spasmodica alla ricchezza è finita ieri mattina – almeno così si spera – con le manette ai polsi e con l’accusa di aver accumulato fondi neri, non si sa bene per fare cosa e per pagare chi…
Uno scandalo, perché questo signore è sicuramente un plurievasore otlre che un imbroglione, eppure trattava con tutti: politici, imprenditori, associazioni religiose e pseudo tali, forse anche il crimine organizzato perché di questi affari la mala non ne fa fare a chiunque e...soprattutto di tali dimensioni! Sono state anche accertate spese per 6 milioni e 400mila euro in acquisto di orologi da collezione che non si sa bene a chi siano finiti!
Questa è l’Italia ladrona, l’Italia che ci sta ammazzando e che si sta distruggendo irrimediabilmente, nell’indifferenza dei più che continuano a pensare a Berlusconi e alle sue pseudo-traversie giudiziarie. Intanto sta affogando, per esempio, la RAI, la Tv di Stato senza programmi, senza visione strategica per il futuro, in calo vertiginoso di pubblicità e quindi prossima al fallimento, con migliaia di dipendenti che finalmente si accorgeranno che a furia di fare i servi sciocchi del padrone di turno, ed oggi n particolare di Berlusconi, alla fine il posto di lavoro seriamente rischiano di perderlo.
Questa è la nostra Italia, quella che vorremmo competitiva e apprezzata nel mondo per il made in Italy, come dichiarava la Biagiotti ieri a Ballarò, un’Italia che invece è incapace di reagire perché assuefatta a un gioco subdolo che offusca ogni capacità di critica.
E non è che sul fronte opposto si stia meglio. Il centro-sinistra continua nella sceneggiata estemporanea delle primarie, mentre l’Italia cade a pezzi, la gente perde il posto di lavoro, le famiglie non hanno soldi e soprattutto non hanno speranza nel futuro, mentre viene sancito ldal Parlamento la fine di una professione, quella dell'insegnante, perchè l'unico docente deve restare la Tv del Capo.
E i Sindacati nicchiano!
Questa non è l’Italia che vogliamo e dobbiamo trovare la forza, ma soprattutto il coraggio per reagire, per difenderci da questa orda barbarica che sta assassinando il nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli.
Loro se ne fregano di noi, ci utilizzando e noi, sciocchi, cadiamo nel loro gioco e ci schieriamo…
Il Ministro Alfano, quello del lodo sciocco (del primus super pares) per il quale dovrebbe solo dimettersi dopo la sonora bocciatura della Suprema Corte – e con lui gli avvocati del Premier – subito ha disposto di perseguire chi su facebook ha fatto la goliardata di creare un gruppo denominato: “Uccidiamo Berlusconi”.
Si è riunito addirittua il Comitato per la Massima Sicurezza, per proteggere il Premier e per perseguire duramente quei buontemponi, quei ragazzi che con tanto di volto e di dichiarazioni hanno pensato di manifestare solo il loro disagio, la loro sofferenza, la loro voglia di dire basta a un Paese che da mattina a sera ormai parla solo ed esclusivamente di Berlusconi.
Credetemi, davvero non se ne può più perchè ci chiudono gli occhi sul mondo e sul futuro.
Quando il troppo è troppo la reazione è scontata e pericolosa, per tutti, non solo per Berlusconi!
lunedì 19 ottobre 2009
Cosa c'è dietro le rivelazioni del Procuratore Pietro Grasso?
Le rivelazioni del Procuratore Pietro Grasso sulle trattative Stato-Mafia per scongiurare stragi di uomini politici e i contestuali assassini dei giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e degli uomini della loro scorta fanno tremare sia per la disinvoltura della rivelazione, sia perchè trovano conferma i sospetti di chi ha sempre ritenuto collusi gli apparati dello Stato con il crimine mafioso. E' stata barattata la vita di Parlamentari, di Ministri e Segretari di Partito con quella di Magistrati che lottavano la mafia e stavano mettendola alle corde. Quando si tratta è perchè si rischia di perdere la partita e forse la Mafia era consapevole che grazie alle nuove tecniche e filosfie investigative dei Magistrati siciliani, all'azione dei pentiti, si stavano per aprire santuari che avrebbero disvelato il patto scellerato di fatto esistente e dichiarato.
E il figlio di don Vito Ciancimino che ha scelto la strada del pentimento per le colpe di famiglia - e che famiglia - sta disvelando scenari incredibili di questi rapporti e gli oggetti di questi negoziati evidentemnte risponde a qualche logica più sofisticata, impensabile fino a qualche anno fa.
Mafia e Politica stanno così attentando all'unità del Paese...Sembra infatti volersi preparare un contesto generale nel quale considerare non illecito e tutto sommato accettabile una trattativa Stato-Mafia. Il Paese, secondo i calcoli di questi poteri, deve abituarsi a quest'idea per essere pronto a digerirne di peggiori evidentemente sfuggite al controllo e prossime a far capolino nel già aspro dibattito politico italiano.In questo caso non sarebbe inaccettabile una collusione, anche eccellente, tra Stato e Mafia...Insomma un po' come col caso-escort di Berlusconi. Anche il Premier è un uomo e può andare a puttane. Alla fine ci si convince che è normale e che non riguarda l'esercizio del governo e la gestione del potere politico! Lo stesso si intende fare con la Mafia? In fin dei conti è una specie di Stato nello Stato col quale non è poi così scandaloso negoziare, soprattutto se alla fine ci si guadagna qualcosa e qualcuno ci rimette la pelle: fa parte del gioco, o no? Se si sviluppa indifferennza, insensibilità e tolleranza verso tutto ciò allora è possibile che qualcuno stia preparando un brutto scherzo alla democrazia italiana.
mercoledì 7 ottobre 2009
Lodo Alfano: ottima sentenza, visto che ribadisce l'uguaglianza dei cittadini innanzi alla legge!
Lodo Alfano: la Suprema Corte ha bocciato la legge confermando il principio costituzionale che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.
Perchè l'Italia e gli Italiani si devono dividere sull'affermazione di questo principio costituzionale che rappresenta una garanzia per i diritti di tutti noi?
E' questa la domanda che sorge spontanea in chiunque non abbia portato il cervello all'ammasso.
Che poi il pronunciamento della Corte sia scaturito dall'esame di una legge che riguarda il Capo del Governo ci deve interessare poco perchè è stato salvaguardato un principio di interesse generale che, teoricamente, ci permette di sentirci tutti uguali innanzi alla legge e ai suoi rappresentanti.
Diversamente sarebbe stata decretata una differenza di status giuridico tra i cittadini italiani con gravissime ripercussioni sullo stato di diritto.
E' comprensibile, ovviamente, il dissenso furioso di Berlusconi avverso il pronunciamento della Suprema Corte in quanto soggetto direttamente interessato al verdetto che, di fatto, lo consegna al giudizio dei Tribunali per questioni che nulla hanno a che vedere con il governo dello Stato cui il Premier è legittimamente preposto. Ma anche in questa circostanza occorre osservare un senso di responsabilità istituzionale lo impone il ruolo.
L'essere il capo del governo può diventare motivazione utile a sottrarsi al giudizio di un tribunale per fatti estranei all'azione di governo?
Perchè questa circostanza deve tradursi in violento scontro politico-istituzionale con pesantissime ripercussioni sulla comunità nazionale e sugli interessi internazionali dell'Italia?
Questo mi piacerebbe sapere da Berlusconi e dai suoi legali Ghedini e Pecorella, entrambi parlamentari pagati da noi cittadini e che trascorrono gran parte del loro tempo non in Parlamento a rappresentare gli interessi nazionali e legiferare, quanto nei loro studi professionali intenti a elaborare strategie difensive per il proprio assistito.
Perchè l'Italia deve vivere questo stress per questioni che non la riguardano, ma che interessano esclusivamente il Capo del Governo il quale adempie al suo uffizio in quanto detentore legittimo di una maggioranza di governo che, nello stesso tempo, non lo esime dal dar conto di comportamenti privati, sul piano personale e su quello imprenditoriale?
Perchè l'Italia deve vivere questo stress per questioni che non la riguardano, ma che interessano esclusivamente il Capo del Governo il quale adempie al suo uffizio in quanto detentore legittimo di una maggioranza di governo che, nello stesso tempo, non lo esime dal dar conto di comportamenti privati, sul piano personale e su quello imprenditoriale?
Non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti di Silvio Berlusconi, ma gli chiediamo di separare nettamente i suoi interessi e i suoi problemi da quelli del Paese. Diversamente espone l'Italia e gli Italiani a un rischio gravissimo che ne compromette l'identità democratica e repubblicana assimilandola a una repubblica delle banane dove è il Capo che governa tutto e le sue sorti diventano le sorti del Paese.
Ciò non assolve gli avversari di Berlusconi che hanno colpe forse ancora più gravi perchè mentre il Premier è chiamato a rispondere nelle aule di giustizia per presunti reati commessi nel privato, loro si rendono complici di una legislazione prevaricatrice del pubblico interesse (scudo fiscale, ma per il passato l'indulto...) e di un uso improprio della Magistratura non già per affermare diritti universali, quanto per tentare di vincere una competizione politico-elettorale ed affermare la loro cultura e metodologia di governo, altrettanto minacciosa per gli interessi generali.
Lasciamo allora che Berlusconi curi e tuteli i propri interessi separandoli da quelli nazionali - è un suo dovere morale ancora prima che politico - e chiadiamo ai suoi avversari di smascherarsi e di cominciare a fare per davvero azioni di tutela degli interessi generali del Paese.
Invece in Italia sono nate le corporazioni pro e contro Berlusconi, a prescindere dall'esame oggettivo di problemi e situazioni.
E questo è sicuramente la questione più grave da affrontare per chi ha serio interesse a salvaguardare l'Italia e il suo patrimonio di uomini e di idee e non ritrovarsi gli uni controgli altri armati!
E questo è sicuramente la questione più grave da affrontare per chi ha serio interesse a salvaguardare l'Italia e il suo patrimonio di uomini e di idee e non ritrovarsi gli uni controgli altri armati!
martedì 6 ottobre 2009
Centro-sinistra...che tempi lunghi e quanti errori mentre l'Italia rischia il collasso!
Ai tempi di internet e del tutto e subito con un mondo che mastica, di minuto in minuto, eventi e persone, i "tempi lunghi" del PD per eleggere il proprio segretario (Bersani, Franceschini, Marino) attraverso le elezioni primarie ci fanno sentire questo partito e quest'area politica non più sintonizzata sulla frequenza del Paese reale che, volente o nolente, vive una drammatica quotidianità.
Non si può dire che la colpa sia solo di Berlusconi perchè se è pur vero che un partito ha delle regole e dei tempi, è altrettanto vero che di partito questo PD non sembra assolutamente avere nulla, almeno nell'eccezione che conserviamo di tale termine anche per esperienza diretta.
Questo è un dramma per il nostro Paese e per la stessa maggioranza di governo la quale vive una situazione particolarmente difficile per le note vicende connesse ai giudizi pendenti sulla testa del Premier: tutti siamo consapevoli di non poter contare sulla presenza e quindi sull'azione di una seria opposizione pronta a fare la propria parte nelle situazioni di emergenza, anche di tipo istituzionale. E quindi ci dobbiamo accontentare di quello che passa il convento...Sbagliando!
Se dovessero cadere le difese legali erette attorno a Berlusconi le conseguenze sul governo sarebbe pesanti e inevitabili e si andrebbe di corsa alle elezioni politiche con un Berlusconi intenzionato a realizzare il colpo di mano di un'elezione plebiscitaria, senza alcuna riforma elettorale e quindi con la prospettiva di un Parlamento ingolfato di gente incandidabile e di servi siocchi per tutti gli schieramenti, un PD privo di capo e coda oltre che di progetto politico per l'Italia e quindi destinato a una irrimediabile sconfitta.
Tutti alla mercè di Bossi e Di Pietro il cui opposto populismo rischia di travolgere il Paese se dovessero ulteriormente rafforzarsi per il crescente malcontento degli Italiani.
Non avere consapevolezza di questa situazione significa essere ciechi e privi di capacità di analisi e di critica.
Inoltre il senso civico e morale dell'Italia è ai minimi termini con una spavalda e sfacciata delinquenza che contamina ogni angolo ed espressione del Belpaese.
Per questo siamo preoccupati, seriamente preoccupati: mancano anche le "riserve" pronte a indossare i panni di "strenui difensori" delle istituzioni democratiche e repubblicane!
E poi basta sfogliare la stampa internazionale per rendersi conto della percezione che si ha dell'Italia all'estero: inglesi, spagnoli, francesi, tedeschi sanno bene che una cosa sono gli interessi dello Stato e un'altra quelli personali, quantunque importanti.
Un Paese che vincola i propri destini a quelli di un uomo non è più un Paese, ma una repubblica delle banane che non dà affidamento a nessuno, nè garanzie...
E questo è forse l'errore più grave che ha commesso Berlusconi: non rendersi conto che una cosa è l'impresa, la propria, un'altra è lo Stato nella percezione interna ed internazionale.
Peccato, forse nessuno glielo ha spiegato e questo è stato un errore gravissimo che nessuno è disposto a pagare, per primi quelli che gli stanno attorno e se ne stanno intimamente allontanando!
venerdì 2 ottobre 2009
A Roma per dire no alle norme del lodo-Alfano contro la libertà di stampa!
Sono quasi mezzo milione coloro che hanno sottoscritto l'appello dei tre giuristi in difesa della libertà di stampa che porterà in piazza a Roma centinaia di migliaia di persone, associazioni, sindacati per manifestare contro Berlusconi e contro il suo Governo. E' stata "Repubblica" a mobilitare queste masse e in corso d'opera la manifestazione ha finito col perdere l'originale significato perchè il Presidente Berlusconi ha querelato Repubblica e l'Unità innescando un meccanismo perverso i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Se si parla di libertà di stampa a rischio nel nostro Paese è perchè nel lodo-Alfano sono contenute precise norme che penalizzano severamente il libero esercizio dell'attività giornalistica oltre a mettere praticamente "fuori legge" i blogger che sicuramente animano l'espressione più autentica della libera informazione in Italia e nel mondo, un fenomeno incontrollabile per il potere politico e i cui effetti, alla lunga, possono risultare devastanti per qualunque potere.
Per questo nasce la manifestazione, per questo si protesta e si invoca il cambiamento di una legge sulla cui legittimità costituzionale tra qualche giorno dovrà esprimersi la Suprema Corte.
Una sentenza in grado di innescare un vero e proprio cortocircuito politico-istituzionale perchè lascerebbe privo di immunità l'attuale Capo del Governo sulla cui testa pendono procedimenti giudiziari molto seri. Tutto il resto è passato e passa in secondo piano e questo sicuramente non fa bene alla causa di chi effettivamente sta difendendo il proprio diritto a fare il giornalista e ad informare, ma anche semplicemente di tutelare il proprio spazio di libera opinione e di critica, sale per ogni democrazia.
Le querele a Repubblica e all'Unità da parte di Berlusconi rappresentano l'escalation di un fenomeno che ormai oppone il Governo, non solo il suo Capo, a un sistema di informazione non asservito o non controllabile.
Anzicchè argomentare, anche in modo forte e polemico, esponendo tesi e smontando quelle altrui con fatti, si sceglie la strada del soffocare quelle fonti considerate avverse, siano esse programmi televisivi di approfondimento e di indagine, siano testate giornalistiche schierate politicamente.
Insomma si tratta di un vero e proprio braccio di ferro tra poteri forti dove il cittadino gioca un ruolo di comparsa, funzionale all'audience dell'una o dell'altra parte, comunque strumentale.
A Roma si manifesta, a mio avviso, per dire no a tutte queste palesi violazioni delle libertà democratiche imposte con la legge-Alfano e per sollecitare il Parlamento a varare una norma che salvaguardi il diritto di libero esercizio dell'informazione dal potere che, ricorrendo alla giustizia civile, intende mettere a tacere quelle che giudica le "voci contro" avanzando istanze risarcitorie di centinaia e centinaia di migliaia di euro ed in pratica intimidendo gli operatori della comunicazione.
Tutto ciò è gravissimo perchè la pubblica opinione non ha percezione diretta di che cosa ciò significhi per le libertà individuali e collettive faticosamente conquistate e a durissimo prezzo e che devono essere salvagaurdate non solo da Berlusconi, ma da chiunque abbia interesse a ridurre gli spazi di autonomia e libertà di ciascuno di noi.
La rete rappresenta per i poteri forti, per coloro che temono il libero esercizio della critica e dell'opinione, una minaccia pericolosa e incontrollabile: perciò le norme del lodo-Alfano devono essere riviste e abolite, per non privarci delle nostre libertà che vanno sì esercitate con senso di responsabilità, ma che non possono trovare limiti assurdi così come oggi avviene.
Per questo protestiamo e proponiamo l'adozione di una normativa diversa e sicuramente l'esempio del Presidente della Camera Gianfranco Fini che ha rinunciato alle prerogative immunitarie del lodo-Alfano per rispondere in Tribunale alla querela di un Magistrato - Woodcock - ha assunto un significato molto forte, tant'è che s'è meritato il ritiro della querela da parte del Magistrato che i nquesto modo ha voluto testimoniare rispetto per l'autonoma e responsabile scelta fatta da Fini. Oggi in Italia c'è bisogno di un po' di distensione e di gesta nobili se vogliamo recuperare una dimensione di comunità e vogliamo imparare a difenderci dai veri pericoli e dalle troppe minacce che incombono su di noi e ci ammazzano ogni giorno senza che spesso abbiamo gli strumenti per difenderci.
Se si parla di libertà di stampa a rischio nel nostro Paese è perchè nel lodo-Alfano sono contenute precise norme che penalizzano severamente il libero esercizio dell'attività giornalistica oltre a mettere praticamente "fuori legge" i blogger che sicuramente animano l'espressione più autentica della libera informazione in Italia e nel mondo, un fenomeno incontrollabile per il potere politico e i cui effetti, alla lunga, possono risultare devastanti per qualunque potere.
Per questo nasce la manifestazione, per questo si protesta e si invoca il cambiamento di una legge sulla cui legittimità costituzionale tra qualche giorno dovrà esprimersi la Suprema Corte.
Una sentenza in grado di innescare un vero e proprio cortocircuito politico-istituzionale perchè lascerebbe privo di immunità l'attuale Capo del Governo sulla cui testa pendono procedimenti giudiziari molto seri. Tutto il resto è passato e passa in secondo piano e questo sicuramente non fa bene alla causa di chi effettivamente sta difendendo il proprio diritto a fare il giornalista e ad informare, ma anche semplicemente di tutelare il proprio spazio di libera opinione e di critica, sale per ogni democrazia.
Le querele a Repubblica e all'Unità da parte di Berlusconi rappresentano l'escalation di un fenomeno che ormai oppone il Governo, non solo il suo Capo, a un sistema di informazione non asservito o non controllabile.
Anzicchè argomentare, anche in modo forte e polemico, esponendo tesi e smontando quelle altrui con fatti, si sceglie la strada del soffocare quelle fonti considerate avverse, siano esse programmi televisivi di approfondimento e di indagine, siano testate giornalistiche schierate politicamente.
Insomma si tratta di un vero e proprio braccio di ferro tra poteri forti dove il cittadino gioca un ruolo di comparsa, funzionale all'audience dell'una o dell'altra parte, comunque strumentale.
A Roma si manifesta, a mio avviso, per dire no a tutte queste palesi violazioni delle libertà democratiche imposte con la legge-Alfano e per sollecitare il Parlamento a varare una norma che salvaguardi il diritto di libero esercizio dell'informazione dal potere che, ricorrendo alla giustizia civile, intende mettere a tacere quelle che giudica le "voci contro" avanzando istanze risarcitorie di centinaia e centinaia di migliaia di euro ed in pratica intimidendo gli operatori della comunicazione.
Tutto ciò è gravissimo perchè la pubblica opinione non ha percezione diretta di che cosa ciò significhi per le libertà individuali e collettive faticosamente conquistate e a durissimo prezzo e che devono essere salvagaurdate non solo da Berlusconi, ma da chiunque abbia interesse a ridurre gli spazi di autonomia e libertà di ciascuno di noi.
La rete rappresenta per i poteri forti, per coloro che temono il libero esercizio della critica e dell'opinione, una minaccia pericolosa e incontrollabile: perciò le norme del lodo-Alfano devono essere riviste e abolite, per non privarci delle nostre libertà che vanno sì esercitate con senso di responsabilità, ma che non possono trovare limiti assurdi così come oggi avviene.
Per questo protestiamo e proponiamo l'adozione di una normativa diversa e sicuramente l'esempio del Presidente della Camera Gianfranco Fini che ha rinunciato alle prerogative immunitarie del lodo-Alfano per rispondere in Tribunale alla querela di un Magistrato - Woodcock - ha assunto un significato molto forte, tant'è che s'è meritato il ritiro della querela da parte del Magistrato che i nquesto modo ha voluto testimoniare rispetto per l'autonoma e responsabile scelta fatta da Fini. Oggi in Italia c'è bisogno di un po' di distensione e di gesta nobili se vogliamo recuperare una dimensione di comunità e vogliamo imparare a difenderci dai veri pericoli e dalle troppe minacce che incombono su di noi e ci ammazzano ogni giorno senza che spesso abbiamo gli strumenti per difenderci.
sabato 26 settembre 2009
Scajola non cada nella trappola del servo sciocco...Bisogna reagire, uomini di buona volontà!
Perchè il Ministro Claudio Scajola ha convocato i vertici della RAI per esaminare il caso "Anno Zero" all'indomani della prima puntata della nuova edizione del programma di Michele Santoro, che ha ottenuto altissimi indici di ascolto, affrontando il tema di stringente attualità come la censura all'informazione?
Sicuramente il Ministro ha dato seguito a un ordine impartitogli dalle alte sfere del PDL, cioè dal Presidente Silvio Berlusconi, la cui immagine è escita ulteriormente squalificata dalla messa in onda del suo intervento in conferenza stampa al fianco del primo ministro spagnolo Zapatero rendendosi effettivamente ridicolo agli occhi di qualunque persona dotata di buon senso e di buona volontà.
Scajola, di antica tradizione democristiana e aduso a misurar le parole che seguono soltanto previa connessione con il sistema cerebrale, questa volta sembra non si sia potuto tirare indietro perchè il PDL non è un partito democratico, ma l'esercito di un generale che impartisce ordini da eseguirsi tambur battente e a prescindere...
Mica è colpa di Santoro, di Anno Zero o di chiunque altro se Berlusconi dà continuamente luogo a queste squallide esibizioni che resteranno negli annali della politica-spettacolo all'italiana?
E' questo quello di cui non sembrano rendersi conto i fedelissimi del Capo, il suo entourage...O piuttosto fingono di non comprenderlo! Si risparmierebbero miliardi di parole e di polemiche soltanto se Berlusconi comprendesse che cosa significhi essere Capo del Governo, quali sono gli obblighi che incombono sulla sua persona pubblica e come le implicazioni derivanti da comportamenti privati moralmente discutibili anche se non illegittimi (altri invece si) per mettere fine a tutta questa storia e parlare di cose concrete.
Invece su tutto prevale il gossip che proprio Berlusconi alimenta a ciclio continuo perchè Egli non ha senso dello Stato, nè rispetto per le Istituzioni e consapevolezza dei tanti limiti che la democrazia impone a chi nè dev'essere il supremo inteprete nell'interesse del Paese.
Secondo noi, perchè siamo persone di buon senso, Berlusconi Premier non è libero di ricevere a casa sua prostitute; non è libero di ricevere e intrattenersi in frequentazioni con manager imbroglioni che usano la cocaina per "drogare" il contesto in cui vivono e operano. Berlusconi non può ricevere nelle sue residenze e intrattenersi con chiunque non abbia comportamenti irrepresenibili: altrimenti potrebbe farsela con stallieri alla Mangano, con mafiosi, camorristi e ndraghetisti, golpisti e piduisti.
"Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei?" recitava l'antico e veritiero adagio popolare.
I suoi sarebbero sempre comportamenti normali? E se le fa lui certe cose, perchè non le devono fare anche gli altri: i Ministri, il Capo dello Stato e quello della Polizia, il Governatore di una Regione e il Rettore di un'Università?
Questo deve capire Berlusconi, che lui resta un uomo pubblico investito di poteri e responsabilità straordinarie con l'obbligo di esercitarle nel massimo rispetto (e anche nei limiti) di tutti i cittadini premurandosi di non farci sospettare che le sue "ambigue frequentazioni" possano nascondere un potenziale pericolo per il Paese per i suoi interessi.
Sta tutto qua il ragionamento e il fallimento del PDL, nel quale pure tanti Italiani hanno creduto.
E' inevitabile di fronte a comportamenti così irresponsabili e pregiudizievoli degli interessi generali che il Paese sappia! Altro che censura!
Allora Scajola non cada nella trappola, almeno se non è ancora del tutto ostaggio del sistema-Berlusconi, di aggredire un programma Tv solo perchè ha mostrato il vero, quanto accaduto, detto e fatto direttamente da Berlusconi&Co, non già prodotto dai giornalisti, ma dal suo Capo di partito e di Governo!
Chi ci conosce sa che non parliamo per pregiudizio, ma attenendoci rigorosamente ai fatti e nel rispetto di quel senso morale, civico e politico, cui abbiamo improntato la nostra esistenza e le nostre relazioni, pubbliche e private, di ieri e di oggi.
C'è necessità assoluta di normalizzare il Paese, di restituirgli la voglia di confrontarsi liberamente per recuperare stimoli, capacità di reagire e soprattutto di competere sugli scenari globali che stanno ammzzando l'umanità. Purtroppo abbiamo troppo poco tempo per riuscire nell'impresa e questa gente, con queste chiacchiere ci nasconde la verità e ci offusca la mente mettendo a rischio la nostra esistenza.
Sicuramente il Ministro ha dato seguito a un ordine impartitogli dalle alte sfere del PDL, cioè dal Presidente Silvio Berlusconi, la cui immagine è escita ulteriormente squalificata dalla messa in onda del suo intervento in conferenza stampa al fianco del primo ministro spagnolo Zapatero rendendosi effettivamente ridicolo agli occhi di qualunque persona dotata di buon senso e di buona volontà.
Scajola, di antica tradizione democristiana e aduso a misurar le parole che seguono soltanto previa connessione con il sistema cerebrale, questa volta sembra non si sia potuto tirare indietro perchè il PDL non è un partito democratico, ma l'esercito di un generale che impartisce ordini da eseguirsi tambur battente e a prescindere...
Mica è colpa di Santoro, di Anno Zero o di chiunque altro se Berlusconi dà continuamente luogo a queste squallide esibizioni che resteranno negli annali della politica-spettacolo all'italiana?
E' questo quello di cui non sembrano rendersi conto i fedelissimi del Capo, il suo entourage...O piuttosto fingono di non comprenderlo! Si risparmierebbero miliardi di parole e di polemiche soltanto se Berlusconi comprendesse che cosa significhi essere Capo del Governo, quali sono gli obblighi che incombono sulla sua persona pubblica e come le implicazioni derivanti da comportamenti privati moralmente discutibili anche se non illegittimi (altri invece si) per mettere fine a tutta questa storia e parlare di cose concrete.
Invece su tutto prevale il gossip che proprio Berlusconi alimenta a ciclio continuo perchè Egli non ha senso dello Stato, nè rispetto per le Istituzioni e consapevolezza dei tanti limiti che la democrazia impone a chi nè dev'essere il supremo inteprete nell'interesse del Paese.
Secondo noi, perchè siamo persone di buon senso, Berlusconi Premier non è libero di ricevere a casa sua prostitute; non è libero di ricevere e intrattenersi in frequentazioni con manager imbroglioni che usano la cocaina per "drogare" il contesto in cui vivono e operano. Berlusconi non può ricevere nelle sue residenze e intrattenersi con chiunque non abbia comportamenti irrepresenibili: altrimenti potrebbe farsela con stallieri alla Mangano, con mafiosi, camorristi e ndraghetisti, golpisti e piduisti.
"Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei?" recitava l'antico e veritiero adagio popolare.
I suoi sarebbero sempre comportamenti normali? E se le fa lui certe cose, perchè non le devono fare anche gli altri: i Ministri, il Capo dello Stato e quello della Polizia, il Governatore di una Regione e il Rettore di un'Università?
Questo deve capire Berlusconi, che lui resta un uomo pubblico investito di poteri e responsabilità straordinarie con l'obbligo di esercitarle nel massimo rispetto (e anche nei limiti) di tutti i cittadini premurandosi di non farci sospettare che le sue "ambigue frequentazioni" possano nascondere un potenziale pericolo per il Paese per i suoi interessi.
Sta tutto qua il ragionamento e il fallimento del PDL, nel quale pure tanti Italiani hanno creduto.
E' inevitabile di fronte a comportamenti così irresponsabili e pregiudizievoli degli interessi generali che il Paese sappia! Altro che censura!
Allora Scajola non cada nella trappola, almeno se non è ancora del tutto ostaggio del sistema-Berlusconi, di aggredire un programma Tv solo perchè ha mostrato il vero, quanto accaduto, detto e fatto direttamente da Berlusconi&Co, non già prodotto dai giornalisti, ma dal suo Capo di partito e di Governo!
Chi ci conosce sa che non parliamo per pregiudizio, ma attenendoci rigorosamente ai fatti e nel rispetto di quel senso morale, civico e politico, cui abbiamo improntato la nostra esistenza e le nostre relazioni, pubbliche e private, di ieri e di oggi.
C'è necessità assoluta di normalizzare il Paese, di restituirgli la voglia di confrontarsi liberamente per recuperare stimoli, capacità di reagire e soprattutto di competere sugli scenari globali che stanno ammzzando l'umanità. Purtroppo abbiamo troppo poco tempo per riuscire nell'impresa e questa gente, con queste chiacchiere ci nasconde la verità e ci offusca la mente mettendo a rischio la nostra esistenza.
giovedì 17 settembre 2009
Dietro la notizia c'è sempre un'altra verità. Anche a Kabul?
Ho provato a chiedermi se il vile attentato kamikaze che, questa mattina a Kabul, ha provocato la morte di 6 militari italiani e il ferimento di altri 3 non abbia "risolto" qualche problema politico in casa nostra, spostando l'interesse dell'opinione pubblica dai temi di stringente attualità politica su quelli della tragedia afghana e del sacrificio di giovani vite, italiane e di altri Paesi, aderenti alla forza multinazionale voluta dall'ONU.
Volendo essere cinici, come solo la politica sa esserlo, riflettiamo su chi sono stati coloro che da troppi giorni bruciavano sulla graticola ed erano bersaglio dell'opinione pubblica nazionale ed internazionale per i propri comportamenti pubblici e privati.
In poche parole Berlusconi&Co i quali, assolutamente estranei a quanto accaduto a Kabul, non hanno però potuto che trarne "beneficio" da questo evento che ha provocato lo slittamento della protesta nazionale contro la libertà di stampa, ha affievolito la discussione sul pronunciamento del lodo-Alfano da parte dei giudici della Consulta, ha fatto passare in terzo piano le dichiarazioni del Tarantini colluso con la mafia per le sue dubbie frequentazioni a Palazzo Grazioli col Capo del Governo insieme a puttane ben pagate.
Insomma, la tragedia bellica ha invertito l'attenzione e la sensibilità pubblica su temi di interesse generale col risultato di affievolire, se non addirittura spegnere, la fiammella che si era accesa sulla grave crisi, politica e istituzionale, che stiamo attraversando in Italia dove sono oggettivamente a rischio le libertà democratiche, a cominciare da quella della libera espressione ed opinione.
Dietro ogni notizia, quindi dietro ogni fatto o accadimento, a qualsiasi livello, c'è sempre, o quasi, un'altra verità, quella non dichiarata e che comunque resta.
Qualcuno potrebbe considerare azzardato, folle il nostro pensiero: la storia però ci ha insegnato che gli interessi perseguiti dal potere, da qualunque potere, prevalgono su ogni altro interesse, ivi incluso il rispetto della vita umana.
Del resto apparati segreti, poteri deviati continuano a operare in barba a tutto e a soddisfare le aspettative del padrone di turno...
Piangiamo questi uomini perchè la loro morte ci riporta alla dura realtà di ogni giorno, senza ipocrisie e sottraendoci alla retorica di circostanza, ci sentiamo di affermare in scienza e coscienza che il loro è stato purtroppo un sacrificio inutile che presto sarà dimenticato da una società priva di valori di riferimento e senza più credo.
Pubblichiamo l'articolo apparso su "Il Riformista" del 21 settembre scorso a firma di Giampaolo Pansa.
L’unica conseguenza positiva del massacro di Kabul è stato il rinvio della grande adunata in difesa della libertà di stampa. Mi rendo conto di affiancare due fatti tragicamente diversi. Da una parte, la morte di sei nostri soldati che in Afghanistan rischiavano la vita anche per la nostra libertà. Dall’altra una manifestazione politica, fondata su presupposti sbagliati. Il vertice della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, ha garantito che l’incontro di Roma si terrà fra quindici giorni. Ecco un lasso di tempo utile a riflettere su alcune questioni.
La prima è una verità che non si può ignorare. La sinistra ha attaccato di continuo i giornali indipendenti. In un articolo pubblicato su Libero, ho provato come si sia condotto Massimo D’Alema a partire da Tangentopoli. La sua radicata avversione per la libertà di stampa è stata identica a quella che oggi mostra Silvio Berlusconi.
D’Alema ha anticipato tutte le mosse del Cavaliere. A cominciare dalla richieste spropositate di danni. Presentate da Max all’Espresso e al Corriere della sera, così come adesso ha fatto il premier verso Repubblica e l’Unità.
Contro D’Alema la sinistra ha protestato? Ha portato in piazza i militanti? No, mai. Perché contro il Caimano sì e contro Baffino d’Acciaio no? Ai posteri la non ardua sentenza.
La seconda questione riguarda il vero regista della manifestazione. Il promotore ufficiale è il sindacato unico dei giornalisti. Ma anche i bambini sanno che tutto avverrà perché lo ha deciso Repubblica. Se il quotidiano diretto da Ezio Mauro fosse stato contrario all’iniziativa, la Fnsi e i superstiti partiti di centro-sinistra non si sarebbero mossi. Ecco un dato sicuro sul quale riflettere, ripensando al passato. Verso la fine degli anni Ottanta, Eugenio Scalfari, allora direttore di Repubblica, attuò una rivoluzione copernicana nel rapporto fra giornali e partiti. Lui riteneva di essere più forte di qualunque leader politico. Il sole era Repubblica, mentre i partiti erano soltanto pianeti senza importanza che le ruotavano intorno. Ricordo che Eugenio ci diceva: «Quando i leader politici di oggi non ci saranno più, il nostro giornale sarà ancora qui, sempre più influente».
La rivoluzione copernicana di Scalfari riuscì soltanto a metà. Chi l’ha condotta a termine è stato il successore, Mauro. Molto diverso da Scalfari, ben più radicale di lui, in sella da diciotto anni, direttore di grande capacità professionale, Mauro ha fatto di Repubblica il più forte partito della sinistra italiana.
Se il Partito democratico non morirà, il merito sarà soltanto suo. Anche in questo caso vale la prova contraria. Supponiamo che Repubblica si opponga al Pd, ai suoi leader, alla sua ossessionata battaglia contro Berlusconi. A sinistra troveremmo il deserto. Invece a sinistra domina Mauro con il giornale che dirige.
È in largo Fochetti che si decide l’agenda politica della sinistra italiana. E adesso anche l’agenda della Fnsi. Senza il sostegno costante di Repubblica, il capo del sindacato, Franco Siddi, sarebbe un giornalista quasi sconosciuto, escluso dalla tivù e dalle interviste.
In una democrazia parlamentare è normale questa condizione? Penso di no. Ma la responsabilità di questa anomalia non è di Mauro. È dei partiti, e non soltanto di quelli di sinistra. Peggio per loro, per i capoccia della casta politica. Hanno alle spalle il consenso di milioni di elettori, ma se ne stanno dimenticando.
Il terzo fatto su quale riflettere è la strategia messa in atto dalle sinistre per combattere Berlusconi. Proprio perché sempre più deboli e sottomessi al super-comando di Repubblica, molti leader del centro-sinistra alzano di continuo il livello delle accuse al Cavaliere. Con il risultato di accentuare un delirio antifascista contro un avversario che, pur sbagliando molte mosse, non può essere ritenuto un nuovo Mussolini.
È proprio questo l’errore tragico che stanno facendo. Franceschini dichiara che «Berlusconi ricorda da vicino il fascismo con i suoi attacchi alla libertà di stampa». Persino Bruno Tabacci, uno dei capi centristi, si è spinto a dire: «Contro Berlusconi ci vuole un Comitato di liberazione nazionale», senza rendersi conto di evocare un fantasma da guerra civile.
Su Antonio Di Pietro non è necessario aggiungere più nulla. Due giorni fa ha sostenuto che il premier è il nuovo Saddam Hussein. E a questo punto non gli resta che uccidere il Caimano. O chiedere a Obama di inviare in Italia un robusto contingente militare. Con l’obiettivo di catturarlo e impiccarlo.
Non occorre essere dei maghi per avvertire i rischi di un clima tanto arroventato. Nella storia esiste una catena inesorabile di eventi. Non basta più lo scontro parlamentare? Allora si va in piazza. E se anche la piazza non basta, non resta che prendere il fucile. Ma imbracciare le armi è sempre un pericolo mortale. Non si può volere il ritiro da Kabul, come pretende Di Pietro, e poi considerare l’Italia un altro Iraq o un nuovo Afghanistan. All’inizio degli anni Settanta, ho visto nascere in casa nostra il terrorismo di sinistra e di destra. Nessuno lo riteneva possibile. Sono stato uno dei pochi cronisti a scorgere per tempo quell’abisso. I giornali di sinistra mi attaccavano, scrivendo che ero un visionario. Poi tutto è accaduto in un attimo. Per uscirne, ci sono voluti quasi vent’anni e centinaia di assassinati. Vogliamo ricominciare? In nome di una libertà di stampa che non è affatto scomparsa, che c’è, che non è mai stata così forte come oggi?
Pubblichiamo l'articolo apparso su "Il Riformista" del 21 settembre scorso a firma di Giampaolo Pansa.
L’unica conseguenza positiva del massacro di Kabul è stato il rinvio della grande adunata in difesa della libertà di stampa. Mi rendo conto di affiancare due fatti tragicamente diversi. Da una parte, la morte di sei nostri soldati che in Afghanistan rischiavano la vita anche per la nostra libertà. Dall’altra una manifestazione politica, fondata su presupposti sbagliati. Il vertice della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, ha garantito che l’incontro di Roma si terrà fra quindici giorni. Ecco un lasso di tempo utile a riflettere su alcune questioni.
La prima è una verità che non si può ignorare. La sinistra ha attaccato di continuo i giornali indipendenti. In un articolo pubblicato su Libero, ho provato come si sia condotto Massimo D’Alema a partire da Tangentopoli. La sua radicata avversione per la libertà di stampa è stata identica a quella che oggi mostra Silvio Berlusconi.
D’Alema ha anticipato tutte le mosse del Cavaliere. A cominciare dalla richieste spropositate di danni. Presentate da Max all’Espresso e al Corriere della sera, così come adesso ha fatto il premier verso Repubblica e l’Unità.
Contro D’Alema la sinistra ha protestato? Ha portato in piazza i militanti? No, mai. Perché contro il Caimano sì e contro Baffino d’Acciaio no? Ai posteri la non ardua sentenza.
La seconda questione riguarda il vero regista della manifestazione. Il promotore ufficiale è il sindacato unico dei giornalisti. Ma anche i bambini sanno che tutto avverrà perché lo ha deciso Repubblica. Se il quotidiano diretto da Ezio Mauro fosse stato contrario all’iniziativa, la Fnsi e i superstiti partiti di centro-sinistra non si sarebbero mossi. Ecco un dato sicuro sul quale riflettere, ripensando al passato. Verso la fine degli anni Ottanta, Eugenio Scalfari, allora direttore di Repubblica, attuò una rivoluzione copernicana nel rapporto fra giornali e partiti. Lui riteneva di essere più forte di qualunque leader politico. Il sole era Repubblica, mentre i partiti erano soltanto pianeti senza importanza che le ruotavano intorno. Ricordo che Eugenio ci diceva: «Quando i leader politici di oggi non ci saranno più, il nostro giornale sarà ancora qui, sempre più influente».
La rivoluzione copernicana di Scalfari riuscì soltanto a metà. Chi l’ha condotta a termine è stato il successore, Mauro. Molto diverso da Scalfari, ben più radicale di lui, in sella da diciotto anni, direttore di grande capacità professionale, Mauro ha fatto di Repubblica il più forte partito della sinistra italiana.
Se il Partito democratico non morirà, il merito sarà soltanto suo. Anche in questo caso vale la prova contraria. Supponiamo che Repubblica si opponga al Pd, ai suoi leader, alla sua ossessionata battaglia contro Berlusconi. A sinistra troveremmo il deserto. Invece a sinistra domina Mauro con il giornale che dirige.
È in largo Fochetti che si decide l’agenda politica della sinistra italiana. E adesso anche l’agenda della Fnsi. Senza il sostegno costante di Repubblica, il capo del sindacato, Franco Siddi, sarebbe un giornalista quasi sconosciuto, escluso dalla tivù e dalle interviste.
In una democrazia parlamentare è normale questa condizione? Penso di no. Ma la responsabilità di questa anomalia non è di Mauro. È dei partiti, e non soltanto di quelli di sinistra. Peggio per loro, per i capoccia della casta politica. Hanno alle spalle il consenso di milioni di elettori, ma se ne stanno dimenticando.
Il terzo fatto su quale riflettere è la strategia messa in atto dalle sinistre per combattere Berlusconi. Proprio perché sempre più deboli e sottomessi al super-comando di Repubblica, molti leader del centro-sinistra alzano di continuo il livello delle accuse al Cavaliere. Con il risultato di accentuare un delirio antifascista contro un avversario che, pur sbagliando molte mosse, non può essere ritenuto un nuovo Mussolini.
È proprio questo l’errore tragico che stanno facendo. Franceschini dichiara che «Berlusconi ricorda da vicino il fascismo con i suoi attacchi alla libertà di stampa». Persino Bruno Tabacci, uno dei capi centristi, si è spinto a dire: «Contro Berlusconi ci vuole un Comitato di liberazione nazionale», senza rendersi conto di evocare un fantasma da guerra civile.
Su Antonio Di Pietro non è necessario aggiungere più nulla. Due giorni fa ha sostenuto che il premier è il nuovo Saddam Hussein. E a questo punto non gli resta che uccidere il Caimano. O chiedere a Obama di inviare in Italia un robusto contingente militare. Con l’obiettivo di catturarlo e impiccarlo.
Non occorre essere dei maghi per avvertire i rischi di un clima tanto arroventato. Nella storia esiste una catena inesorabile di eventi. Non basta più lo scontro parlamentare? Allora si va in piazza. E se anche la piazza non basta, non resta che prendere il fucile. Ma imbracciare le armi è sempre un pericolo mortale. Non si può volere il ritiro da Kabul, come pretende Di Pietro, e poi considerare l’Italia un altro Iraq o un nuovo Afghanistan. All’inizio degli anni Settanta, ho visto nascere in casa nostra il terrorismo di sinistra e di destra. Nessuno lo riteneva possibile. Sono stato uno dei pochi cronisti a scorgere per tempo quell’abisso. I giornali di sinistra mi attaccavano, scrivendo che ero un visionario. Poi tutto è accaduto in un attimo. Per uscirne, ci sono voluti quasi vent’anni e centinaia di assassinati. Vogliamo ricominciare? In nome di una libertà di stampa che non è affatto scomparsa, che c’è, che non è mai stata così forte come oggi?
venerdì 11 settembre 2009
Se continua così...Paese e democrazia a rischio!
Come me tanti Italiani si stanno interrogando su che cosa abbia realmente in testa Silvio Berlusconi e soprattutto dove intenda portare l'Italia se, da Capo del Governo, ingaggia ogni giorno un nuovo braccio di ferro con qualcuno, se denuncia tutti, se sfida la Chiesa, se intimorisce l'opinione pubblica e la stampa, se minaccia una donna che è anche un'escort, se sopprime gli spazi di libera comunicazione e confronto delle idee...
Interrogativi che stanno sulla bocca di tutti, a prescindere dalle tendenze o dalle simpatie politiche, perchè una cosa è certa ed è che la politica dell'uno contro tutti (o quasi!) non paga, non può pagare indipendentemente dal fatto se si ha ragione o se si ha torto sulle singole questioni.
In effetti il problema non è tanto quello di aver ragione o torto, piuttosto di saper esercitare con equilibrio e fermezza, consapevolezza di limiti e prerogative, con lungimiranza e disinteresse il potere connesso all'esercizio di una funzione.
Quando tale esercizio risulta alterato, più o meno palesemente, è chiaro che il mantenimento stesso di quel potere e il suo effettivo esercizio sono a rischio.
Berlusconi ha superato di gran lunga, da troppo tempo, il segno per un Paese costituzionalmente e istituzionalmente repubblicano e democratico, ma non ha effettiva consapevolezza di tutto ciò; i suoi più stretti e fidati collaboratori, probabilmente disoccupati se il Capo cambia tattiche e strategia, lo stanno conducendo a un vero e proprio massacro politico-elettorale-mediatico mascherandogli la verità, presentandogli la propria versione di fatti, di persone, di umori e di malumori nazionali e internazionali al punto che al "risveglio da quel sonno della ragione" il Premier non avrà il tempo di accorgersi di essere finito fuori pista...per sempre!
Per qualsiasi persona dotata di buon senso e di ragionamento, l'esibizione offerta da Berlusconi in conferenza stampa a fianco del Presidente Zapatero è stato un momento mortificante per l'interesse e per l'immagine dell'Italia. Solo i fanatici senza cervello e senza attributi possono sostenere il contrario e il malessere che si respira nel centro-destra illuminato, anche fra i più stretti collaboratori di Berlusconi, è quello di un "fastidio di cui liberarsi al più presto" per salvare sè stessi prima di tutto, poi il Paese!
Il delirio berlusconiano, frutto dell'assenza nel suo entourage (con l'eccezione del buon Gianni Letta) di menti eccelse e dotate di autentico senso dello Stato, rischia di far saltare il BelPaese e il ritorno alle urne minacciato da Berlusconi potrebbe invece rappresentare la sua Waterloò...
Attenzione quindi, il filo si è spezzato da tempo e qualcuno sta giocando con gli interessi nazionali ed internazionali dell'Italia utilizzando quest'uomo ormai palesemente fuori di sè e vittima di un super-io che, purtroppo per lui, non ha diritto di cittadinanza in Italia. Per fortuna, aggiungiamo!
Peccato, perchè in un momento così critico per le forze di opposizione, un personaggio diversamente ispirato e altrettanto potente avrebbe invece potuto gettare le basi per quella nuova, seconda Repubblica che ancora deve nascere visto che oggi stiamo vivendo soltanto l'epilogo della prima.
martedì 1 settembre 2009
Tanto per intendersi...
"tempo reale" è titolo di questo sito-blog che rappresenta la mia "voce ufficiale" sulle tematiche del nostro tempo, sull'attualità in politica e nella società, nell'economia e nell'informazione, nel mondo delle imprese e in quello delle istituzioni, nell'informazione e in tutto ciò che riguarda il nostro essere comunità.
Per tanti anni ho comunicato attraverso la carta stampata, collaborando con diverse testate giornalistiche in ambito locale, regionale e nazionale.
Ho avuto anche una breve esperienza internazionale con una testata dedicata alle donne italiane in Germania - Clic Donne del 2000 - di cui sono stato direttore editoriale.
Sono nato come cronista di politica per passare poi ad occuparmi prevalentemente di tematiche a carattere socio-economiche e consumeristiche.
Non ho mai avuto remore ad esprimere, e a difendere, la mia opinione anche quando mi sono ritrovato "fuori dal coro".
Ma ho fatto in modo di restarci fuori dal coro perchè la professione di giornalista o di opinionista richiede autonomia di pensiero, oltre a proprietà di analisi e di linguaggi, e l'autonomia comporta un prezzo alto, molto alto se diventa il nostro stile di vita.
A quasi cinquant'anni non si può, se pur lo si volesse, tornare indietro...
Per questo ho deciso di perseverare su questa strada, nonostante tutto quello che è accaduto e che proverò anche a raccontare, animando questo spazio in modo da rilasciare la mia versione su fatti e persone, fuori di ogni dubbio o equivoco, visto che l'esercizio prevalente non è più quello di confrontarsi sui contenuti, ma di capire chi c'è dietro a una notizia e perchè è stata scritta da tizio o da caio.
Questo porta tanta gente che si occupa di informazione e di comunicazione, la maggioranza per la verità, fuori strada.
Oggi gli spazi per esprimere una libera opinione, scevra da condizionamenti e soggetta alla critica, sono pochi o nulli sulla stampa cosiddetta tradizionale, qualunque essa sia, locale o nazionale.
Del resto basta sfogliarla...per accorgersene.
Credo che i nuovi media svolgano la funzione di tutor delle libertà democratiche, con tutti i limiti e i difetti che possano avere e che riscontriamo nelle nostre pratiche quotidiane.
Iniziamo allora questo viaggio con l'entusiasmo di sempre, quello che, nonostante tutto, ci permette di sopravvivere in un sistema refratario verso qualunque "voce contro"...
Ma le voci contro sono le voci che meritano di essere ascoltate per capire qualcosa di più del nostro tempo e delle nostre comunità...Per l'appunto l'esercizio resta prerogativa di chi sa ascoltare, di chi l'umiltà di ascoltare e di capire!
Tutto, sempre e comunque, senza personalismi o rancori anche se il nostro tempo è scandito da rancori e personalismi che condizionano la libertà del pensiero e quindi delle idee.
Non per tutti è così e i fatti, la storia di ciascuno di noi, sono i testimoni privilegiati del vero o del falso che alberga nel nostro animo.
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